La trappola di Yakin «Noi per la storia»
Il ct è sotto pressione e prepara la mossa a sorpresa: forse gioca Frei, come con gli azzurri a Basilea
Non è bastato far fuori l’Italia dal Mondiale In Svizzera sono pronti a chiedere il suo esonero se non porterà la Nati almeno agli ottavi
Fabian Frei, 33 anni, con il ct Murat Yakin, 48
Il gol di Embolo al Camerun ha smorzato l’ansia, non le pressioni. Blick, quotidiano di Zurigo, ha chiesto la testa di Murat Yakin, sotto contratto sino al 2024, nelle stesse ore in cui la Nati si stava mettendo in viaggio verso Doha. Pare non sia stato, in senso metaforico, un atterraggio morbido in Qatar. Il tecnico di origini turche è sotto pressione. Obiettivo minimo la qualificazione agli ottavi. Nel caso in cui non superasse la fase a gironi, rischierebbe la panchina ereditata da Petkovic nell’estate 2021. Così raccontano nelle segrete stanze di Muri, cantone di Berna, dove risiede la federcalcio elvetica. Ecco perché con il Brasile, quattro anni dopo il Mondiale in Russia, sembra un appuntamento di confine tra grandezza e promesse non mantenute. Così Yakin si è preso una pausa cinematografica quando gli è stato chiesto se si trattasse della partita più importante nella carriera di ct. «Non lo so, non sono preparato a rispondere. Provate a richiedermelo dopo... Però sì, siamo qui per provare a fare la storia». Occhio, Brasile. Abbiamo rivisto lo stesso sguardo furbo che ci aveva terrorizzato a Basilea, nel settembre di un anno fa, quando bloccò l’Italia di Mancini sullo 0-0 creando i presupposti per il sorpasso che si sarebbe realizzato due mesi dopo, spingendoci verso l’eliminazione.
CHIAVE. Allora, come oggi, in Svizzera non ci credeva nessuno e Yakin stupì richiamando a sorpresa Fabian Frei, centrocampista di 33 anni, per fronteggiare l’emergenza. Convocato due giorni prima della sfida con gli azzurri e subito titolare a governare la danza. E’ il suo fedelissimo dai tempi in cui allenava il Basilea. Oggi allo Stadium 974 dovrebbe riconsegnargli le chiavi del centrocampo. Ipotesi accreditata, non certezza. Frei argine davanti alla linea difensiva per proteggere Xhaka, regista elegante, e Freuler, il guastatore ex Atalanta: 4-1-4-1 con Shaqiri e Vargas esterni a sostegno di Embolo. Okafor, bloccato da problemi muscolari, potrebbe restare in tribuna. La Svizzera, è ovvio, abbasserà i ritmi nel tentativo di sporcare il gioco e il palleggio verdeoro. Sono maestri di ostruzionismo. «Mi aspetto una partita tattica, dovremo entrare nei duelli e conservare compattezza, mantenendo il nostro piano» ha spiegato Yakin, respingendo al mittente qualsiasi ipotetico vantaggio scaturito dal ko di Neymar. «Cambia poco, anzi niente. Hanno talmente tanti talenti che potrebbero formare tre nazionali. Dico la verità. Attendo con impazienza il Brasile. Quando ero bambino, mi divertivo a vedere la Selecao e anche per questo ho voluto che il calcio diventasse la mia vita».
PRECEDENTE. Xherdan Shaqiri, seduto al suo fianco, sorrideva. Eppure giovedì, durante la partita contro il Camerun, era uscito con il broncio. Non aveva preso bene il cambio. L’ex Inter, ora ai Chicago Fire, era in campo il 17 giugno 2018 a Rostov, quando finì 1-1 con il Brasile di Tite. «Rispetto a quattro anni fa siamo più esperti e abbiamo fatto dei progressi. Partiamo sfavoriti, ma sappiamo come comportarci contro le grandi squadre». L’Italia se n’è accorta. Purtroppo.