Abodi non torna al passato e detta l’agenda
Considerato quanto il nome di Giancarlo Giorgetti (attuale ministro dell’Economia) sia mal digerito in certi ambienti sportivi, non dev’essere stata casuale la scelta di Andrea Abodi di citare il collega e di aggiungere, dopo aver letto una sua dichiarazione sulla contestatissima riforma, «queste parole le faccio mie». È accaduto ieri durante un consiglio informale del Coni, al quale il nuovo titolare del dicastero per lo Sport e i Giovani è stato invitato. Al Salone d’Onore è andato in scena un incontro molto atteso (subito dopo la Giunta, anch’essa informale), durante il quale i presidenti delle federazioni hanno elencato al nuovo ministro una serie di temi ritenuti «urgentissimi»: dal caro bollette all’impiantistica, passando per gli eventi e la legge di bilancio per ulteriori risorse, fino ad arrivare al rinvio delle norme sul lavoro sportivo (entrata in vigore prevista a gennaio 2023) e sull’abolizione del vincolo (luglio 2023).
Proprio su questi temi, strettamente collegati alla riforma che fu di Giorgetti prima di finire sui tavoli di Spadafora e poi di Vezzali, Abodi ha confermato la disponibilità a un rinvio (oggi ne parlerà in un’audizione alle Camere). «Ma i principi restano» ha specificato. Come resta l’attuale suddivisione di compiti: il Coni da una parte, Sport e Salute dall’altra; con la “cassa” che resta alla seconda istituzione, che ieri Abodi ha incontrato. Un faccia a faccia con Cozzoli, Bonifacino, Farnè e Nepi per un confronto sul piano industriale. Il ministro, al Coni, è stato chiaro respingendo qualsiasi ipotesi di ritorno al passato. «Abbiamo assistito a una Giorgettiade» ha ironizzato qualcuno.
DIALOGO. «Abbiamo raccontato le criticità del nostro mondo - la sintesi del presidente del Coni, Giovanni Malagò - stiamo vivendo tante difficoltà e la filiera è preoccupata. Ma è stata una giornata davvero positiva. Di sicuro ci aspettiamo che le spaventose intromissioni del passato non avvengano più».
«C’è un’agenda di 11-12 punti - le parole di Abodi a fine incontro - che saranno l’architettura del mio mandato. Se ho trovato un mondo unito? Non credo al pensiero unico e neanche all’unità per forza: credo che le differenze siano un valore e quando c’è il pensiero unico non nasce nulla di buono».
L’ex numero uno del Credito Sportivo si trova nella scomoda posizione di “amico dei presidenti” che però d’ora in avanti deve difendere interessi non soltanto federali. Sport e politica, insomma, si stanno prendendo le misure a vicenda; ma intanto dialogano, ed è già una grossa novità rispetto al recente passato.