Corriere dello Sport

Suarez, soltanto rimorsi Uruguay fuori per un gol

Finisce con le lacrime del Pistolero l’avventura della Celeste in Qatar Il Ghana sbaglia un rigore, poi è dominio sudamerica­no. Ma le due reti di De Arrascaeta non bastano, Luis piange in panchina

- Di Giorgio Burreddu

Luis Suarez nasconde la faccia, le lacrime e il dolore dentro alla sua camiseta, quella maglia celeste che è il colore dei sogni. Invece questo è un incubo per l’Uruguay, eliminato dal Mondiale nonostante il successo per 2-0 sul Ghana. Come tutte le angosce, anche quella degli uruguaiani si manifesta all’improvviso, all’eco del gol su un campo lontano dal loro: quello della Corea del Sud al Portogallo. Non c’è sincronia tra le due partite, e l’Uruguay avrebbe ancora più di dieci minuti a disposizio­ne (maxi recupero compreso) per sperare di segnare un gol, il terzo del match, e dunque scavallare il guaio della differenza reti e centrare gli ottavi. Suarez era già uscito e guardava i compagni dalla panchina. Guardava e si nascondeva nella maglietta, non poteva crederci. In effetti è dura pensare che l’Uruguay sia uscito dopo una partita del genere. Controllat­a, blindata e gestita, per alcuni tratti persino dominata. Solo nel finale, alla notizia del gol coreano, è saltato tutto: prima gli schemi e la tattica, poi le certezze.

AMAREZZA. Per l’Uruguay è una vittoria di Pirro, ma ben più beffarda. Perché finalmente i sudamerica­ni avevano ritrovato il loro gioco e i loro luoghi comuni: la garra, la grinta, e anche i gol. I primi minuti sono stati una battaglia di nervi e palle sporche. Soprattutt­o i primi trenta, in cui si è passati da un possibile vantaggio africano (un calcio di rigore parato da Rochet) a due gol uruguaiani. Segnati tutti e due De Arrascaeta, l’attaccante ossigenato. L’Uruguay cercava un pomeriggio di grazia, o almeno all’altezza della sua fama, per sbloccarsi e dirsi che il Mondiale è pur sempre habitat in cui sa sopravvive­re. Lo ha trovato contro i ragazzi del ct Addo, anche se alla fine non è bastato per andare avanti. Pure il Ghana nutriva speranze di qualificar­si agli ottavi prima del match. Ma dopo il rigore sbagliato le ha abbandonat­e subito. Al 15’ Andre Ayew va a calciare il più pesante dei rigori, ma la corsa è lenta, la postura ciondolant­e e ne viene fuori un tiro su cui Rochet si avventa con sicurezza. Da lì, di colpo, cambia la partita.

OSSIGENO. Cosa dire, poi, di Suarez? Il pistolero ha la fondina calda. Non segna, ma ispira. Lo fa con un assist di rapina. E’ comunque tutto l’Uruguay a far vedere (e finalmente) un buon gioco e una partita di qualità. Ma prima ci sono voluti i brividi. L’inizio è tutto di marca ghanese, con Jordan Ayew che conclude da fuori e impegna Rochet. Sulla respinta si avventa Kudus che costringe il portiere all’uscita scomposta e al fallo da rigore. Minuti di tensione con l’arbitro Siebert richiamato a vedere l’azione al Var. Escluso il fuorigioco dell’altro Ayew (Andre, sulla traiettori­a del primo tiro), resta il rigore. Già raccontata la parata di Rochet, si passa alla sveglia dell’Uruguay. Dieci minuti dopo (26’) Suarez trova lo spazio per il tiro dentro l’area, Ati-Zigi devia ma il più veloce di tutti è De Arrascaeta, che di testa insacca il vantaggio. Il Ghana è in bambola. E l’Uruguay ne approfitta. Al 32’ arriva il bis, ancora con De Arrascaeta. L’attaccante del Flamengo viene pescato in area da Suarez, il resto è gioia uruguagia: 2-0.

TRAGEDIA. Nel secondo tempo tutto sembra incanalato bene. Il

Ghana attacca, ma l’Uruguay è in grado di controllar­e. Poi arriva la notizia del gol coreano e quella allo stadio Al Janoub di Al Wakrah diventa una tragedia. Nessuno vince, tutti perdono. L’Uruguay tenta l’assalto disperatis­simo. C’è anche un dubbio rigore su Cavani al 92’, ma l’arbitro fa cenno che è tutto ok. E poi un tiro di Maxi Gomez su cui Zigi si allunga come un’ombra. Il cronometro arriva a toccare i 9’ di recupero, ma per l’Uruguay il tempo in Qatar è finito.

Vano assalto finale dopo il gol coreano e anche con nove minuti di recupero

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ANSA Le lacrime di Luis Suarez, 35 anni: era il suo quarto Mondiale Nel tondo la rabbia di Cavani che butta giù il monitor del Var

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