Corriere dello Sport

Vinci: «Le nostre tenniste come una miniera d’oro»

Commentatr­ice tv, appassiona­ta di padel con tanti sogni nel cassetto

- R.g.

Dopo una carriera in cui con successo è riuscita a trovare la sintesi tra estetica ed efficacia, Roberta Vinci, impegnata in questi giorni con Eurosport al Roland Garros, sta scoprendo quanto delicato sia riuscire a tradurre le sue conoscenze in un linguaggio limpido e chiaro. I risultati colti dalle azzurre finora l’hanno costretta agli straordina­ri: «Abbiamo vissuto delle belle giornate, possiamo essere contenti di queste ragazze. Si parla tanto di tennis maschile, come è giusto che sia, ma secondo me stiamo migliorand­o anche in quello femminile: non abbiamo una top10 ma tante ottime giocatrici che stanno crescendo, che vincono dei tornei. Ne schieravam­o sei nel tabellone principale del Roland Garros. Dobbiamo essere contenti e positivi».

«Potenza e forza, si pensa meno e si spinge di più: tutto cambia»

Alcuni di questi risultati sono state delle sorprese.

«Cocciarett­o è una bella iniezione di fiducia. C’erano state la vittoria di Errani, che nonostante l'età ha battuto un’ottima giocatrice, e quella di Giorgi contro Cornet. Paolini ha colto un altro grande successo, era reduce dal WTA125 di Firenze, e non dimentichi­amoci del titolo vinto da Bronzetti a Rabat pochi giorni fa. Non possiamo lamentarci».

Il circuito femminile è in cerca di leadership?

«Dopo Serena ci sono stati due anni dominati da Swiatek e adesso Iga sta calando un po’ anche per via di qualche infortunio. Oltre a Sabalenka e Rybakina, sono tante le giocatrici che sentono di poter far bene in qualsiasi torneo».

Come vede l'evoluzione del gioco femminile?

«Il tennis si sta evolvendo in direzione della potenza e della forza, si pensa meno e si spinge di più. Noi eravamo giocatrici diverse che sapevano gestire meglio il gioco dal punto di vista tattico: rovesci in slice, discese a rete. Oggi chi ha forza nel servizio e in risposta sa di avere un vantaggio».

Come si colma questo gap?

«Valutando le qualità tennistich­e di ciascuna giocatrice. Si può non essere potenti ma compensare con una grande mano e con grande sensibilit­à. Madre Natura non dà a tutti le stesse carte».

Come valuta la Nazionale qualificat­asi per le Finals di BJK Cup di Siviglia?

«La vedo bene. La settimana di BJK Cup è diversa da quella di ogni altro torneo. Le nostre sono un gruppo affiatato e compatto, e giocare per la Nazionale ti spinge a dare sempre qualcosa in più. Garbin è un’ottima capitana e a Siviglia con Francia e Germania potremo dire la nostra. Io ho fiducia».

Anche lei ha subito il fascino del padel.

«Sì, però sto ricomincia­ndo anche a giocare e, chissà, magari mi butterò anche io su qualche torneo Legends. Un doppio non mi dispiacere­bbe. Il tennis è stata tutta la mia vita, mi piacerebbe rimanere in questo ambiente per offrire un po’ della mia esperienza: ho sofferto e gioito, ho capito tanto dai miei errori e sarebbe bello trasmetter­lo a qualche giocatrice. Sono a disposizio­ne».

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Roberta Vinci (40 anni)

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