Corriere dello Sport

GIAPPONE DA GRANDE SPAGNA, CHE FIGURA

Ribaltate le Furie Rosse con i gol di Doan e Tanaka: agli ottavi come nel 2018. Luis Enrique finisce ko ma passa grazie alla Germania

- Di Fabrizio Patania ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’impresa di Moriyasu ha vinto il girone battendo le due big europee Alla Spagna non basta il gol in avvio di Morata: perde e trema rischiando di uscire sino al pari di Havertz

Sayonara ai tedeschi e Luis Enrique spedisca un cadeau al collega Flick. Se la Spagna non ha salutato il Mondiale, in una notte da caduta degli dei, lo deve alla Germania. A poco più di un quarto d’ora dalla fine, sino a quando Havertz non ha firmato il 2-2 con la Costa Rica, le Furie Rosse erano fuori. Rischio elevatissi­mo, ricavando un bel vantaggio. Hanno perso la faccia, non gli ottavi, dove troveranno il Marocco, scansando l’incubo dei possibili quarti con il Brasile. E’ la festa del Giappone. Vola agli ottavi di finale, come in Russia nel 2018. Ha vinto il girone, meritando. Sei punti, schiaccian­do di forza e di corsa due big europee. Un’altra rimonta nel secondo tempo, come era successo con la Germania. Ancora Doan, trequartis­ta del Friburgo, il protagonis­ta. Si è di nuovo alzato dalla panchina, lasciando il segno. La carta a sorpresa, o l’ultimo samurai, in mano al ct Moriyasu, a cui toccherà la Croazia. Ci sono state due partite in 98 minuti, recupero compreso.

MONOLOGO.

Dopo dodici minuti di fraseggio insistito, la prima (e unica) volta in cui la Spagna ha alzato la palla è arrivato il gol. Cross di Azpilicuet­a, colpo di testa di Morata. La statura dell’ex juventino rispetto a Itakura e Yoshida ha fatto la differenza. Contano eccome le alternativ­e di gioco. Soluzioni diverse significan­o completezz­a. La Spagna, una volta in vantaggio, ha cominciato a dominare. Controllo assoluto del gioco, testimonia­to dall’80% di possesso della prima mezz’ora. Un monologo ininterrot­to e sostenuto da una qualità tecnica in grado di eludere qualsiasi modalità di pressing nipponico. Dalla versione piena di aggressivi­tà dell’avvio agli interventi fallosi degli ultimi minuti del primo tempo, quando il Giappone si è caricato di tre gialli. Frustazion­e e impotenza. Ecco quale sensazione trasmettev­ano. Non vedevano la palla. Gli spagnoli hanno avuto l’unico torto di non cercare con convinzion­e il raddoppio.

TURNOVER. Non proprio un dettaglio, sarebbe il caso di aggiungere, visto com’è cambiata la partita dopo l’intervallo. Luis Enrique si era concesso cinque cambi. Niente riposo per Busquets, nonostante la diffida. Recuperato Gavi, di nuovo titolare Pedri. Rodri, mediano del City, in difesa con Pau Torres. La prima da titolare in attacco per Nico Williams e sulla fascia sinistra per Alejandro Balde, altro talento sbocciato nel Barcellona, classe 2003, alla terza presenza. Pensate. Mancini non sa più dove cercare una futura generazion­e per l’Italia, il ct delle Furie Rosse ha convocato e fatto esordire in Qatar il terzino blaugrana.

RIMONTA. Moriyasu s’è giocato i cambi giusti. Dentro Doan e Mitoma a inizio ripresa, ma era differente l’atteggiame­nto. I giapponesi sembravano posseduti. Pressing furioso. Hanno azzannato la Roja, rimasta letteralme­nte negli spogliatoi. Spagnoli sorpresi. Questa volta il palleggio arretrato, da lezioso, è diventato fatale. Junya Ito si è avventato su Balde e gli ha strappato il pallone, Doan ha sterzato saltando Pedri e ha piegato le mani di Unai Simon dal limite. Gol bello, chiaro l’errore del portiere basco. Altri tre minuti ed è arrivato il raddoppio, un’altra volta innescato da Doan. Esitazione di Unai Simon. Mitoma si è lanciato come un kamikaze su quel pallone che stava oltrepassa­ndo la linea di fondo e lo ha rimesso in mezzo per il tap-in di Tanaka. Controllo Var e gol convalidat­o. I giapponesi allo stadio Khalifa sono impazziti, è calato il gelo sugli spagnoli, anche e soprattutt­o quando la Costa Rica è passata in vantaggio sui tedeschi. La paura è durata solo tre minuti. La figuraccia sino in fondo. Una sfinge Luis Enrique. Sono entrati Ferran Torres, Asensio, poi Jordi Alba e Ansu Fati: 4-2-4 senza Morata, l’unico che potesse dare fisicità in area. Il Giappone si era trasformat­o. Squadra corta, compatta, cattivissi­ma su ogni pallone. La danza è ripartita senza che la Spagna riuscisse o quasi a tirare. Una sola vera occasione, fallita da Dani Olmo. E’ finita così. Giappone in festa, Spagna avanti a testa china e sin verguenza.

Gli spagnoli così scivolano nell’altra parte del tabellone evitando il Brasile

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 ?? ANSA, GETTY IMAGES ?? L’esultanza giapponese per il gol decisivo di Tanaka: nel focus l’immagine del pallone che il Var considera dentro prima dell’assist per il 2-1
ANSA, GETTY IMAGES L’esultanza giapponese per il gol decisivo di Tanaka: nel focus l’immagine del pallone che il Var considera dentro prima dell’assist per il 2-1

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