Dusan-Shaqiri, chi ride è d
Una partita che nasconde molte più tensioni del classico spareggio: aleggia anche la questione politica sul Kosovo che coinvolge i serbi e gli svizzeri di origini albanesi Il 3-3 contro il Camerun ha reso complicata la missione per la formazione di Stojko
E’comodo parlare solo di calcio, quando le due federazioni hanno montato il silenziatore sulla pistola delle dichiarazioni politiche. Ma tra Serbia e Svizzera c’è un terzo Paese, non invitato ma invocato, che allarga il campo degli interessi sulla partita, di per sé decisiva per la qualificazione agli ottavi: il Kosovo è una regione contesa, della quale i serbi storicamente reclamano la sovranità. E che i due svizzeri di etnia albanese, Xhaka e Shaqiri, sentono ovviamente come casa loro. Al Mondiale del 2018 Shaqiri, che è nato proprio in Kosovo, esultò con il gesto dell’aquila albanese dopo il gol segnato al 90' alla Serbia, seguito da Xhaka che lo imitò. Da parte loro i giocatori serbi, all’inizio di questo torneo, hanno appeso nello spogliatoio una bandiera kosovara con una scritta sopra che ne rivendicava l’appartenenza a Belgrado. La Fifa ha raccomandato a tutti i protagonisti di evitare scene provocatorie in campo, di qualunque genere, ma nessuno può prevedere come reagiranno i calciatori più emotivamente coinvolti. Proprio Xhaka nei giorni scorsi ha cercato di smorzare la tensione: «Pensiamo a qualificarci, non alle vicende politiche, siamo qui per questo». Staremo a vedere.
LA SITUAZIONE. Durante la conferenza della vigilia l’addetto stampa della Serbia è intervenuto per fermare la domanda di un giornalista svedese interessato a conoscere il parere del ct Stojkovic e del centravanti Mitrovic sulla vicenda. I due hanno così solo parlato della partita, che ai serbi non lascia scelta dopo lo sciagurato 3-3 contro il Camerun: per andare avanti, devono battere la Svizzera. Il grande dubbio della vigilia è Dusan Vlahovic, che potrebbe finalmente giocare titolare in una formazione molto offensiva. «Non vi svelo se sarà così - ha detto Stojkovic - ma posso dirvi che Dusan adesso sta molto meglio rispetto a quando siamo arrivati. E’ pronto. Ma lo sono tutti: se non subentrano inconvenienti dell’ultim’ora, stavolta potrò scegliere la squadra che ritengo migliore». Ha dunque recuperato Sergei Milinkovic-Savic, che convive da giorni con i fastidi alla caviglia. Con lui in campo la Serbia ha sicuramente più possibilità di farcela. Ma anche Mitrovic, che ha segnato e sprecato contro il Camerun, giura dopo gli acciacchi della scorsa settimana: «Non sono mai stato meglio, adesso dipende solo da noi».
L’AVVERSARIO. In realtà dipende anche dalla Svizzera. Murat Yakin, abbastanza criticato in patria, si presenta alla serata del dentro/fuori con il sorriso: «E’ una delle partite più importanti della mia carriera di allenatore ma non sento la pressione. Il nostro obiettivo è gestire il gioco molto meglio di quanto abbiamo fatto contro il Brasile. E sono convinto che stavolta avremo più occasioni per segnare, senza troppo ragionare sul pareggio che comunque ci basterebbe». Chi passa trova quasi sicuramente il Portogallo negli ottavi: «Ora abbiamo uno solo obiettivo e pensiamo a quello. Stop». La vigilia della Svizzera è però stata agitata dall’influenza, che ha colpito due giocatori molto importanti: il portiere Sommer, che infatti ha disertato la conferenza alla quale avrebbe dovuto partecipare, e il difensore centrale Elvedi. Secondo le ultime indiscrezioni Sommer giocherà, Elvedi no. La principale novità rispetto all’ultima partita dovrebbe essere Shaqiri, ormai guarito. Non serve aggiungere che lui tenga parecchio a essere in campo.