Bivio Giuntoli poi via al piano di rifondazione
Senza Champions vanno ridotti i costi La Juve non aspetterà le mosse di De Laurentiis: pronto Manna Mercato: Vlahovic il vero nodo
Via alla rifondazione. Ora che il capitolo giudiziario si è concluso, si apre la porta sul futuro: inizia la fase che deve necessariamente portare al rilancio della Juve. Il percorso è pieno di ostacoli, innanzitutto perché c’è sempre l’attesa di un pronunciamento della Uefa che chiarirà l’orizzonte europeo per la prossima stagione ma anche perché i mancati introiti della Champions League impongono una gestione sostenibile, incentrata sul contenimento dei costi e del monte ingaggi e su un mercato quanto più possibile in autofinanziamento. C’è poi da certificare chi guiderà il progetto tecnico: oltre a risolvere la questione allenatore, infatti, l’altro grande tema riguarda il nuovo direttore sportivo. Il prescelto è Cristiano Giuntoli, architetto del Napoli tricolore: tra la società bianconera e il dirigente è già tutto fatto ma il suo sbarco alla Continassa è rallentato da Aurelio De Laurentiis. Il presidente campione d’Italia ha come priorità la ricerca dell’erede di Luciano Spalletti e non ha alcuna intenzione di favorire, o accelerare, l’uscita di Giuntoli, legato da un contratto fino al 2024, e soprattutto di regalarlo alla storica rivale in difficoltà. Da lunedì, a campionato concluso, la vicenda tornerà prepotentemente d’attualità: servirà un significativo lavoro diplomatico, anche perché nessuno ha intenzione di forzare la mano, per ammorbidire la posizione di De Laurentiis, che potrebbe anche chiedere un indennizzo per liberare Giuntoli. Nonostante questa fase di standby, la Juve mantiene la fiducia. Se la situazione dovesse precipitare (il club, ad esempio, non ha alcuna intenzione di “acquistare” Giuntoli), tiene comunque vivo il piano B: sarebbe una soluzione interna che risponderebbe a Giovanni Manna, direttore sportivo della Next Gen, che piace anche al Pisa.
CHI VA E CHI VIENE. Lo step successivo riguarderà la costruzione della squadra. La necessità di risanare il bilancio comporterà la rinuncia al rinnovo di Di Maria, il mancato riscatto di Paredes e l’impossibilità, anche per la mancanza della Champions, di prolungare il contratto di Rabiot. Giocatori di peso, anche dal punto di vista degli ingaggi, tutti sui 7 milioni netti. Per il centrocampo del futuro il primo nome è Frattesi, sul quale la Juve lavora da tempo e per il quale bisogna vincere la concorrenza di Napoli, Inter e Roma. L’altro riflesso delle difficoltà economiche si ha sulle cessioni: tutti i pezzi pregiati della rosa sono cedibili di fronte ad offerte congrue. Il primo indiziato è Vlahovic: per il serbo si registra un’avanzata del Bayern Monaco, tanto che potrebbe essere lui il primo colpo della nuova dirigenza bavarese. La Juve chiede 80-90 milioni e sulle sue tracce ci sono pure Chelsea e Manchester United.
Il post Vlahovic potrebbe essere ancora Milik, il cui riscatto dal Marsiglia è stato al momento congelato. In uscita, attenzione pure a Chiesa e Szczesny. Il nucleo forte della nuova Juve sarà costituito dai giovani: Fagioli, Miretti, Iling-Junior (che pure piace molto in Premier League), Barbieri, Soulé, forse Kean (a meno di proposte allettanti). A loro si aggiungeranno i vari Danilo, Bremer, Bonucci, Rugani, Alex Sandro, Locatelli, Kostic, Perin, Gatti, Cuadrado (che dovrebbe rinnovare per un anno). Ma il vero e proprio nuovo acquisto dovrà essere Pogba. Il nuovo direttore sportivo dovrà anche sciogliere il nodo dei prestiti che torneranno alla base e che faranno sfumare 140 milioni di potenziali introiti. La lista è lunga e comprende Kulusevski, Arthur, McKennie e Zakaria. Proprio attorno allo svizzero c’è movimento tra Premier League e Bundesliga: la Juve punta a ricavare 20 milioni. Il futuro è adesso.
Per l’attaccante in arrivo offerte da 80-90 milioni: il club riflette
Pogba confermato Via Di Maria, Rabiot e Paredes. E Milik resta da riscattare