Misano, irrompe Bassani «L’obiettivo? Il podio»
«In Superbike il primo anno le ho prese, ora ho imparato Ambizioso, punto al Mondiale»
Un nome ispirato a un personaggio cinematografico (Axel Foley, interpretato da Eddie Murphy in Beverly Hills Cop), una provenienza territoriale più da sciatore o ciclista che da motociclista, un approccio fuori dagli schemi, quasi d’altri tempi. Axel Bassani è uno dei personaggi emergenti del mondiale Superbike, ovviamente anche per merito dei risultati, dato che lo scorso anno assieme al Team Motocorsa, con la Ducati Panigale V4 R ha primeggiato tra i “non ufficiali”. A Misano, dove nel weekend si corre la tappa del Mondiale, il 23enne è un uomo tra i più attesi, anche per via della collisione - e la conseguente alta tensione - con il compagno di marca Michael Ruben Rinaldi a Barcellona. Un episodio che potrebbe influenzare la candidatura di Axel per la squadra ufficiale Ducati, ma di certo ciò che manca al bellunese di Feltre non sono le proposte per il futuro.
Come si definisce l’uomo Bassani?
«A parte quando mi alleno, non voglio prendermi troppo sul serio. Non amo andare a ballare, ho sempre odiato i luoghi troppo popolati, preferisco una cena a casa con gli amici».
E il pilota invece?
«Un “bastardo” quando serve, dato che dopo averle prese nel primo anno in Superbike ho iniziato anche a darle, ma rispetto tutti i colleghi: non faccio vigliaccate, tipo seguire troppo qualcuno».
L’avventura nel Motomondiale è finita a 17 anni, poi è arrivato il rilancio con le derivate dalla serie.
«Ho sempre fatto un po’ fatica. Nel 2014 restai a piedi per mancanza di budget. Nel 2017 il salto in Moto2 fu un errore: eravamo soltanto io e mio padre, un po’ in balia di noi stessi. Mille volte ho temuto che fosse finita: non ho mai creduto a chi dice che non ha mai mollato, tutti hanno il loro momento di sconforto. Nel 2017 mi era passata la voglia di correre, che per fortuna è tornata. E sono qui in SBK».
Sorpreso per quanto ha raccolto in questa categoria?
«Da pilota pensi sempre di avere la stoffa giusta, ma non mi aspettavo di salire sul podio già al primo anno, e poi di essere il migliore tra gli indipendenti. Ho acquisito consapevolezza, ora sento di essere dove volevo».
Come spiega il suo approccio rilassato?
«Al team non serve un pilota agitato. In alcuni momenti anche io batto i pugni. Devi essere arrabbiato quando serve, non sempre».
La sua trasferta in furgone in Francia è diventata celebre: ha fatto altre cose “non convenzionali”?
«Per me anche la trasferta in furgone è una cosa normale. A me piace la Superbike perché è ancora “vera”, puoi fare le interviste in ciabatte».
L’obiettivo è una moto ufficiale per il futuro?
«Ho iniziato la stagione puntando al team ufficiale Ducati, e in generale vorrei andare in una squadra factory, è l’unica via per poter conquistare il Mondiale».
Cosa si aspetta dalla prima tappa di casa a Misano?
«I test sono andati bene, anche se non c’era stato il caldo torrido che ci aspettiamo in questo fine settimana. L’obiettivo mio e del team è sempre il podio, ma non sarà semplice».