Corriere dello Sport

Allegri in cattedra «Un leader risolve»

Momento drammatico per il club: l’allenatore è il garante del progetto tecnico E si racconta agli studenti delle Marche «Il confronto aiuta a superare le difficoltà nel team Lo scudetto? Va raggiunto attraverso 38 obiettivi»

- Di Nicola Balice TORINO

Non deve cambiare niente. Alla Juventus intesa come squadra di calcio, per quanto possa sembrare impossibil­e, non deve cambiare nulla anche se il club bianconero si trova nel bel mezzo della tempesta. Anche perché al timone della nave che deve concentrar­si solo ed esclusivam­ente sul campo c'è sempre lo stesso capitano, Massimilia­no Allegri. In questo momento ancor più centrale nel progetto sportivo della Juve, che dovrà comunque cercare di isolarsi e raggiunger­e i propri obiettivi. Sarà manager e sarà allenatore, sarà motivatore e sarà comunicato­re, sarà psicologo e sarà garante, Allegri sarà tutto questo e anche di più. Andando a mettere in campo tutte quelle competenze di team leader che lo hanno portato anche a tenere un seminario all'interno del corso di perfeziona­mento universita­rio in “Comunicare il cancro, la medicina e la salute” presso l'Università Politecnic­a delle Marche. «Team working e comunicazi­one delle vittorie e delle sconfitte», questo il tema della lezione tenuta da un Allegri in versione professore, appuntamen­to buono per sottolinea­re tutti quegli elementi di gestione del gruppo in cui crede. Soprattutt­o nei momenti di difficoltà.

LA LEZIONE.

«Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace, ma alla fine è sempre un gioco il calcio. La partita che va vinta con l'aiuto di tutti è la lotta al cancro, che secondo me parte da lontano, parte dagli stili di vita, l'educazione alimentare, quella sportiva. Questa partita va vinta, con l'aiuto di tutti. Facendo squadra, come dobbiamo fare noi nel calcio, bisogna arrivare all'obiettivo finale attraverso obiettivi intermedi. La comunicazi­one diventa fondamenta­le, l'aspetto psicologic­o credo che sia determinan­te. A volte nel nostro mondo sento parlare di tante cose, tutte giuste e van tutte bene, la componente psicologic­a credo che sia l'80% della riuscita del lavoro», spiega Allegri. I problemi poi devono diventare opportunit­à: «Quando ci sono le difficoltà nel team, ci sono delle idee diverse magari, credo che il confronto aiuti tantissimo. Ogni giorno c'è sempre un problema diverso, il vero leader deve subito trovare la soluzione. Anche la sconfitta va gestita, per quello dico sempre in quei casi che bisogna stare zitti, facendo passare un po' di ore. Sarà banale, ma nella vita non si può sempre perdere né sempre vincere. In un campionato ci sono 38 partite, l'obiettivo finale è lo scudetto, ma prima ci sono 38 micro obiettivi da raggiunger­e».

Allenare, poi, non è per tutti: «Ho imparato tanto da Galeone e altri allenatori, ma credo che bisogna nascerci in questo ruolo. La leadership e il potenziale per diventare allenatore puoi migliorarl­i, ma se non li hai dentro è difficile. La capacità di ascoltare è la cosa più importante, io quando faccio una riunione con lo staff poi sto sempre zitto, alla fine decido sulla base dei pensieri degli altri».

L'ultima lezione è sulla paura, quasi un manifesto, interrogat­o sugli abusi dei ragazzi: «I giovani non hanno più passione, dobbiamo motivarli. Superalcol­ici, droga, fumo, non mi hanno mai riguardato fortunatam­ente. La paura è importante. Ogni tanto sento ragazzi dire che non hanno paura di niente, è sbagliato. La paura ti frena sul fare cose sbagliate».

«Anche la sconfitta va gestita, magari restando zitti Allenatori si nasce»

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ANSA Max Allegri, allenatore della Juve

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