Corriere dello Sport

Il secondo Lionel ha battuto

La noia

- Di Alberto Dalla Palma

Non finiremo mai di ringraziar­e Scaloni e Deschamps, che ci hanno regalato una finale destinata a entrare nella leggenda per quanto è stata emozionant­e e divertente. Nessun accenno al tiki taka e al possesso palla, neanche quando mancavano pochi minuti alla fine dei tempi regolament­ari e tantomeno alla conclusion­e dei supplement­ari, quando il Martinez portiere ha salvato Messi e tutta l’Argentina: si è giocato a calcio, abbiamo visto prodezze ed errori, falli e simulazion­i, gol e parate, di tutto e di più. Mai la palla accompagna­ta verso il portiere o al compagno più vicino, se non quando si rendeva necessario: nessuno in questa storica sfida si è ispirato al vecchio Guardiola del Barcellona e nemmeno al nuovo Luis Enrique, che prima di essere cacciato dalla Spagna aveva vinto il Mondiale possesso più inutile e noioso.

Scaloni è diventato uno dei più giovani ct campioni del mondo sfruttando il gioco verticale e molto spesso anche il contropied­e, esaltando l’immarcabil­ità di uno come Messi, che pure ai tempi del Nou Camp era diventato un interprete del guardiolis­mo con Xavi, Iniesta e Busquets. Lionel, l’altro Lionel, non si è mai avvicinato a quel tipo di calcio nonostante l’elevato talento dei suoi giocatori, che sarebbero stati in grado di nascondere la palla a chiunque. Ma il ct biancocele­ste ha preferito organizzar­e altre strategie tattiche e, soprattutt­o, ha cercato di puntare sull’identità di gruppo. Erede momentaneo della panchina di Sampaoli, di cui era un collaborat­ore, l’ex terzino della Lazio e dell’Atalanta si presentò nell’estate del 2018 dicendo che in sei partite avrebbe solo cercato di scovare i giocatori più adatti per il successivo ct. Invece, da partime assunto successiva­mente, ha vinto un Mondiale, una Coppa America e la prima Supercoppa Conmebol-Uefa contro l’Italia di Mancini: Lionel è già nella storia del calcio argentino dopo essere stato un giocatore modesto ma sempre indispensa­bile per tutti i suoi allenatori. E a Doha ha fatto anche il Bearzot, difendendo la Nazionale dalle critiche e alzando un muro per proteggere i giocatori che non lo hanno mai abbandonat­o, nemmeno quando ha avuto la personalit­à di escludere Lautaro, Paredes e Di Maria, tutti pupilli di Messi. Onore, coraggio e rispetto, così Scaloni ha trionfato regalandoc­i grandi emozioni e lanciando un messaggio al calcio del futuro: meno possesso e più gol.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy