Corriere dello Sport

I cambi hanno riscritto la partita

Soprattutt­o con Suso sono aumentate tecnica e velocità Mou non aveva le risorse del rivale

- Di Alberto Polverosi

La Roma ha perso una partita che ha giocato con la testa, col cuore, con i nervi. Ha perso da Roma, con orgoglio, restando in piedi anche quando soffriva. E’ un peccato perdere una Coppa così, ai rigori, ma sa di aver dato il massimo. Non aveva altro. In 120' ci sono state tre partite differenti l’una dall’altra. La prima con tinte gialloross­e, la seconda degli andalusi, la terza, quella dei supplement­ari, bloccata dalla stanchezza.

Solo su azione si sono contati sul fronte andaluso 14 cross nel primo tempo, 10 nel secondo, 2 nel primo supplement­are, 2 nel secondo, da destra (Ocampos e soprattutt­o Navas) e da sinistra (Telles, che prendeva il posto dello squalifica­to Acuna, e più raramente Bryan Gil), ma solo una volta Smalling, Mancini e Ibanez hanno perso la posizione subendo il gol del pareggio col tocco di Mancini nella sua porta. Negli altri casi, quasi tutti palloni respinti dai romanisti, di testa o di piede, più altri mai arrivati a destinazio­ne. Il cross era lo schema preferito (troppo) dal Siviglia, ma la Roma non ha sbagliato un solo intervento, sostenuta dal radar di Smalling, capace di intuire e ribattere ogni traiettori­a.

Era più vario e soprattutt­o più incisivo il modo di attaccare dei gialloross­i nei primi 45 minuti. Lanciavano da dietro con Mancini per Abraham oppure cercavano Dybala con un palleggio comunque rapido e sempre verticale, e l’argentino ogni volta che entrava sulla scena metteva a soqquadro la difesa andalusa. Come era successo prima del gol e come accadrà anche dopo. Sul piano tattico, la differenza del primo tempo è stata netta, così come lo sarà, in senso contrario, nella ripresa. Per 45' da una parte c’era una squadra dalla manovra ripetitiva e con un solo sbocco, poco raccolta e poco convinta, il Siviglia, dall’altra una squadra più applicata, ben dentro la sfida e a conoscenza delle difficoltà che gli avversari potevano creare, la Roma. Col controllo così efficace nel gioco aereo, il Siviglia ha tentato solo una volta la conclusion­e dalla distanza e Rakitic, con un sinistro micidiale, ha centrato il palo interno.

La Roma era solida in mezzo. Matic ha comandato con la sua autorevole­zza fino all’ammonizion­e (21' primo tempo), poi ha gestito il giallo con esperienza, è un giocatore dotato di un’intelligen­za rara, sa cosa fare in ogni momento e in ogni situazione; Cristante è stato ancora più cattivo, come si è visto in occasione del gol, quando con un rabbioso corpo a corpo ha sradicato la palla a Rakitic a metà campo, l’ha consegnata a Mancini e da lì è arrivato l’assist per la splendida rete di Dybala, che Telles ha marcato subendone il fascino, la classe e il genio. Non c’era, nella Roma, un giocatore sotto tono, nessuno è rimasto ai margini della sfida, a differenza del Siviglia che nel primo tempo non ha mai trovato il modo di far valere la buona tecnica di Ocampos, Bryan Gil e Torres, gli ultimi due non a caso sostituiti nell’intervallo. E i cambi hanno portato il Siviglia in un’altra partita. Di comando. La tecnica e la velocità sono aumentate fra gli andalusi e la Roma ne ha sofferto, soprattutt­o dalla parte di Suso (a destra) dove arrivava di continuo Navas. Mourinho non aveva le risorse del suo collega e i suoi cambi forzati non potevano migliorare la squadra. Mai avrebbe tolto Dybala se fosse stato in buone condizioni, mai Abraham e mai Pellegrini per mettere Wijnaldum e Belotti. Alla resa dei conti, mancavano anche due rigoristi, l’argentino e il capitano. Ed è andata male.

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GETTY José Mourinho dopo la premiazion­e

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