Corriere dello Sport

«Coppa al West Ham Gli Inglesi sono il top»

L’ex bandiera degli Irons, oltre 15 anni nel club dei sobborghi di Londra come centrocamp­ista e in panchina, legge la finale di Conference

- di Andrea Giannattas­io FIRENZE

Redknapp: «Nessun calcio è pari al nostro e così a Praga gli Hammers vinceranno. Bowen è super»

Quella Coppa delle Coppe sollevata a Wembley nel 1965, davanti a quasi centomila spettatori, Harry Redknapp l’ha soltanto sfiorata. Non si immaginava, ancora ragazzino ma già con l’etichetta di uno tra i migliori talenti del settore giovanile del West Ham, che quel trionfo firmato da Alan Sealey (stese con una doppietta in soli tre minuti il Monaco 1860) sarebbe stato l’unico successo in campo internazio­nale degli Hammers fino alla “sua” coppa Intertoto, vinta nel 1999: «Ero presente allo stadio quel giorno di maggio di 58 anni fa ma ancora non avevo fatto l’esordio tra i profession­isti, che sarebbe avvenuto solo tre mesi dopo. Quant’è cambiato da allora il pallone… Pensi che sono cresciuto ammirando il calcio italiano eppure oggi le gerarchie si sono ribaltate: prima i top player giocavano in Serie A, adesso è il contrario» racconta l’ex tecnico, che con la maglia degli Irons ha giocato 149 partite segnando 7 gol, prima di diventarne allenatore tra il 1994 e il 2001.

Redknapp, il calcio inglese, dunque, continua a fare scuola.

«È il migliore che ci sia. Due squadre della Premier League in altrettant­e finali europee vorranno pur dire qualcosa. Certo, si potrà obiettare che ci sono arrivate anche tre formazioni italiane. Ma reputo che il tipo di calcio che offre in questo momento l'Inghilterr­a sia ancora il migliore. La riprova? Oggi la squadra più forte al mondo è il Manchester City».

Che dunque, nei suoi pensieri, supponiamo che partirà favorito nella finale di Champions contro l’Inter...

«Assolutame­nte. E la vincerà, non ho dubbi. Il City è una squadra incredibil­e, il collettivo che esprime in assoluto il miglior calcio visto probabilme­nte in tutta la storia della Premier».

Noi però volevamo chiederle qualcosa sulla finale del “suo” West Ham con la Fiorentina, in Conference. Immaginiam­o che la seguirà interessat­o...

«Certo. E come in tutte le finali le due squadre partiranno alla pari, almeno sulla carta, anche se credo che il West Ham abbia nel complesso valori superiori rispetto ai viola. Se dovessi fare un pronostico, direi che a Praga finirà 2-1 in favore degli Hammers».

La sentiamo molto convinta.

«Non deve ingannarvi il campionato dei ragazzi di Moyes. Quello è stato tutt’altro che esaltante ma gli Hammers restano un gruppo molto pericoloso. La classifica dice altro ma credo che, per valori, il West Ham avrebbe dovuto finire l’annata nei primi dieci posti della Premier. Quando la squadra è nella sua forma migliore, è in grado di battere chiunque».

Il percorso in Conference League invece è stato esaltante: come se lo spiega?

«Intanto parliamo della terza coppa europea, dove i valori sono decisament­e livellati verso il basso. Forse anche per questo motivo tutti in Inghilterr­a erano convinti in partenza che il West Ham sarebbe arrivato in finale: sulla carta era la squadra più forte e partita dopo partita le previsioni sono state confermate. Il lavoro di Moyes nel restituire un’identità europea agli Hammers è stato ottimo».

Dunque vincere la Conference, per lei, avrebbe poco valore?

«No, affatto. A chi sostiene questo io rispondo che vincere è sempre bello. E sono certo che la presenza in massa dei nostri tifosi sarà determinan­te».

C’è un giocatore al quale la Fiorentina dovrà fare più attenzione?

«Spendo volentieri il nome di Jarrod Bowen, quello che io amo chiamare il “giocatore ovunque”: corre sempre e lavora tanto per la squadra. La sua storia dovrebbe essere un esempio per quei giocatori che oggi vogliono affacciars­i al mondo della Premier: lui è arrivato al West Ham dopo anni di semi-profession­ismo e di Championsh­ip ma adesso è uno dei leader della squadra. Non penso ci sia niente di più bello».

Allora, forse, è la difesa un reparto in cui il West Ham è più carente? 55 gol subiti in campionato sono tanti...

«No, non sono d’accordo: guardi di quali giocatori è composta la retroguard­ia di Moyes. Zouma è un grande centrale e lo stesso si può dire di Aguerd. Ma quello che più di ogni altra cosa mi impression­a del West Ham è che tutti difendono e tutti attaccano insieme. Tra i giocatori più pericolosi, anche da calcio piazzato, c’è sicurament­e Soucek e insieme a lui Rice, che oltre ad essere diventato un punto fermo della Nazionale adesso è un giocatore seguito dal Chelsea e dal Bayern Monaco».

E della Fiorentina che dice? Le è mai capitato di seguirla?

«Guardo spesso il calcio italiano, mi è rimasta un po' la stessa passione di quando ero giovane. Però confesso che di recente mi sono concentrat­o soprattutt­o su Juventus, Milan ed Inter: ho apprezzato molto il derby in Champions tra le due milanesi. Tempo fa però mi è capitato di vedere proprio la semifinale di ritorno della Fiorentina con il Basilea in Conference League. Devo ammetterlo, è una squadra… poco italiana per il modo che ha di attaccare e soprattutt­o di difendere (ride, ndr)».

Vede analogie tra la finale del 1965 e quella di mercoledì prossimo, Redknapp?

«Gli Hammers erano allora una società poco abituata a vincere, così come lo sono adesso: sotto queso aspetto, la storia è cambiata ben poco. Se non altro in quegli anni, a differenza di oggi, il West Ham poteva vantare il miglior settore giovanile d’Inghilterr­a: non è un caso che quella coppa sia stata vinta grazie a due prodotti del vivaio del club, ovvero il capitano Moore e il bomber Hurst».

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 ?? GETTY AFP ?? Due immagini di Harry Redknapp, 76 anni, oltre 10 anni tra giovanili e prima squadra nel West Ham e 7 da manager: in alto riceve l’inchino di Pep Guardiola, a sinistra in una partita contro Roberto Mancini
GETTY AFP Due immagini di Harry Redknapp, 76 anni, oltre 10 anni tra giovanili e prima squadra nel West Ham e 7 da manager: in alto riceve l’inchino di Pep Guardiola, a sinistra in una partita contro Roberto Mancini

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