Effetto Lucio da Kim a Osi Napoli trema
L’addio di Spalletti può produrre conseguenze sul mercato: i dubbi di Victor, la clausola di Minjae
Stavano peggio quando sembrava che in realtà stessero meglio: un anno fa, l’estate dei veleni, i contratti polverizzati di Insigne e di Mertens (Insigne e Mertens), i petrodollari per Ospina (Ospina), il richiamo della Premier per Koulibaly (Koulibaly) e la sensazione che ormai non ci fossero più catene con le quali legarsi al Napoli, né un calcio sopportabile. Sono volati via undici mesi, il calcio ha dimostrato che i Progetti vanno oltre le bandiere, e adesso a Castel Volturno si respira un’aria diversa dal passato, forse persino nuova, che si mescola con la fiducia e l’ottimismo e tiene un po’ a bada, al di là dei cancelli, la paura. Però s’avverte un pizzico di trepidazione, sarà l’attesa o il sospetto che non sempre il destino possa aggiungere gloria, e l’addio di Spalletti, con quello presumibile di Giuntoli, un pizzico di curiosità la sparge: cosa cambia, adesso?
TUTTI CON LUCIO.
Il Napoli che ha (stra)vinto ha espresso calcio e però anche personalità, ha succhiato spessore a autorevolezza al proprio allenatore, è stato plasmato dal direttore sportivo che nell’ombra ha svolto le funzioni di competenza, anche il collante con la società, è quindi diventato gruppo, con un corpo e la sua anima che si sono sbarazzati dei fantasmi del passato. E poi, fedeltà, coesione, senso di appartenenza, empatia con quel tecnico dal quale sono stati rapiti: basta scorgere le statistiche o, meglio ancora, rituffarsi nella tendenza, nelle formazioni, nelle atmosfere di quel calcio, 4-3-3, Kim che ripete ad alta voce «scappa, scappa, scappa»; Di Lorenzo che non ne salta una fino a quando la matematica smette d’essere un’opinione e va ovunque; Lobotka che dirige e sistema (per sempre) Demme in panchina; Anguissa che ondeggia per definire le due fasi; e davanti, impossibile toccarli, Osi e Kvara, ma dentro un football trasgressivo, movimenti a entrare e a uscire, coperture.
CHI RIFLETTE.
Per la serie: tutti gli uomini di Lucio, ma proti prio tutti, sono persino quelli che hanno giocato di meno, mai una parola fuori posto, solo un’umanissima implorazione, come quella di Ostigard, che si è iscritto al partito di quelli che vorrebbero più spazio, magari altrove. Mentre Kim ha la sua finestra spalancata sul Manchester United, che dovrà versare qualcosina intorno ai 58 milioni di euro - 40 in più di quelli spesi nella scorsa estate da Adl - e Osimhen resta nel limbo, semplicemente perché neanche avendo una palla di vetro sarebbe possibile comprendere chi avrebbe la forza e il coraggio di presentarsi con 150 milioni e far saltare il banco nelle aree di rigore avversarie, l’addio da Spallet ti qualcosa genera, fosse anche un fremito. Osimhen è calcisticamente cambiato, si vede ad occhio nudo da un bel po’, ha compreso che nelle sue corde ci fosse pure altro, non soltanto la profondità: e se dovesse arrivare la tentazione, vai a capire cosa scatterà nelle dinamiche del nigeriano, senza un riferimento certo.
EHI, BABY.
Ma le marcature preventive che sarebbero i rinnovi, qualcosa hanno già prodotto: Anguissa, il termometro della fidelizzazione, ha allungato sino al 2025 (con opzione sino al 2027) e dunque non si muove; Lobotka potrà restare sino al 2027 (e l’opzione per lui è 2028) e semmai si dovrà capire cosa ne sarà di Gaetano, al quale Spalletti avrebbe disegnato un ruolo di play come vice Lobotka; o quello di Mario Rui, il professore, che ha appena compiuto 32 anni; e poi interrogarsi su Zielinski, per le dinamiche note di una scadenza imminente, fissata al 30 giugno del 2024. Ma il mercato ha tempi ragionevolmente lunghi e l’estate del 2022 ha un peso.
La società ha già blindato i rinnovi di Anguissa (2025) e di Lobotka (2027)
Ora deve capire che cosa fare con Mario Rui, Zielinski e Gaetano