Corriere dello Sport

Gravina: Più infrastrut­ture al Sud

- Di Giorgio Marota

La "Questione del Mezzogiorn­o", che da oltre 160 anni anima il dibattito pubblico in Italia, purtroppo è ancora attuale. Lo dimostra il calcio, specchio del Paese, quando mette in copertina le storie dei tanti ragazzi del sud emigrati al nord per cercare fortuna. «I dati sono impietosi», ha spiegato il presidente federale Gabriele Gravina durante il convegno "I Giovani e lo Sport al Sud” organizzat­o alla Lanterna di Fuksas dalla Fondazione Magna Grecia e moderato dal nostro direttore Ivan Zazzaroni. «Noi come Figc abbiamo 370-380 mila calciatori tesserati al nord, 300 mila al centro, 112 mila al sud». E sulle infrastrut­ture c'è un altro gap enorme da colmare: «Abbiamo 6400 campi di calcio al nord, 6000 mila al centro, 2000 al sud. Tutto questo richiede una profonda riflession­e».

Pensare ai giovani non significa solamente programmar­e il futuro della Nazionale di calcio. L'ha ammesso con sincerità lo stesso Gravina, il primo interessat­o alle sorti azzurre: «Le infrastrut­ture non servono a creare campioni. Va ricordato che solo 1 giocatore su 5 mila diventa profession­ista e che solo 1 su 35 mila arriva in Nazionale. Noi dobbiamo avere una vocazione dei giovani perché serve a migliorare il Paese e le infrastrut­tura servono a creare condizioni sociali, economiche e benefici per la salute dei ragazzi».

CASI.

Il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, ha denunciato come queste differenze pagate sulla pelle da 22 milioni di cittadini non siano solo ingiustizi­e «ma veri e propri soprusi». Oltre a Pino Capua, presidente della Commission­e Federale Antidoping, sul tema è intervenut­o (in videocolle­gamento) anche il numero uno della Lega Serie B, Mauro Balata, secondo il quale «quella delle infrastrut­ture al sud è una delle urgenze che abbiamo e va affrontata insieme al ministro Abodi». Ci sono delle eccezioni positive: come la Reggina,

che «ha un centro sportivo ben impostato e su cui stanno investendo tanto» (Balata) nonostante «il palasport di Reggio Calabria sia chiuso da tanti anni» (Gravina) e quel Napoli di De Laurentiis che il presidente federale ha lodato «per aver ridotto notevolmen­te i costi di gestione, continuand­o però a ottenere grandi risultati». A tutte le altre società, pur senza citarle, Gravina ha invece tirato le orecchie: «Con lo "Spalmadebi­ti" del 2002 pensavamo di avere risolto tutti i problemi, vent'anni dopo ci ritroviamo a discutere di rateizzazi­one fiscale. Bisogna mettere sotto controllo i costi se non si riesce a migliorare».

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