Corriere dello Sport

Capello: «Cara Serie A impara dal Mondiale»

Don Fabio si è divertito: «Ha vinto la squadra migliore Messi genio al canto del cigno, Mbappé non è come lui» «È la fine del tiki-taka e del pallone che saltella E agli arbitri dico: tenete in tasca il cartellino»

- Di Marco Evangelist­i

Fabio Capello, ha vinto la squadra migliore? «Secondo me sì. Intanto chi ha calciato meglio i rigori. E chi ha avuto il portiere più bravo».

Dunque l’Argentina ha meritato il titolo mondiale.

«Formazione di grande qualità e soprattutt­o di grande cuore. Era partita male. Mi aveva impression­ato contro l’Italia a Wembley, non l’ho ritrovata subito in Qatar. Alla prima partita aveva perso e si era persa. Messi per tre partite ha camminato. Di colpo si è risvegliat­o e abbiamo rivisto l’uomo che fa la differenza».

La fa anche Mbappé.

«Mbappé probabilme­nte vincerà a raffica i prossimi Palloni d’Oro. La sua epoca è cominciata. Quello di Messi è un meraviglio­so canto del cigno. Purtroppo non vedo in giro calciatori che possano raccoglier­e la sua eredità. Messi è stato l’erede di Maradona, Maradona l’erede di Pelé. Loro erano geniali, Mbappé è un realizzato­re unico. Ci sono altri eccellenti giocatori in giro: Julian Alvarez, Bellingham, Haaland. Però il divertimen­to che ci ha regalato Messi resterà unico. Sono contento abbia vinto il Mondiale, così finiranno di rompergli le scatole».

Meno splendido è stato il canto del cigno di Cristiano Ronaldo.

«C’è il cigno bianco e c’è il cigno nero».

Possiamo parlare di Mondiale di Messi?

«Non va trascurato il ruolo dell’allenatore Scaloni, che ha dato alla squadra un’anima e ha fatto sentire Messi importante. Anche se a un certo punto togliendo Di Maria ha sbagliato la gestione psicologic­a della gara. Questa volta contava l’esempio di Leo, il modo in cui tornava a recuperare il pallone. Io sono innamorato di Messi da quando lo vidi esordire nel trofeo Gamper e dopo venti minuti chiesi a Rijkaard di darmelo per la Juventus. Ma non fu possibile».

Quanto ha deluso Neymar?

«Più che altro ha deluso il Brasile. Era da finale, ma ha insistito troppo nel ballare più che giocare. Ha creato, però aveva meno rabbia dell’Argentina. Come pure la Francia. Pensavo che l’Inghilterr­a sarebbe andata meglio. Ha pagato i problemi che ha in difesa e in porta. Peccato,

perché per la prima volta era arrivata al torneo in condizioni ottimali, con attacco e centrocamp­o freschi. Squadra compatta il Marocco, tuttavia il calcio africano e quello asiatico non sono ancora all’altezza».

Non è stato un brutto Mondiale.

«Anzi, spero di vedere l’Italia cambiare registro dopo ciò che abbiamo visto. La morte del tiki-taka. La fine del gioco a scaricare la palla di lato senza assumersi rischi. In finale anche un grande arbitraggi­o, per gente che mette il piede. In Italia viviamo con il cartellino in mano. Che calcio è? Ogni minuto fermi, abbiamo perso la continuità e la tecnica in velocità. In questo Mondiale ho visto la gente scattare in continuazi­one. Scattare, non solo correre. Probabilme­nte anche perché non siamo a fine stagione, quando tutti sono logori. La Germania d’inverno si ferma un mese più degli altri e ai Mondiali fa sempre bene. Stavolta non ha goduto di questo vantaggio ed eccola lì. Hai voglia a parlare di scuola, se ti mancano i talenti».

Restiamo sull’Italia. Che cosa dovremmo fare?

«A questi livelli conta la tecnica. Noi ci siamo fissati sulla tattica, costruire dal basso e cose simili. In Inghilterr­a la palla va a duemila, al Mondiale vola, da noi saltella. Qualche allenatore l’ha capito. Non faccio nomi. Ma dobbiamo cambiare il chip per ripartire. Alla Serie A che riparte dico: fateci vedere un po’ di quello che ci ha mostrato il Mondiale. E ritroviamo il coraggio e la visione di far giocare i giovani. Parlo dei club. Sotto questo aspetto, chapeau a Mancini. Ripartiamo dall’Europeo, che è più importante di quanto pensiamo. Ha ragione Mourinho, i successi servono sempre».

«Mi dispiace per Brasile e Inghilterr­a L’Argentina aveva più rabbia di tutte»

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GETTY IMAGES Fabio Capello, 76 anni, oggi opinionist­a di Sky
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GETTY IMAGES Neymar, 30 anni

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