Corriere dello Sport

Con orgoglio fino a Praga

- Di Alberto Polverosi

Non meritava di perdere. Meritava quanto meno di vedere cosa c’era dentro ai supplement­ari. Meritava tanto di più. Ma anche così la storia di questo 2023 resta fantastica, è una storia che potrebbe ancora trasformar­si in leggenda, perché se la Fiorentina è questa a Praga il West Ham soffrirà più di quanto ha sofferto l’Inter. Il secondo tempo dei viola ha rasentato la perfezione se il calcio è inteso come qualità tecniche e umane, come abilità e forza, come personalit­à, come coraggio, come volontà. Le lacrime di Cabral, steso sull’erba dell’Olimpico, non nascondeva­no solo un’emozione forte, ma anche la rabbia per non aver raggiunto quanto era giusto.

Non c’è proprio nulla da buttare in questa finale persa, c’è invece molto da conservare. C’è una squadra piena di orgoglio che ha lottato contro un avversario più forte, più ricco, più abituato a certe serate, ma che è andato in crisi sul piano del gioco. C’è un popolo che in una notte attesa nove anni si è spostato compatto, lasciando a Firenze il resto di una città che non può e non deve sentirsi delusa. Quasi un fiorentino su dieci ha seguito i viola fino a Roma, è tornato con una sconfitta, ma anche con la certezza di aver accompagna­to una squadra fatta di gioco e di grinta, fiera, forte dentro. Una squadra che anche ieri ha dimostrato di avere un futuro.

Doveva segnare più di un gol nei primi splendidi 25’, ma è la solita storia, tanta ottima produzione, scarsa realizzazi­one. Del resto, detto col massimo rispetto, se da una parte ci sono Lautaro Martinez, Dzeko e poi Lukaku e dall’altra Cabral e Jovic la differenza si vede e ieri si è vista. Forse ha esagerato anche nel coraggio, lasciare Milenkovic e Martinez Quarta nell’uno contro uno con Dzeko e Lautaro è davvero tanto, troppo. Senza raddoppio, il rischio è enorme e i viola lo hanno pagato caro.

Eppure, frugando fra le sue ultime energie la Fiorentina non ha mollato e ha tirato fuori un secondo tempo straordina­rio, ha dato il massimo, fino a schiacciar­e l’Inter davanti alla propria area. Chissà da dove ha estratto quella forza, dal cuore più che dalle gambe. In curva Sud si alzava ancora l’immagine del Perseo con la testa della Medusa in mano, c’era tutta Firenze che spingeva. Una cosa sola, Firenze e la Fiorentina, la gente e la squadra. Ha sfidato la logica, ha sfidato perfino se stessa, ispirata da Italiano che quando ha messo Jovic ha tolto un centrocamp­ista, non Cabral. Voleva quel successo e continuava ad attaccare, era la rabbia a tenerla su. Non è stata solo commovente, ma anche decisa, determinat­a, rabbiosa. E perfino lucida fino ai bordi dell’area piccola. Poteva pareggiarl­a con Jovic in due occasioni, poi con Gonzalez, sono stati Handanovic e Darmian sulla linea di porta a salvare l’Inter.

È anche per tutte queste ragioni che la sconfitta di Roma non può e non deve condiziona­re il giudizio della stagione. Non può farlo non solo perché c’è un’altra finale da giocare, ma perché la Fiorentina è andata oltre ogni attesa. È una squadra orgogliosa che ha reso orgogliosa la sua gente, ha qualità evidenti, è un gruppo forte che è andato oltre le sue qualità individual­i. Per salire ancora avrà bisogno di altri rinforzi, ma non è oggi il tempo per parlarne. Il 7 giugno la Fiorentina giocherà a Praga la finale di Conference League contro il West Ham, sono queste le partite che danno forza e convinzion­e. La strada è giusta, basta continuare a crederci come ha fatto fino all’ultimo minuto anche di fronte all’Inter. Se esistono delle sconfitte che aiutano a crescere, quella di ieri rientra in questa categoria.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy