«Il Perugia in C ma non l’ho mai fatto fallire»
Resa dei conti a Perugia. Con la piazza ammutinata contro il patron Massimiliano Santopadre e l’azionista di riferimento del club che snocciola i risultati degli ultimi 12 anni, da quando cioè, è alla guida della società umbra. Un elenco di cui andare orgogliosi, secondo l’industriale capitolino, ma non sufficiente a rasserenare gli animi dopo una retrocessione amarissima e una crisi che viene da lontano con la città. In una nota sul sito del club, il presidente mette in fila i fatti da quando è al Perugia, non sempre anni fallimentari. Anzi. «Tre campionati vinti arrivando al primo posto; 1 play off di Lega Pro arrivando 2º in campionato; 2 Supercoppe di Lega Pro; 8 tornei di B con 5 play off per la A disputati; un 10º posto; una retrocessione ai play out ai rigori dopo aver ottenuto 45 punti in campionato; una retrocessione con 39 punti da terzultimo. E poi ancora 6 giocatori convocati nelle nazionali maggiori di cui 3 italiani (Politano, Mancini, Spinazzola) e decine di calciatori oggi in A». Insomma, fatti concreti, invitando tutti a riflettere un po’ di più. Anche perché, ricorda Santopadre, «l’ennesimo comunicato degli ultras che mi intimano di andare via e che addirittura mi fanno “terra bruciata intorno” come se fossi l’ultimo dei delinquenti» non tiene conto del fatto «che sono retrocesso ma ho evitato di far fallire il club. Nello sport purtroppo si vince e si perde. Ma neanche a chi ha fatto disastri economici o fallimenti sono state rivolte parole tanto dure come quelle usate nei miei confronti non solo dai tifosi ma anche e soprattutto da chi, quando vincevo, mi chiedeva il posto vicino in tribuna». Insomma, Santopadre non cerca alibi. Ma ricorda a tutti che la società è in vendita dal 2017. Anche se nessuna offerta concreta è stata mai ricevuta dalla proprietà «solo chiacchiere fatte da intermediari che al telefono mi proponevano cifre a cui non sono mai seguiti atti ufficiali». Ma il tempo è finito, perché bisogna iscrivere la società entro il 20 giugno e ci sono 2 milioni di euro da versare per stipendi e contributi a tesserati e dipendenti. Servirà un aumento di capitale. «E il tempo delle chiacchiere è finito», dice Santopadre amareggiato, per un Perugia diventato una polveriera. E non da ora!
«La società resta in vendita. Ma ora servono fatti non chiacchiere»