Corriere dello Sport

Casa Weah la dinastia continua

Da George a Timothy: stessa famiglia e passaporti diversi L’ex Milan governa la Liberia Suo figlio trascina gli Usa: il college a New York, il gol al Galles (come Pelé nel ’58) e il futuro in bilico nel Lilla

- Di Stefano Chioffi

Anche il Wall Street Journal ha dedicato un articolo a Timothy Weah, “the son of the wind”, il figlio del vento - come lo chiamavano per la sua velocità nel college di New York - e di George, che dopo il calcio si è laureato in “business administra­tion” a Miami e nel 2018 è stato eletto presidente della Liberia con il 78% dei voti. Con un padre così famoso, premiato con il Pallone d’oro ai tempi del Milan di Berlusconi e Capello, Weah junior doveva costruirsi - per una questione di dna un debutto al Mondiale con una foto che ha fatto il giro dei siti, fino a Monrovia, capitale della Liberia. Un gol al Galles per accendere le ambizioni degli Stati Uniti e poi quel dito rivolto verso il cielo. Anche George pregava: una volta, allo stadio Olimpico, dopo aver segnato alla Lazio, s’inginocchi­ò a mani giunte.

Sui social, attraverso Twitter e Instagram, papà Weah non ha mandato messaggi a Timothy, perché governare un Paese non ammette strappi alle regole, soprattutt­o per come ragiona lui, cresciuto dentro quattro pareti di lamiera a Clara Town. Gli ha telefonato dopo la partita, nella pancia dell’Ahmad bin Ali Stadium: un lunedì sporcato solo dall’1-1 su rigore di Bale. Ma la perla di suo figlio ha avuto anche un valore statistico molto particolar­e. L’ultimo ad aver fatto gol al Galles in un Mondiale era stato Pelé: 1-0, 19 giugno 1958, quarti di finale, Edson Arantes do Nascimento aveva diciassett­e anni e non era ancora diventato “O Rei do futebol”, ma si preparava a vincere il primo oro con il Brasile di Garrincha, Didi, Vavá, Djalma Santos e Nílton Santos.

Il Wall Street Journal, nell’articolo di Andrew Beaton, inviato ad Al Rayyan, ha raccontato la notte di Timothy Weah. Che gli americani hanno ribattezza­to “magic stone”, la pietra magica della nazionale guidata da Gregg Berhalter. Ha ventidue anni, e una storia ricca di capitoli, l’attaccante del Lilla, club francese in cui è arrivato nel 2019. Un’intuizione di Luís Campos, che ha scoperto anche

Osimhen e Rafael Leão: il direttore sportivo, adesso, lavora nel Psg.

Timothy può diventare una delle novità del Mondiale in Qatar. Ha quattro passaporti: americano, francese, giamaicano e liberiano. E’ nato a New York il 22 febbraio del 2000. Ha un fratello, George junior, e una sorella, Martha. Il papà era un centravant­i potente e rapido, Timothy è un’ala, una punta esterna da 4-33 oppure da 4-2-3-1. Un metro e 83, destro naturale, il suo manager è l’avvocato Badou Sambague, che rappresent­a il BSGroup-BS Law.

Ha cominciato a giocare nell’Academy del Blau-Weiss Gottschee, prima di frequentar­e per un anno - nel 2013 - il campo del New York Red Bulls. Nell’estate del 2014 ha preso l’aereo per l’Europa: direzione Parigi. E ha varcato il cancello di Camp des Loges, un villaggio sportivo chiamato Centre Ooredoo, dove si allenano anche le squadre giovanili del Paris Saint Germain: il tecnico dei big, all’epoca, era Laurent Blanc.

Il cognome non gli ha pesato. Corteccia robusta, quella di Timothy. Niente paragoni: concreto, maturo, mai pensato che tutto fosse morbido come il cashmere. Il 3 maggio del 2018 ha esordito in Ligue 1 contro il Troyes: l’allenatore era Unai Emery, vittoria per 2-0 firmata da Di Maria e Nkunku. A gennaio del 2019 ha deciso di andare in prestito al Celtic: undici presenze, tre gol e il titolo conquistat­o in Scottish Premiershi­p con il tecnico Neil Lennon.

Il Lilla ha investito dieci milioni per convincere il Psg a cederlo: affare concluso senza concedere opzioni per il futuro. Weah junior ha un contratto che scade nel 2024: otto gol e otto assist in ottantuno partite. E’ uno dei tesori insieme con Jonathan David, attaccante canadese, classe 2000. Ha vinto la Ligue 1 con Galtier in panchina. Il Lilla è controllat­o dal fondo lussemburg­hese Merlyn Partners. Il presidente è Olivier Létang. Tutti hanno un prezzo. E il Mondiale in Qatar può trasformar­e in una plusvalenz­a anche Weah junior.

Scoperto da Campos come Osimhen e Leão Quell’articolo uscito sul Wall Street Journal

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Timothy Weah esulta dopo il gol al Galles; a destra suo padre George con Milan e Liberia

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