Dopo il patto italiano gioca l’Uefa Il rischio è la squalifica di un anno
«Potenziali violazioni delle norme sulle licenze per club e sul fair play finanziario». Era il 1° dicembre e sono passati sei mesi esatti dal comunicato dell’Uefa che, prima del -15 tramutato poi in -10, metteva in guardia la Juventus. A Nyon, ovviamente, non hanno dimenticato di avere un contenzioso aperto con la Vecchia Signora. E anche ieri hanno fatto filtrare una posizione: i fari sono accesi. Alla luce del patteggiamento di due giorni fa che ha scritto (anzitempo) la parola fine su manovre stipendi, partnership sospette e rapporti con gli agenti, con conseguente rinuncia da parte del club a nuove azioni legali e l’accettazione del -10 legato alle plusvalenze, i contorni cominciano a essere più chiari. L’Uefa fa sapere che la questione Superlega, mai rinnegata fin qui dalla società, non è collegata direttamente a un’eventuale squalifica e che il presidente Ceferin, da poco rieletto, non va in cerca di vendette personali. Sarà vero? Intanto, c’è una certezza: quella multa da 718 mila euro ha messo un punto e ora gioca soltanto la Uefa.
STRADE.
Si ripartirà dalle 14 mila pagine dell’inchiesta Prisma. Dalla “manipolazione del mercato” alle “false comunicazioni sociali”, passando per un “ostacolo all’esercizio delle autorità pubbliche di vigilanza”: con le accuse siamo al punto di partenza, con la differenza che stavolta sarà un tribunale sportivo internazionale a giudicarle.
Il fulcro della questione è l’accordo raggiunto dai bianconeri con la confederazione europea, cioè il “settlement” che ha permesso al club di pagare una multa di 3,5 milioni anziché di 20. I capi d’incolpazione, se venissero etichettati come “reati”, hanno consentito alla Juventus alterare i parametri e conseguentemente di alleggerire le condizioni dell’accordo? A seconda della risposta, le opzioni vanno dall’archiviazione alla sanzione economica, fino all’esclusione dalle coppe.
La multa e il -10, cioè i due
Nyon entro giugno si pronuncerà Ma resta l’ipotesi di un altro accordo
risultati figli dalla partita giuridica che per oltre 400 giorni ha coinvolto la Juve portandola per 5 volte in udienza, sono elementi che l’Uefa terrà in considerazione. Se per la giustizia sportiva italiana la Juve è stata ritenuta colpevole, come può non esserlo per quella europea? Se lo chiedono in molti. I bianconeri potrebbero quindi perdere le coppe per un anno, sacrificando l’accesso in Conference o in Europa League (a seconda di come finirà il campionato); potrebbe essere il male minore, sotto certi punti di vita, per non dover “saltare il giro” nel futuro (leggasi Champions dopo il ‘23-24). «Le sanzioni non sono automatiche - precisa l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo - La Uefa potrebbe ritenere i 10 punti di penalizzazione già di per sé bastevoli in quanto hanno certificato l’esclusione dalla Champions, mentre per il filone patteggiato è tutto aperto e non è detto che Nyon si possa accontentatrollo re di una sanzione pecuniaria, perché sono fatti gravi e di rilevanza disciplinare. È presto per fare ipotesi».
PATTO UEFA?
Ma anche qui comincia a circolare l’idea di un patteggiamento internazionale e i legali della società stanno studiando le carte per capire i margini di manovra. Il nodo dei tempi è centrale: a fine agosto si giocano i playoff di Conference e per quella data l’Uefa avrà già chiuso la partita. A fine giugno l’Organo di ConUefa si esprimerà con un giudizio di primo grado, che precederà eventualmente l’Appello e infine il Tas di Losanna. La “calda estate” che sembrava dovesse essere vissuta nelle nostre aule di giustizia sportiva, si estenderà oltre i confini. E stavolta sarà l’Italia ad attendere Nyon, per capire se consegnare il pass europeo all’8ª in classifica, cioè a una tra Torino, Fiorentina, Monza e Bologna che si giocano sogni e speranze all’ultima di campionato.