Il Marocco fa sognare Belgio flop
Dopo il successo sul Canada gli uomini di Martinez cadono in maniera pesante Decisivi i gol di Saiss e Aboukhlal, Regragui e i suoi quasi qualificati I Diavoli Rossi già a forte rischio: decisiva la super sfida con Croazia
Dopo averli aspettati per un bel po’, forse è arrivato il momento di rassegnarsi: i Godot del calcio restano nell’ombra, avvolti in una nuvola tossica che li ha anestetizzati, e ora che sono di fronte ad un bivio, il sospetto che la storia stia per finire diventa un’ossessione. Sono passati sei anni dal giorno in cui Roberto Martinez si è seduto sulla panchina dei Diavoli Rossi, ne sono volati via quattro dal momento in cui la finalina del Mondiale un Russia valse il terzo posto e proiettò al primo nel ranking Fifa: e però adesso, mentre il Marocco lascia che le proprie lacrime inondino il prato dello stadio Al Thumama, il rischio di ritrovarsi all’inferno è concreto e la fiamme già ardono pensando alla Croazia e ad una sentenza attesa per giovedì.
GENERAZIONE? La Generazione di Fenomeni dei De Bruyne e degli Hazard (Eden, ovviamente), dei Courtois e dei Lukaku, dei Witsel e dei Mertens, viaggia oltre i trent’anni o sta da quelle parti e in un’ora e mezza da incubo, il Marocco spiega ad ognuno di loro che il tempo sta per scadere: è un Mondiale sorprendente, e siamo appena all’inizio, è pieno di cose nuove, inaspettate, ma il Belgio invece sa di vecchio, di bambini cresciuti altrove - nei rispettivi club - eppure rimasti fondamentalmente fanciulli.
GENERAZIONE Z. Non c’è niente di casuale in un clamoroso colpo di scena che il Marocco confeziona lucidamente, imprecando al vento (46' pt) per un fuorigioco millimetrico che solo la tecnologia cancella sulla prodezza di Ziyech su punizione. Ma Regragui ha annusato l’aria e l’infiochetta osando, dando uno sguardo alla panchina, infilando prima il sampdoriano Sabiri, che in cinque minuti ispira Saiss per l’1-0, e poi lancia pure Aboukhlal, che la chiude al 47', su un’altra invenzione di quel “fenomeno” del Chelsea per il quale il Milan ha perso il sonno. Ma prima, in quei novanta e passa, il Belgio è rimasta una pallida intenzione, sintetizzata da un affondo di Batshuayi (5'), da un destro dell’Hazard più celebrato, da un’apatia ovunque, in De Bruyne o in Castagne, incapaci di assecondare il “povero” Onana.
IL GIALLO. Eppure, quando lo psicodramma belga non è ancora cominciato, il Marocco ne vive uno tutto suo, silenziosamente, proprio prima che venga sistemato il pallone al centro del campo: Bounou, il portiere titolare, ha appena cantato l’inno, l’unico impegno che riesce ad assolvemi, re, prima di avvicinarsi al ct e di spiegargli che gli gira la testa, che non se la sente, che è meglio lasciare le chiavi della porta a Munir El Kajoui. Il Marocco vacilla per un po’, il primo quarto d’ora, poi si mette in mezzo al campo o sulla propria trequarti, mostra il fisico di Amrabat, l’eleganza di Ziyech, l’esuberanza di Hakinon sente la fatica, men che meno la paura, che appartiene al Belgio, incapace d’essere se stesso, assediato nelle proprie preoccupazioni tattiche che Martinez fatica a risolvere. Il diavolo rosso in realtà è Ziyech, che illumina Boufal (11' st tiro a giro fuori di un’unghia, al massimo due) e comunque la partita è da quelle parti, l’ha deciso il Marocco, l’ha subita (passivamente) il Belgio, che rimane in un destro di Mertens (19') ed è travolto alla stessa maniera del 46' del primo tempo, solo che stavolta, sulla punizione di Sabiri, Saiss non è in fuorigioco, sembra la sfiori o magari no, però è un dettaglio. Il Belgio rimane nel suo vuoto plastico, ci mette De Ketelaere, ci aggiunge nel finale la sagoma di Lukaku, scopre ch’è stato tutto inutile, perché intanto il Marocco - lasciandosi trascinare da Ziyech - ha sistemato la ceralacca sulla partita, forse su un’epoca ricca di niente, a pensarci bene.