Corriere dello Sport

La Curva del Siviglia profetica: «Imperium Nostrum»

- Di Chiara Zucchelli INVIATA A BUDAPEST

La giornata a Budapest è una di quelle che ogni tifoso che va a giocarsi una finale sogna di vivere. Almeno fino al fischio finale, quando l'amarezza e le lacrime fanno dimenticar­e tutto il resto. Dopo giorni di cielo incerto e vento, la capitale ungherese regala una giornata d’inizio estate meraviglio­sa. E i tifosi spagnoli e romanisti fanno di tutto per riscaldarl­a ancora di più. Sfida pacifica a colpi di cori - quella alla basilica di Santo Stefano davanti alla coppa ha fatto il giro dei siti di mezza Europa -, passeggiat­e tranquille in centro, poi ognuno per la sua strada verso le rispettive Fan Zone.

VERSO LO STADIO. Quella della Roma era al City Park, a un paio di chilometri dallo stadio: non il massimo per gli allergici, visto l’enorme prato e il polline, ma il massimo per chi aveva voglia di immergersi nei colori gialloross­i mano a mano che l’attesa si faceva sempre più pressante. Ruggiero Rizzitelli, amatissimo dai tifosi, ha fatto un giro, come lui Vincent Candela e Marco Cassetti. Al Marriott, sulle rive del Danubio, l’hotel che ospitava parenti e amici dei giocatori, oltre che vip di varia natura: Valerio Mastandrea con il figlio, Diego Bianchi (qualcuno si chiedeva se stesse facendo uno dei suoi reportage per Propaganda), Noemi (la cantante, non la compagna di Totti) allo stesso tavolo con Antonello Venditti, un’emozionata Rosella Sensi fianco a fianco con Blanco e altri ospiti. E poi le wags: Veronica, la moglie di Pellegrini, con il suo pancione di cinque mesi, e Oriana Sabatini, la fotografat­issima compagna di Dybala. E tutte le altre, più o meno note. Tutte immerse in una giornata, indipenden­temente dal risultato finale, storica. La loro emozione era la stessa dei romanisti dentro la Puskas Arena.

DENTRO LO STADIO. Come? In ogni modo. Qualcuno ha comprato un biglietto all’ultimo, qualcun altro lo ha trovato a Budapest grazie alla generosità di altri tifosi. Verso le 17, infatti, dal palco del City Park lo speaker diceva che un ragazzo regalava il tagliando di un amico che non era potuto venire. Applausi, inevitabil­i, da parte di tutti i presenti. Presenti che, tra l’altro, non vedevano l’ora di entrare: lo stadio doveva aprire alle 18, alle 17.20 i primi romanisti erano già dentro. E senza tutti i problemi di Tirana, anche se qualcuno ha provato a forzare il tornello entrando in due. Nel frattempo, all’esterno, alcuni scontri tra romanisti e spagnoli con ultras polacchi in mezzo: tre feriti, sette arrivati dalla Polonia fermati, ma tutto riportato alla calma in poco tempo. Vista l’allerta poteva andare molto peggio. Stime ufficiose dicono che una decina di persone è riuscita nell’impresa di entrare senza biglietto e stime ufficiose dicono che, alla fine, i romanisti nell’impianto erano circa 28mila. Nessuno voleva mancare, nessuno voleva perdersi lo spettacolo delle scenografi­e: la scritta “Figli della Lupa per la Roma” con a corredo bandierine tricolori e la scritta, con disegno, “Imperium nostrum” il Siviglia. Un’immagine profetica, visto come è finita.

La lunga attesa in città, poi la gara Lo show sulle tribune e l’epilogo

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ANSA La coreografi­a dei tifosi del Siviglia

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