Fiorentina a Praga sulle ali di Christian
L’ivoriano può essere la sorpresa, il fattore che crea squilibrio nella gara contro il West Ham quando serviranno forza, coraggio e doti di versatilità
Verso la finale di Conference, Italiano pensa a Kouame per tre ragioni: ha piegato la Roma, è duttile tatticamente, ha un’indole da guerrirero
Fattore K. Come Kouame, Christian Kouame per la precisione e per gradire. Forse sottovalutato (fattore e calciatore, l’ordine a piacimento), perché poco appariscente a causa di risultati personali non esaltanti che abbassano - a torto o a ragione, chissà - la percezione del valore, ma nemmeno poi da “disprezzare” al netto di disponibilità e generosità ampiamente riconosciute all’attaccante ivoriano in tutte le occasioni in cui Vincenzo Italiano, ad esempio, lo ha impiegato da centravanti al posto di Cabral e Jovic nei periodi di scarsa forma delle due punte di riferimento del reparto offensivo. Insomma, Kouame un ruolo in questa Fiorentina da sessanta partite e due finali in stagione ce l’ha avuto, così il fattore K esiste ed è un’arma in più in vista della sfida al West Ham che vale la Conference League: garantisce proprio il tecnico siciliano.
GIOCATORE IDEALE.
Che dopo averne riconosciuto i meriti in campo sabato scorso al termine della partita contro la Roma con un abbraccio pieno di tutto (antefatto: sotto di un gol, la squadra viola ha agguantato e sorpassato i giallorossi in una manciata di minuti grazie a Kouame che, subentrato al 75’, prima ha dato il la all’azione del pareggio con il cross trasformato in assist da Mandragora per Jovic e poi si è messo in proprio per consegnare a Ikone il più facile dei palloni da buttare dentro per il 2-1), Italiano ha così parlato del 25enne ex Genoa in sala stampa: «Se devo andare in guerra vorrei sempre uno come lui al mio fianco», ha dichiarato riferendosi ovviamente a Kouame. Più che un elogio per l’impatto eccellente sulla partita, il manifesto del giocatore ideale: dentro lo spogliatoio durante la settimana, da titolare, part-time, in panchina. Sempre. Mica riconoscimento da poco.
IL SORRISO DI CHRISTIAN.
E allora si torna all’assunto di partenza e se poi i numeri che riguardano il 25enne nato ad Abidjan, e cresciuto come giovane uomo e come calciatore a Sesto Fiorentino, non sono entusiasmanti (a un’occhiata superficiale), beh questo è un altro discorso. Vanno scavati, analizzati, interpretati e non per comodo. Intanto, i numeri dicono che ha segnato sì “soltanto” 5 gol (4 in campionato e 1 in Conference League) in 41 partite nelle tre competizioni affrontate dalla squadra viola, ma ci sono anche 8 assist dentro un minutaggio che è spesso stato condizionato dal dentro-fuori e da una discontinuità di impiego che non possono non avere avuto un effetto. Cinque gol e otto assist rimangono a dare un peso effettivo all’annata al di là del giudizio complessivo e, comunque, adesso quello che è stato non conta davvero più. Adesso conta la finale di Praga e basta, per prendersi un sogno/ traguardo che i tifosi viola, almeno in Europa, aspettano da oltre sessant’anni. Dove, la finale di Praga, non è nemmeno detto che la giochi subito,
Per lui cinque gol e otto assist nelle 41 partite giocate in stagione
anzi, ma anche quello conta il giusto: Italiano sa che ci può contare e Kouame sa come farsi trovare pronto alla chiamata dell’allenatore in qualsiasi istante per la partita che vale una stagione e molto di più. La partita in cui servirà la spinta di Cabral e il talento “grintoso” di Nico Gonzalez, la solidità di Amrabat e lo strapotere fisico di Milenkovic, l’intelligenza calcistica di Bonaventura e l’esperienza di Biraghi, l’entusiasmo di Dodo e la personalità di Mandragora. Ma la Fiorentina e Italiano andranno all’unica “guerra” che abbia un senso (la ricerca della vittoria su un campo di gara) col sorriso di Christian Kouame.