Il Calcio Business consegnerà la Juve all’Emiro del Qatar?
Adesso qualcuno approfitta del Caso Agnelli per fare la morale anche… ai piedi, al pallone, al gol, agli scudetti. Il problema è un altro…
Caro Cucci, ho spesso scritto censurando la gestione politico-sportiva della Juventus come deleterea per l’intero movimento calcistico italiano: non mi occorrevano gli ultimi fatti per confermare le mie convinzioni, anche se, temo, neppure questa sarà l’occasione per un deciso cambio di rotta. Al di là dei profili penali, che accerterà chi di competenza, qui è in ballo la credibilità di uno sport già messo a dura prova e stravolto negli anni sotto tutti i punti di vista. E, mi secca ribadirlo, la società Juventus in ciò ha gran parte delle colpe, anche se non in esclusiva, ovviamente. Se è vero che le plusvalenze sono un male globale del calcio del terzo millennio, tuttavia non può valere, nel caso di specie, l’invocato “così fan tutti” di mozartiana memoria: qui sembrerebbe essere andati ben oltre! A mio parere, il limite di questa società è nel suo stesso DNA nobiliare e nella potenza economica della famiglia/proprietà che la guida da oltre un secolo, per la qual cosa tende a porsi - da sola - su un piedistallo. Per chi ama e fa sport, il tipico motto juventino VINCERE È L’UNICA COSA CHE CONTA, è inaccettabile, vorrei dire anche ripugnante, anzi pare un manifesto che sembra preludere a qualcosa di “machiavellicamente” non detto e che gli ultimi fatti stanno a dimostrare… Spiace che la gran parte dei tifosi bianconeri non prenda le distanze da questo modo di fare, preferendo disquisire sulle altrui pezze al sedere o di scudetti di cartone, tanto più se si considera che ai trionfi casalinghi fanno da contraltare puntuali fallimenti sulla scena continentale… Da appassionato sportivo, spero che si faccia luce sull’intera vicenda e se ne traggano le dovute conclusioni. Paolo Marso
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Spero che non mi accusi di avere peccato perché ho dedicato il mio tempo e il mio nome alla storia centenaria della famiglia Agnelli proprietaria della Juventus. Per scriverla ho dovuto approfondire una ricerca che mi ha convinto della grandezza del Club più vittorioso d’Italia. E della naturale invidia che suscita negli avversari. Non tutti santi. “Un brand prestigioso” ha detto Elkann facendo capire che la Signora è in vendita. Noooo, maaai, dicono certi esperti abituati a ragionare a pene di segugio, come se John non avesse disinvoltamente già venduto la Fiat che - sangue, sudore e lacrime di migliaia di lavoratori - era più importante della Juve. E si vogliono anche discutere le tattiche vittoriose, i campioni indiscutibili come certi dirigenti illuminati, vedi Boniperti. Sì, la Signora ha peccato ma io oso ricordare quante volte ho detto e scritto che il Calcio Business ci avrebbe portato alla rovina economica e morale, trovando in riscontro solo sorrisi di compassione o schiamazzi di coglioni. Verranno fuori altre cose, altre storie, altre scorrettezze non solo juventine. E mi torna alla mente un motto del grande Mao - «Colpirne uno per educarne cento» - che l’aveva appreso dal Latino, «Unum castigabis, centum emendabis». Aggiungo un dettaglio: qualcuno mi chiede perché non ho aspettato il 2023 per dare alle stampe il mio libro sui cent’anni Agnelli-Juve, e la risposta è semplice. Non volevo correre il rischio di concludere la storia con un Fondo USA, un notabile cinese o un Emiro del Qatar. Com’è già successo a nobili club.
CaroCucci,c’eraunatelenovela intitolata «Anche i ricchi piangono», prima protagonista Veronica Castro, oggi ne abbiamo una nuova: anche gli arroganti piangono, primo protagonista Andrea Agnelli che un giorno si permise di dire: il sistema Lega è dittatoriale. A proposito degli imbrogli finanziari sembrerebbe che alcuni siano stati messi a segno in netto fuorigioco, i giudicisembranointenzionatidi verificarli al VAR, chissà quando rientreranno in campo? Non vorrei che con l’aria che tira gli desserotroppolungotempoper recuperare il successo… Riccardo Ducci, Rimini gmail.com
Come un eroe dei fumetti - o un personaggio di Fedro, “La rana scoppiata” - guidato dalla propria indole, ma soprattutto da collaboratori adeguati, Andrea Agnelli ha consegnato ai nemici una Signora nuda.