Italia e Bertolini finale da riscrivere
La ct lascerà dopo il Mondiale: col Sudafrica ottavi o ultima gara In corsa Spugna e Montemurro
Icicli iniziano e finiscono. Quello di Milena Bertolini sulla panchina dell’Italia femminile è sui titoli di coda, a prescindere da come andrà la sfida di domani mattina contro il Sudafrica, decisiva per il passaggio del turno agli ottavi di finale dei Mondiali. Il suo mandato va avanti da sei anni, uno in più rispetto a quello del suo predecessore, Antonio Cabrini. Sotto la gestione Bertolini il movimento azzurro ha raggiunto i Mondiali per la terza volta nella storia, 20 anni dopo l'ultima volta. Era il 2018. Le cose poi in Francia sono andate benissimo con le azzurre che sono uscite ai quarti di finale facendo innamorare un Paese intero. Ma la spinta si è interrotta, in primis con un Europeo disastroso. L’avventura bis ai Mondiali invece sta andando in linea con le aspettative al di là dei limiti messi in mostra contro la Svezia. Tra errori tattici e scelte discutibili. L’Italia però non ha un bel gioco, crea poco e segna ancora meno da almeno un biennio. Bertolini ha comunque avuto il coraggio di puntare sulle giovani in extremis, lasciando fuori dal progetto dei totem (vedi Gama), lanciando le baby Dragoni e Beccari e inventando Girelli centrocampista, uno degli spiriti guida dello spogliatoio azzurro. «Contro il Sudafrica sarà una finale. Dipende tutto da noi», ha detto Girelli.
QUANTI NO. Il toto nomi per la guida tecnica dell’Italia femminile è già partito da un pezzo. L’idea di base è tornare al passato, affidando la panchina a un uomo, anche se poi si sono alzate le quotazioni di Patrizia Panico (ex Fiorentina). Per il momento sono arrivati solamente solamente dei “no, grazie”. Senza margini di manovra. Alberico Evani ha declinato l’offerta, la stessa cosa ha fatto Attilio Lombardo. Due ex giocatori dal curriculum importante che stanno nel giro azzurro, che lavorano a stretto contatto con Roberto Mancini. Ma la ricerca si è spostata anche fuori. La federazione, infatti, ha provato a sondare il terreno, prima dei Mondiali, per ingaggiare Andrea Stramaccioni, ma pure in questo caso, in maniera rispettosa, l’allenatore reduce dall’avventura in Qatar non ha accettato la proposta. Anche perché non conosceva né il materiale umano a disposizione, né le dinamiche di uno spogliatoio femminile, né il campionato di Serie A.
IPOTESI DIFFICILI. In Italia gli allenatori più apprezzati sono due: Alessandro Spugna della Roma e Joe Montemurro della Juventus. Il primo per le idee innovative, il secondo per l’esperienza maturata tra Australia e Inghilterra. Ipotizzare un doppio mandato risulta difficile, ma i nomi, stringendo il cerchio ai veri conoscitori del circuito femminile, non sono molti se davvero si vuole ripartire per alzare il livello dell’Italia.