Rinaldi: Con la Romagna dentro vado veloce e sogno la vittoria
Il round di Misano della Superbike scatta oggi e nessuno più di lui ci tiene «Buona occasione per far bene e puntare al rinnovo del contratto»
- Il round di Misano della Superbike scatta oggi, e se c’è uno che sogna di vestire i panni del profeta in patria quello è Michael Ruben Rinaldi. Del resto il pilota del Team Ducati Aruba - nato da padre italiano e madre venezuelana - vive a pochi metri dal tracciato intitolato a Marco Simoncelli, e vuole rivivere un weekend dorato come quello del 2021, dove conquistò due vittorie e un secondo posto. Un risultato positivo sarebbe anche il perfetto modo per convincere il suo attuale team a scommettere nuovamente su di lui, firmando il rinnovo del contratto per il 2024.
Rinaldi, si sente obbligato a fare bene a Misano?
«Dopo i test sono consapevole della mia velocità su questa pista, sarà una buona occasione per ottenere risultati, utili per firmare contratti e condurre trattative».
Come convincerebbe Aruba a firmare il rinnovo?
«Il mio obiettivo è quello di continuare con questi colori, perché vorrei raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati dai tempi della Stock1000. Non devo implorare nessuno per restare, dato che le moto libere sono diverse».
Qual è il bilancio del primo terzo di stagione?
«I punti persi sono stati tanti. La velocità, tranne ad Assen, c’è sempre stata, il che mi regala tanta sicurezza».
Non sono mancate le critiche nei suoi confronti in queste settimane. Si sente bersagliato?
«Faccio un lavoro che ti pone in vista, è normale che quando le cose non vanno come sperato qualcuno possa criticare. Un commento di un tifoso è un qualcosa di normale, occorre darci il giusto peso. Mio dovere da professionista, accettare le critiche e dare il massimo sempre».
E sottovalutato invece?
«Non ci ho mai pensato. La mia passione è il mio lavoro, il che mi ha consentito di arrivare dove sono ora. Per il resto devo restare sul pezzo».
In tanti paragonano i suoi risultati
a quelli del suo compagno Bautista.
«Alvaro in questo momento è davvero forte, e sulla Ducati fa cose che ad altri non riescono. Io a volte ci riesco, in alcune pista, ma lui è il più forte».
C’è un aspetto della sua personalità che vorrebbe far conoscere?
«In questi anni ho capito che al pubblico arriva solo una parte di me e mi dispiace».
In cosa si sente romagnolo? In
cosa invece venezuelano?
«Romagnolo direi quasi tutto, a partire da come parlo, come mangio e come gioco a briscola. Essendo nato in Romagna sento la cultura romagnola, e il 90% di me è romagnolo. Il lato venezuelano lo sento meno: lo vedo d’estate quando mi abbronzo in maniera incredibile. A parte ciò parlo spagnolo, e quando incontro un sudamericano c’è una certa connessione. La Romagna comunque la sento molto più casa mia».