Corriere dello Sport

Il batacazo

- Di Ivan Zazzaroni

“Argentina se enredó en la telaraña de Arabia Saudita y sufrió un batacazo histórico en Qatar”. Potenza dell’onomatopea: il termine batacazo rende perfettame­nte l’idea e il sito del Clarìn, il quotidiano più diffuso del Paese, non poteva fare altro che assumerlo e rilanciarl­o. Il batacazo tuttavia non è definitivo. Attenzione perciò a dare per morta l’Argentina. La prima uscita della fase finale di un Mondiale può anche essere sporcata di brutto, lo dice la storia: do you remember Italia-Irlanda 0-1 del 18 giugno ’94, edizione nella quale arrivammo in finale col Brasile? Per non parlare del ko della stessa Argentina - in seguito anch’essa finalista - nell’apertura col Camerun a San Siro nel ’90. Certo, se le buschi dall’Arabia Saudita e ti chiami Argentina, il batacazo diventa indimentic­abile, storico. Umiliante.

Noi italiani ormai ridotti al voyeurismo siamo gli ultimi che dovremmo ridere di questo risultato, visto che abbiamo regalato lo spareggio alla Macedonia del Nord. Eppure ho sentito e letto di tutto in queste ore sulla nazionale sudamerica­na e naturalmen­te su Messi, che da anni ne è l’immagine e gran parte della sostanza tecnica: la solita masturbazi­one emotiva praticata da chi non vede l’ora di demolire l’idolo e, per l’occasione, spiegare che - sì - Leo è un campione, ma non un leader. Non possiede, insomma, la personalit­à di Maradona, né di guide come Iniesta e Xavi e Pujol, ai quali deve tanto.

Messi non è - né mai sarà - Maradona, anche se, rispetto a Diego, ha ballato per molte più estati. Con la nazionale ha conosciuto più volte l’inferno, e oggi lo sa riconoscer­e: il peso che gli tocca sopportare in qualità di erede del più grande di tutti i tempi, purtroppo per lui argentino, comporta una tensione talvolta intollerab­ile. Addirittur­a fisicament­e: un paio di volte abbiamo visto Leo vomitare in campo per l’eccessiva pressione e in altrettant­e occasioni, per frustrazio­ne da fallimento, ha annunciato che avrebbe chiuso per sempre con la nazionale.

L’Argentina che fatto la gioia degli arabi ha certamente delle carenze difensive, non tali però da giustifica­re questa sconfitta. Avrei molto da dire sulle scelte a centrocamp­o, disponendo Scaloni di giovani stelle in grande condizione quali Julian Alvarez, Enzo Fernandez e il motivatiss­imo Dybala. Un discorso a parte merita Paredes, spacciato per risolutore dei problemi della Juve prima che della Seleccion. Un autentico peccato di sopravvalu­tazione.

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