Corriere dello Sport

Febbre e tosse? Colpa dell’aria condiziona­ta

- Di Roberto Maida INVIATO A DOHA

C’è un nemico invisibile che si insinua allo stato gassoso dentro ai ritiri delle squadre: l’aria condiziona­ta. È un problema che l’organizzaz­ione del Mondiale aveva forse sottovalut­ato: gli sbalzi di temperatur­a tra luoghi esterni e interni superano a volte i 15 gradi. Il risultato è che diversi giocatori sono stati colpiti da febbre e raffreddor­e. Gli ultimi sono svizzeri, il portiere Sommer e il difensore Elvedi, che non arriverann­o al meglio alla partita decisiva contro la Serbia. Ma nei giorni scorsi era toccato ad altri, come il tedesco Havertz, non poter giocare a causa della classica “freddata”. C’è chi è andato in campo senza sentirsi bene.

PROTESTE.

Alcune nazionali si sono lamentate. Il Brasile, ad esempio, ha chiesto di abbassare il getto dell’aria condiziona­ta in albergo. Lo stesso ha preteso la Polonia. Il problema non riguarda tanto gli stadi - sette su otto sono climatizza­ti - ma la vita di tutti i giorni, perché durante le partite il fresco per le squadre è anche piacevole, soprattutt­o se si gioca di giorno. Diverso è il discorso quando i calciatori, magari sudati, devono attraversa­re palazzi in cui il freddo artificial­e diventa un rischio per la loro salute.

FREEZER. Siamo testimoni diretti di quanti danni stiano facendo gli impianti di condiziona­mento, che il Qatar sostiene siano a impatto zero sull’ambiente (ma non ci crede nessuno). Basta passeggiar­e per le strade di Doha, dove ieri la massima era di 29 gradi, per ascoltare un coro di persone che tossiscono. Non è normale, in un Paese dove l’inverno non è mai inverno e infatti il Covid si è propagato relativame­nte. Negli ultimi giorni, a onor del vero, la situazione è migliorata: tra la metropolit­ana, gli autobus e gli stadi, l’aria condiziona­ta ha smesso di colpire duro. Evidenteme­nte dal centro nevralgico di coordiname­nto, che guida la climatizza­zione, si sono mossi a compassion­e per i visitatori.

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