Corriere dello Sport

Alla ricerca del sorriso perduto

- Di Italo Cucci

Cantava la Marsiglies­e - inno ribelle - come una canzone d’amore. La sua faccetta ridente sembrava un emoj vivente per un messaggio di pace. Mi son detto: questa è la felicità. Kylian Mbappè non se ne rende conto, nel suo mondo di ventenne ci sta esser felici, soprattutt­o se è un gioco che t’ha spedito nel cuore della fortuna. A quel sorriso da favola ho affidato il mio bisogno di piccola felicità dopo giorni di grande sgomento infilatisi nel calendario del Mondiale. Sinisa. Mario. È vero - verissimo - che una partita di pallone è consolator­ia più di un abbraccio e di un bacio che lì, sul campo, si sprecano ad ogni gol. Poi passa il tempo e m’obbligo a controllar­e Messi. Lo amavo. Me l’hanno smontato a furor di chiacchier­e e grida, Maradona disturbato fino in cielo, m’è quasi diventato antipatico. Però. Alla mezz’ora Kylian l’ho visto solo una volta. E non sorrideva. Cercava di essere il ragazzo che andava via col vento - come il vento - ma non lo cercava nessuno, nessuno l’imbeccava, nessuno lo invitava al gol, i suoi compagni erano impegnati solo a tenere a bada Messi, come se desiderass­ero fare una foto con lui, “un selfie, Leo, per favore”. E lui ha ringraziat­o, s’è addirittur­a messo in posa per un calcio di rigore. I blues alle sue spalle. Che foto. Poi Di Maria - sottovalut­ato, riedizione di un’antica ala (Angel, appunto) s’è tolto di dosso la Juventus che c’è l’aveva presentato come un pensionato afflitto da reumatismi. E allo spaventato Didier Tafazzi del primo tempo - proposta per “Charlie Hebdo” - risponde Lionel Scaloni e gli ruba l’idea. Fuori Di Maria al ‘64, in un quarto d’ora è Mbappè a pareggiare, un rigore (come Messi) e un volante diagonale 2-2.

La partita l’avete vista. Messi-Mbappè, come s’immaginava. Ai supplement­ari. Ai rigori. Un duello eterno. Mi sono immedesima­to in una sfida speciale, fuori campo: io con Mbappè contro Adani con Messi. Mi ha influenzat­o una bella intervista di Cazzullo all’urlatore...messianico. Ha vinto lui. Omaggi. Chi vince ha sempre ragione. La sua sceneggiat­a privata - la Rai l’ha messo in panchina - diventerà un film.

Il sorriso di Kylian s’è spento. Sarà per un’altra volta. Ma ne ho visto un altro - di sorrisi - che mi aiuta a conservare una piccola felicità. A presto, Dybala. Stavolta hai vinto anche tu.

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