Febbre e tosse? Colpa dell’aria condizionata
C’è un nemico invisibile che si insinua allo stato gassoso dentro ai ritiri delle squadre: l’aria condizionata. È un problema che l’organizzazione del Mondiale aveva forse sottovalutato: gli sbalzi di temperatura tra luoghi esterni e interni superano a volte i 15 gradi. Il risultato è che diversi giocatori sono stati colpiti da febbre e raffreddore. Gli ultimi sono svizzeri, il portiere Sommer e il difensore Elvedi, che non arriveranno al meglio alla partita decisiva contro la Serbia. Ma nei giorni scorsi era toccato ad altri, come il tedesco Havertz, non poter giocare a causa della classica “freddata”. C’è chi è andato in campo senza sentirsi bene.
PROTESTE.
Alcune nazionali si sono lamentate. Il Brasile, ad esempio, ha chiesto di abbassare il getto dell’aria condizionata in albergo. Lo stesso ha preteso la Polonia. Il problema non riguarda tanto gli stadi - sette su otto sono climatizzati - ma la vita di tutti i giorni, perché durante le partite il fresco per le squadre è anche piacevole, soprattutto se si gioca di giorno. Diverso è il discorso quando i calciatori, magari sudati, devono attraversare palazzi in cui il freddo artificiale diventa un rischio per la loro salute.
FREEZER. Siamo testimoni diretti di quanti danni stiano facendo gli impianti di condizionamento, che il Qatar sostiene siano a impatto zero sull’ambiente (ma non ci crede nessuno). Basta passeggiare per le strade di Doha, dove ieri la massima era di 29 gradi, per ascoltare un coro di persone che tossiscono. Non è normale, in un Paese dove l’inverno non è mai inverno e infatti il Covid si è propagato relativamente. Negli ultimi giorni, a onor del vero, la situazione è migliorata: tra la metropolitana, gli autobus e gli stadi, l’aria condizionata ha smesso di colpire duro. Evidentemente dal centro nevralgico di coordinamento, che guida la climatizzazione, si sono mossi a compassione per i visitatori.