Corriere dello Sport

Bertetti, da papà a coach Leka: «Ho spazio, ma battiamo Nardò»

Il giovane play di Ferrara: «Stiamo risalendo, i tifosi ci aiuteranno». Stasera (20.45) la sfida ai pugliesi

- Di Fabrizio Fabbri

Non avesse quella carta d’identità che certifica 21 anni compiuti da poco più d’una settimana, è nato il 21 novembre 2001, si potrebbe pensare, chiacchier­andoci, che Gianmarco Bertetti, playmaker di Ferrara, sia un giocatore di grande esperienza. «È per la mia personalit­à, me lo dicono in tanti. Non sempre sentirsi definire maturo è un vantaggio, perché sembra quasi che non si possa sbagliare. Diciamo che un carattere forte me lo sono dovuto costruire per essere un giocatore di basket ad alti livelli. Non sono un gigante, ma a 1.80 arrivo non 1.77 come ogni tanto leggo (e ride ndr). Faccio uno sport dove il fisico ha la sua importanza. Allora, oltre che sulla tecnica, lavoro per rendere più forte la testa». Cosa che ha convinto Spiro Leka, tecnico degli estensi, a farlo uscire dalla comfort zone di Biella per approdare alla Tassi Group. «Il coach mi ha trasformat­o in un playmaker puro. Prima giocavo anche da guardia ora invece mi vengono date le chiavi della squadra. È una bella responsabi­lità che prendo volentieri. Devo migliorare nella lettura dei ritmi della partita, nel decidere quando coinvolger­e i compagni o prendermi la responsabi­lità di un tiro. Piano piano ci sto riuscendo».

LA RISALITA E LE GUIDE. Una forza, per un ventunenne, che nasce anche da un momento buio. «Ho subito un grave infortunio quando giocavo a Biella. Era l’anno in cui esplose il Covid e coach Galbiati, l’allenatore di allora, mi aveva iniziato a dare spazio in prima squadra. Il mondo mi cadde addosso. Poi durante lo stop dei campionati ho lavorato duro con il preparator­e Marocco. In sei mesi mi sono rimesso in piedi e l’infortunio l’ho messo alle spalle». Se oggi Gianmarco è un leader, pur giovanissi­mo, lo deve al suo carattere ma anche al Dna. «Papà Gianpiero è un allenatore stimatissi­mo in Piemonte. La mia prima foto, appena nato, è vicino a un pallone da basket. Avevo poco più di 10 anni e quando lui il mercoledì allenava la sua squadra dalle 21 alle 23 ero sugli spalti, dopo aver cenato, a seguirlo. D’estate è il mio personal coach di fondamenta­li». Una esperienza così lo ha aiutato a entrare in sintonia con Spiro Leka. «Un coach fantastico, mi sta facendo crescere giorno dopo giorno. Usa bastone e carota. Contro Cento ho passato male un pallone a Jerkovic in post basso. Le urla mi rimbombano ancora nelle orecchie». Cento è uno degli scalpi nobili ottenuti da Ferrara. «Ci siamo rimessi bene in carreggiat­a dopo un avvio molto difficile. Ora stiamo risalendo e contro Nardò, che ci affianca in classifica, possiamo andare a 10 punti per iniziare a puntare a un obiettivo più alto della tranquilli­tà». La parola playoff non la pronuncia. «Per carità, interpreta­te voi. Io penso a Nardò. È una squadra di talento, tosta. Ma noi in casa abbiamo la forza dei nostri tifosi e non vogliamo farci sfuggire la vittoria».

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LNP FOTO/KLEB BASKET/TEODORINI Gianmarco Bertetti, classe 2001

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