Corriere dello Sport

Fughe e rimonte la finale più bella

L’Argentina trionfa ai rigori dopo 120’ di show Messi (rigore) e super Di Maria l’epilogo sembra scritto. Invece Mbappé pareggia in due minuti e annulla Leo ai supplement­ari Sul 3-3 miracolo di Martinez

- Di Fabrizio Patania INVIATO A DOHA

Diego, lassù, sembra tendergli la mano. Leo, nel deserto di Doha, lo ha raggiunto, entrando nel mito. Sono lacrime di gloria eterna. L’ultimo tango del numero 10 significa Coppa del Mondo. L’Argentina, a 36 anni di distanza dal titolo di Maradona in Messico, è di nuovo campione. Finale pazzesca e da romanzo, risolta ai rigori. L’ultimo lo ha realizzato Montiel dopo i centri di Paredes, Dybala (appena entrato) e Messi. Errori di Coman e di Tchouameni. Personalit­à, tirando di forza o di precisione dagli undici metri. Così ha vinto la Seleccion, mettendo sotto una Francia ricca di talento, con più alternativ­e, superiore dal punto di vista fisico. Hanno deciso il destino, la rabbia, la cattiveria degli argentini e una parata decisiva del Dibu Martinez in uscita su Kolo Muani: poteva essere il 3-4 al tramonto dei supplement­ari. Partite così di solito si perdono. L’Argentina, invece, non è caduta. È stata la notte di Messi, a segno due volte, premiato come miglior giocatore del Mondiale. Mbappé non gli voleva proprio consegnare lo scettro vinto in Russia quattro anni fa. Tripletta per l’asso del Psg, principe dei marcatori con 8 gol. È il suo successore designato. Ha riaperto tre volte la finale mettendo paura ai cinquantam­ila argentini di Lusail. Scaloni si è imposto con freddezza. Le scelte giuste, la calma quando sembrava finita. Deschamps l’ha stravolta con il 4-2-4 a trazione anteriore reso possibile dai cambi di marcia di un giovane fenomeno come Camavinga, inventato terzino sinistro. Niente doppietta per Didier. Era scritto toccasse all’Argentina. Ci sono state tre partite diverse in 120 minuti. Proviamo a raccontarl­e.

DOPPIETTA.

Il godimento argentino è cominciato subito. Tocchi di prima, combinazio­ni rapide per verticaliz­zare con i passaggi da visionario di Leo. La Seleccion giocava a calcio, la Francia guardava. Si vedeva la differenza. Scaloni ha indovinato la mossa. Si era preso le fasce con Di Maria largo a sinistra, a completare il tridente con Alvarez e Messi, piazzato davanti a Theo Hernandez. Gioco facile con i cambi di campo. La Seleccion spostava la palla con estrema facilità, cercando l’ampiezza e l’uno contro uno. Per l’asse De Paul-Messi una soluzione in più. Il Fideo riusciva a sfondare e così è successo quando ha guadagnato il rigore, finendo a terra, tamponato da Dembelé. Messi l’ha trasformat­o con classe e freddezza, spiazzando Lloris. L’Argentina, sopra di un gol, è diventata travolgent­e. Da urlo l’azione del raddoppio. Cinque tocchi per divorare settanta metri di campo e incenerire la Francia. Lancio sbagliato di Theo, Molina di prima a Messi. Ricamo per Alvarez, palla profonda per Mac Allister,

l’invito e Di Maria in corsa ha infilato Lloris.

RIMONTA. Dechamps, senza attendere l’intervallo, ha tolto Dembelé e Giroud. Dentro Kolo Muani e Thuram. Kylian, come era successo con il Marocco, centravant­i. Sono stati i due cambi successivi, nel cuore della ripresa, a stravolger­e la finale. Camavinga terzino sinistro e Coman al posto di Griezmann: 4-2-4. Sulle fasce l’aveva dominata Scaloni, sulle fasce l’ha riacciuffi­ata Deschamps, aggiungend­o fisico, qualità e strappi. L’Argentina ha cominciato ad arretrare. Di Maria era finito in riserva. Scaloni lo ha sostituito con Acuna, un terzino di ruolo. Giocatore di lotta, non di talento, ma in panchina non aveva la freschezza e gli esterni dei Bleus. Dopo ottanta minuti in controllo totale, è stato un attimo, Mbappé ha colpito due volte in sessanta secondi. La prima su rigore, complice l’incertezza di Otamendi su Kolo Muani. Poi la volée del 2-2. Coman ha sfilato la palla a Messi, Kylian ha triangolat­o con Rabiot e ha sparato una sassata nell’angolo, toccata appena da Martinez.

AI SUPPLEMENT­ARI.

A quel punto l’inerzia era francese. L’Argentina, nella disperazio­ne, ha sofferto e resistito. Ha avuto la forza di crederci appena si apriva uno spiraglio, anche se dietro sbandava a ogni assalto. Gli ingressi di Paredes e Lautaro hanno aggiunto

solidità e spessore, ma ci ha pensato Messi a spingere gli argentini verso il sogno, confeziona­ndo e realizzand­o il gol del 3-2. Tap-in dopo la respinta di Lloris sull’interista e lo scambio con Enzo Fernandez. Non era mica finita. È bastato che Mbappé uscisse di prepotenza dagli sviluppi di un angolo: braccio largo di Montiel e rigore del 3-3. Mancavano sette minuti ed è venuta in mente Italia-Germania del 1970. Poteva segnare chiunque con l’ultima azione. Un altro contropied­e per Lautaro, il gol divorato da Kolo Muani, l’estremo tentativo di Mbappè a un sospiro dai rigori. Diego, lassù, sembrava tendere la mano a Messi. Vamos Argentina.

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 ?? ?? Il gol del 2-2 di Mbappé, il 2-0 siglato da Di Maria e la gioia di Dybala ed Emiliano Martinez
Il gol del 2-2 di Mbappé, il 2-0 siglato da Di Maria e la gioia di Dybala ed Emiliano Martinez

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