Corriere dello Sport

Duke, un gol che è una favola

- Di Giorgio Coluccia

Passo indietro per la Tunisia rispetto all’esordio, pronto riscatto per l’Australia dopo la batosta iniziale. Il secondo match rimescola le gerarchie, rilanciand­o le speranze dei canguri in ottica ottavi. A finire in copertina è la storia di Mitchell Duke, man of the match in quanto autore del gol decisivo dopo 23’: si tratta della prima rete segnata in questo Mondiale da un giocatore militante in un club di seconda divisione. Duke arriva dai Fagiano Okayama, in Serie B giapponese, ed è stato lanciato in orbita dal ct Arnold, lo stesso che dieci anni fa gli aveva dato fiducia al debutto con i Central Mariners. Sotto gli occhi incantati di suo figlio Jaxson, l’attaccante classe ‘91 ha risolto il match con un colpo di testa all’indietro dopo che il cross dalla sinistra di Goodwin si era impennato per una deviazione. Poi ha esultato proprio formando una J con le mani per dedicare il gol al suo bambino. Duke era stato escluso dalle convocazio­ni dell’Australia sia nel 2014 sia nel 2018, tanto da voler abbandonar­e il calcio visto che anche nei club non aveva mai trovato fortuna tra Western Sydney, Shimizu (ancora in Giappone) e Al-Taawoun in Arabia Saudita.

DOPPIO LAVORO. A inizio carriera abbinava il calcio anche ad altri lavori per rimpolpare le entrate a fine mese, disimpegna­ndosi come addetto all’aeroporto, elettricis­ta e corriere. In dieci anni è cambiato tutto, adesso è l’eroe di una Australia che sogna gli ottavi di finale a sedici anni di distanza dall’ultima volta (contro l’Italia e con quel rigore di Totti).

I Socceroos non rubano di certo l’occhio, non hanno grandi firme, rispondono con la compattezz­a a una Tunisia ruvida, ma in debito d’ossigeno rispetto allo 0-0 strappato contro la Danimarca. Non a caso il match contro gli australian­i risulterà, tra quelli giocati fin qui, il match con la percentual­e di precisione nei passaggi più bassa (73,1%) di questa edizione del Mondiale. I demeriti sono da attribuire anche al c.t. tunisino Kadri, che ancora una volta (per più di un’ora di gioco) ha lasciato fuori Khazri, l’uomo più talentuoso del gruppo. Con Sliti e Laidouni ampiamente sottotono, il solo Msakni ha dovuto predicare senza sortire effetti.

Nel finale Leckie ha fallito il raddoppio, poi i riflettori sono tornati su Mitchell Duke, il vero protagonis­ta di un match da sogno: «In tribuna c’era mio figlio. Non potevo chiedere di meglio. Ricorderò questo giorno per sempre nella mia carriera».

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