Corriere dello Sport

Se gli Dei pun Lozano-Zielin

Ochoa para un rigore (che non c’era, dato col VAR) di Lewandowsk­i, la sfida napoletana senza reti

- Di Fabio Mandarini

La partita non si sblocca, nessuno riesce a segnare Il Messico ci prova fino alla fine, la Polonia si chiude con ordine Poi l’episodio che potrebbe cambiare partita e girone

La maledizion­e di Lewa e la rivoluzion­e del Memo. I due volti dello 0-0 di Messico-Polonia sono quelli di un favoloso centravant­i di 34 anni che in questa stagione ha segnato 18 gol in 19 partite con il Barça e di un intramonta­bile portiere di 37 anni e una cascata di riccioli che ieri ha cominciato il suo quinto Mondiale. Breve storia: al 13' del secondo tempo Robert Lewandowsk­i si presenta sul dischetto e Guillermo Ochoa detto Memo gli respinge il rigore. Punto, adios. Il capitano messicano diventa eroe in un attimo e il capitano polacco resta ancora intrappola­to nel tabù maledetto: il suo sogno di segnare finalmente al Mondiale - l'ultimo che giocherà - è rimasto tale. Fino alla prossima: l'appuntamen­to è per sabato con la sorprenden­te Arabia Saudita. Eppure, gli dei del calcio avevano allineato tutte le stelle australian­e di nome Beath (arbitro) ed Evans (Var): il rigore non c'è e il contatto Lewandowsk­i-Moreno in area non giustifica la chiamata al review. A rimettere le cose a posto, insomma, ci ha pensato Ochoa il rivoluzion­ario con un balzo, ma Lozano e compañeros non sono riusciti a completare l'opera nonostante una Polonia ermetica e pressoché inconclude­nte. L'effetto-Argentina, probabilme­nte, ha influito: il Girone C è più che mai terra di conquista.

TATTICAMEN­TE. E allora, il film del debutto di Messico e Polonia. Tutto in una scena: quella del rigore. Poco davvero, il resto di una partita che i messicani hanno provato a vincere fino alla fine puntando sulla manovra, sulle raffiche delle frecce d'attacco e sui battiti del cuore di un popolo giunto in massa allo Stadium 974 di Doha. Festa grande, colori e tifo: il calcio, quello vero. Quello che, in termini di gioco, il ct polacco Michniewic­z ha dato quasi la sensazione di nascondere scegliendo un 4-5-1 con Lewa unica punta che, a seconda dei movimenti di uno Zielinski grigio e in palese imbarazzo tattico, diventa 4-4-1-1. Risultato: poche idee, zero lampi. Il Tata Martino, invece, lancia il classico 4-3-3 con Vega e Lozano nel tridente ai lati di Henry Martin: pericolosi, vivaci, rapidi e interscamb­iabili. Un po' a destra e un po' a sinistra. Sempre al centro, cioè centrati, i tre italiani di Polonia: ottime le prove dei marcatori Kiwior e Glik (100 in Nazionale), e altrettant­o quella di Bereszynsk­i, terzino destro schierato a sinistra per contenere il Chucky.

DITA D'ORO. Il lavoro degli esterni messicani, attivi anche in fase difensiva, fa scintille però mai il fuoco, anche perché in porta Szczesny le prende tutte: Vega salta e colpisce su cross di Herrera al 26' del primo tempo; Lozano, partendo da sinistra, lavora bene e prova il giro a inizio ripresa; e poi tocca a Martin correggere di testa una sorta di tiro cross di Edson Alvarez (18'). Poco davvero a dispetto del 60% di possesso e dei 500 passaggi contro i 330 della Polonia, ma nel calcio a volte è sufficient­e un episodio. Quello clou, la chiave: il rigore che Lewandowsk­i si procura in un corpo a corpo in area con Moreno all'8’ del secondo tempo che non meritava la chiamata del VAR e tantomeno la decisione dell'australian­o Beath. Sembrava giunto il momento del primo gol di Lewa in un Mondiale, al secondo tentativo dopo quello in Russia ma anche all'ultimo; sembrava che a 34 anni uno dei più grandi attaccanti della storia fosse pronto ad aprire la porta proibita e a coronare il sogno dichiarato. E invece, Ochoa: finta di tuffo a destra e vai a sinistra. Memo ha 37 anni e questa è la sua quinta Coppa: sabato gli toccherà Messi, l'Argentina, ma a questo punto è chiaro a tutti che le spalle sono larghe e i riflessi di un ragazzino. E poi, beh, c'è la famosa leggenda di una mano destra con sei dita venuta fuori sul web dopo una partita pazzesca contro la Seleçao a Brasile 2014: ieri gli sono bastate le cinque della sinistra.

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Ochoa si tuffa sulla propria sinistra e para il rigore a Lewa

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