L’atletica del futuro apre all’innovazione Arrivano le piste corte anche all’aperto
E dal primo gennaio verranno ufficialmente riconosciuti alcuni record “mini” outdoor
Con il calcio l’atletica è indiscutibilmente lo sport più praticato in ogni angolo del mondo. Ma a Seb Coe, il pluricampione olimpico del mezzofondo e alla guida di World Athletics dal 2015, la regina delle Olimpiadi ha ancora ampie praterie da esplorare. Da qui l’affascinante progetto di introdurre dal prossimo anno un programma gare su piste di 200 metri anche all'aperto, da affiancarsi ovviamente a quello sul tradizionale anello di 400 metri.
DIFFERENZE.
Da 150 anni l’atletica si differenzia nettamente tra l’attività all'aperto e quella indoor su mini-piste di 200 metri, che a volte sviluppano anche solo 160 metri come in molti impianti al chiuso negli Stati Uniti. Dal primo gennaio invece verranno riconosciuti ufficialmente anche i record ottenuti sulle innovative short-track outdoor. Sebbene non proprio in tutte le specialità. L’approvazione definitiva dovrebbe arrivare al congresso di W.A. In programma a metà agosto, alla vigilia dei Mondiali di Budapest. Mentre dal 1° novembre verrano pubblicate caratteristiche tecniche e modalità delle competizioni sulle mini piste.
Queste le distanze che saranno riconosciute come record, a livello maschile e femminile con la sigla “sh”: 200, 400, 800, 1500, miglio, 3000, 5000, 3k e 5k marcia, pentathlon ed eptathlon oltre a 4x200 e 4x400.
«Con questo nuovo formato gare vogliamo esplorare soluzioni innovative, non più lidi. mitate solo all’attività in sala, nata sostanzialmente nell’emisfero nord nel periodo invernale, favorendo così l’attività anche in quello australe - ha chiarito Seb Coe, che domani sarà al Golden Gala di Firenze, città a lui cara per avervi stabilito il record del mondo degli 800 nel 1981 rimasto inviolato per ben 16 anni - Organizzare manifestazioni su piste più corte sarà anche più agevole perché non occorrono grandi staNel senso che i mini-anelli potranno essere collocati anche nelle piazze o altri luoghi più adatti nel cuore delle città».
COME IL NUOTO.
L’atletica codifica così una nuova attività che il nuoto ha sperimentato con successo da molti anni con i campionati in vasca corta di 25 metri. Diverso invece il discorso in rapporto allo short track del ghiaccio, disciplina altamente specialistica che poco condivide con il pattinaggio velocità.
L’introduzione dell’attività su piste ridotte anche all’aperto non vuol dire penalizzare il programma indoor, sia a livello nazionale, continentale o mondiale. Ciò significa che in futuro, dopo una dovuta fase sperimentale, potranno essere introdotti tre distinti modelli di campionati.
«Gli sviluppi che si potranno avere sono molteplici - aggiunge Coe, prossimo candidato alla successione di Thomas Bach alla presidenza del Cio dopo i Giochi di Parigi del 2024 - Questa tipologia di atletica, che definirei moderna, potrà svolgersi anche in luoghi suggestivi come gli shopping mall, allargando in misura significativa l’offerta favorendo sia la partecipazione degli atleti che la presenza di pubblico».
Il vantaggio consiste anche nella possibilità di utilizzare mini strutture in forma temporanea, trasferendo i pistini indoor all'esterno. Offrendo più opportunità a quelle nazioni
e città che non sono dotate di palasport in grado di ospitare una pista di 200 metri indoor (vedi Roma, caso unico tra le capitali d’Europa).
C’è chi teme però che con l’affermazione del “prodotto short track”, sarà sempre più insignificante la distinzione tra attività all’aperto e al coperto, dove pure alcuni record sono già stati equiparati a quelli outdoor. Un’evoluzione che dovrà ridisegnare le regole tra le due attività. Non ci sarà invece alcuna ulteriore distinzione per le specialità di pedana, come alto, asta, lungo, triplo e peso.
MEZZOFONDO.
Tra le novità tecniche, che entreranno in vigore già a fine agosto ai Mondiali di Budapest invece c’è quella delle qualificazioni alle finali del mezzofondo: saranno eliminati i tempi di recupero con accesso diretto alla finale, mettendo di fatto un freno alle noiose semifinali tattiche. L’ultima volta che un atleta si è qualificato alla finale dei 1500 maschili in base al miglior tempo di recupero ottenuto nella prima semifinale risale nientemeno che all’edizione di Parigi 2003.
Coe: «Con questo format vogliamo sperimentare nuove soluzioni»