Lucho onesto «Siamo stati travolti»
«Non ho molto da festeggiare ma ci sono molte altre nazionali che firmerebbero per essere al posto della Spagna»
Per dodici, interminabili minuti, la Spagna è stata fuori dai Mondiali. Poi ci è rientrata, ma solo grazie all’orgoglio della Germania, che ha reagito con rabbia e, nonostante un cammino ormai compromesso, ha deciso di congedarsi dal Qatar a testa alta, ribaltando il Costa Rica. Non tutti i mali vengono per nuocere, comunque, per la sgonfiata Roja di Luis Enrique, che dopo il pirotecnico esordio con i tycos, chiuso con un esagerato 7-0, hanno pareggiato con i tedeschi e, ora, chiudono la fase a gironi con una sconfitta contro l’indomito Giappone di Hajime Moriyasu. Il secondo posto, infatti, scaglia Morata e compagni su un lato del tabellone apparentemente più accessibile. Il prossimo 6 dicembre, infatti, per gli iberici ci sarà il Marocco. Poi sembrerebbero prospettarsi lungo il cammino verso la finale del 18 dicembre - i condizionali sono d’obbligo - il Portogallo e la Francia. Per i nipponici, che si strameritano la vetta dopo i successi contro Germania e Spagna, invece, lunedì prossimo c’è la Croazia di Modric, a cui potrebbero seguire Brasile, nei quarti, e Argentina, in semifinale. Ma la storia di questa Coppa del Mondo è ancora tutta da scrivere e, a giudicare da quello che si sta vedendo, potrebbero arrivare nuovi clamorosi colpi di scena.
FUORI CONTROLLO.
Volto comprensibilmente scuro, al fischio finale, per Luis Enrique. «Abbiamo avuto cinque minuti in cui abbiamo perso totalmente il controllo, cinque minuti di vero panico e ho la sensazione che se il Giappone avesse avuto bisogno di segnare altri due gol ce li avrebbe segnati», la franca ammissione di Lucho. «In un Mondiale, quando ti trovi di fronte una squadra che non ha più nulla da perdere, succede quello che abbiamo visto, ci hanno travolto!». L’ex tecnico di Barça e Roma, poi, ammette candidamente che anche lo sterile assedio finale, in realtà, è stato concesso di buon grado dal monumentale ex Bologna Tomiyasu e dai suoi compagni. «Siamo riusciti a tornare, a riprendere un minimo di controllo solo quando il Giappone ha deciso di chiudersi nelle retrovie, perché avevano già ottenuto quel che volevano». Preso atto della lezione impartita ai suoi ragazzi dai gagliardi nipponici, Luis Enrique ha
sportivamente riconosciuto i meriti del rivale. «Il Giappone passa al primo posto, è giusto così. Noi siamo passati, è vero, ma stasera non ho molto da festeggiare».
LA LEZIONE. Delusione anche per il puntualissimo Morata, che aveva illuso la Spagna intera, segnando nei primi scampoli di gara il suo terzo gol in altrettante partite nel torneo, che gli ha permesso di raggiungere quota 30 reti in Nazionale, alla pari del mitico Telmo Zarra. Davanti a lui, ormai, rimangono solo David Villa (59 gol), Raul (44), Fernando Torres (38) e David Silva (35). «Siamo passati, questo è l’importante. Un altro scivolone, però, e torneremo a casa». Di qui in avanti,
in effetti, non c’è più margine d’errore. «Dobbiamo apprendere da questa sconfitta. Ora andiamo avanti però. Ci sono molte altre Nazionali che firmerebbero per essere al nostro posto».
IL PIANO.
È estasi, invece, per il Giappone, che per la quarta volta nella sua storia accede agli ottavi di un Mondiale. Oltre quel traguardo il Paese del Sol Levante non è mai arrivato, con le eliminazioni contro la Turchia, nel 2002, il Paraguay, nel 2010, e il Belgio, nel 2018, ma a questo punto, i ragazzi di Hajime Moriyasu sembrano capaci ci qualsiasi impresa, a cominciare da un possibile successo sulla Croazia nel prossimo turno. «Abbiamo realizzato il piano del nostro allenatore alla perfezione», la spiegazione del gioiellino della Real Sociedad, Takefusa Kubo. «Abbiamo aspettato nel primo tempo, per poi venir fuori alla grande nella ripresa. Siamo felicissimi!».
Morata raggiunge quota trenta reti: soltanto in quattro meglio di lui