L’ultima di Müller «Mi viene da piangere»
Psicodramma tedesco: le lacrime e le parole di Thomas che a 33 anni lascia così la nazionale Resta al suo posto il ct Flick che aveva già detto che non si sarebbe dimesso: «So che ci rialzeremo presto, conosco i miei giocatori. Siamo delusi, ci parleremo»
Dalla steppa di Kazan al deserto di Al Khor la sentenza respingente è la stessa: la Germania non merita di superare i gironi mondiali. Quattro anni dopo, con Hansi Flick nella posizione di Löw, i tedeschi piangono ancora. «Wir sind raus!», siamo fuori, titola la Bild, con una foto disperata del colosso Füllkrug, uno di quelli a cui il popolo proprio non può imputare nulla. «La debacle tedesca è completata» fa eco il Die Welt. Il modello culturale e calcistico che abbiamo ammirato nella scorsa decade, con il picco del titolo 2014, non esiste più. Non ci può essere un unico colpevole, se non la quasi totalità della Mannschaft, la squadra, che ha sofferto anche il Costa Rica prima di conquistare l’unica vittoria di questa ingloriosa trasferta qatarina. Ma la federazione, temendo il peggio, aveva già organizzato il volo di ritorno: stamattina il gruppo tornerà in Germania.
DISASTRO. Nata male, con le polemiche per la fascia arcobaleno e i giocatori in protesta silenziosa contro la Fifa, la spedizione è finita peggio. Alla brutta figura rimediata dal Giappone è seguito un pareggio appena confortante con la Spagna, che adesso attraverso i siti dei quotidiani sportivi urla Danke Havertz, salvifico per Luis Enrique e non per i suoi compagni. Il fatto è che la Spagna alla fine se l’è cavata, la Germania no. E c’è un mondo, anzi un Mondiale di differenza. Lo ha capito Thomas Müller, una delle grandi delusioni del gruppo di Flick: zero gol, dopo i 10 segnati nelle precedenti edizioni. Le sue parole sanno di commiato alla Nazionale: «È un flop assoluto. Non so come andare avanti, mi viene da piangere. Se questa è stata la mia ultima partita con la Germania, vorrei dire qualcosa ai tifosi tedeschi. È stato un enorme piacere, carissimi. Abbiamo vissuto grandi momenti insieme e io ho cercato di giocare con il cuore ogni singola partita. La Nazionale per me è stata soprattutto amore».
RINNOVAMENTO. Ma non sarà solo il vecchio Müller, che ha 33 anni, a sloggiare. Flick aveva già detto alla vigilia che non si sarebbe dimesso in caso di eliminazione. E sembra intenzionato a rispettare il contratto che gli consentirebbe di guidare la Germania nell’Europeo di casa, nel 2014. «Onestamente in questo momento non ci penso ma so che ci rialzeremo presto, subito, perché conosco i miei giocatori spiega Flick - Purtroppo siamo tutti molto delusi per come sia finita: il risultato parla chiaro. Sicuramente ho sbagliato anche io e ne discuteremo internamente». Come spiega il fallimento? «Abbiamo sprecato tante occasioni nelle precedenti due partite. E commesso tanti errori individuali anche in difesa, che abbiamo pagato. Questo mi fa veramente arrabbiare. Non mi interessa la sconfitta della Spagna, non voglio cercare scuse. Mi importa quello che avremmo dovuto fare noi». La ripartenza per Flick dipende da nuovi metodi di lavoro: «Dobbiamo cambiare qualcosa nei sistemi di addestramento dei giovani, per insegnare ai ragazzi tutte le caratteristiche che servono per diventare professionisti. A cominciare dalle basi del gioco, per alzare il livello tecnico. Ma i talenti li abbiamo: è un peccato, ad esempio, che un campione come Musiala non possa continuare il Mondiale. Lo avrebbe meritato».
In effetti il ragazzo faceva tenerezza mentre si allontanava dallo stadio a passo lento con le mani in tasca e lo sulle spalle. Non aveva alcuna voglia di lasciare il Qatar.
«Sprecato troppo nelle precedenti gare. Ora bisogna cambiare sistemi»