Corriere dello Sport

Cocciarett­o: La mia vita? Sacrifici e voglia di ballare

«Ora sono più desiderosa di superare certi limiti Sono a metà strada del percorso in giurisprud­enza»

- Di Edoardo Innocenti

Dopo il trionfo a Losanna è diventata n.30 del mondo, prima tra le italiane

«La vita del tennista è dura? Io credo che la vita in generale sia dura. Perché se vuoi fare qualcosa di importante i sacrifici devi metterli in conto». È diventata grande Elisabetta Cocciarett­o, e ci è riuscita in fretta. Forse perché, a differenza della maggior parte dei colleghi, la ventiduenn­e marchigian­a aggiunge alle partite e agli allenament­i quotidiani le ore di studio che la facoltà di giurisprud­enza dell’Università di Camerino richiede.

A Losanna l’azzurra, nuova numero 30 del mondo nonché prima italiana della classifica WTA, ha conquistat­o il primo titolo in carriera nel circuito maggiore: lo ha fatto uscendo vincitrice da cinque battaglie serrate che l’hanno messa a dura prova dal punto di vista fisico e mentale. Il successo in finale contro la francese Clara Burel (7-5 4-6 6-4 il punteggio) è stato una liberazion­e, ma non è avvenuto per caso. Nei mesi scorsi, infatti, “Coccia” ha superato per la prima volta tre turni al Roland Garros e tre a Wimbledon: oramai, messi alle spalle i problemi al ginocchio sinistro degli ultimi anni, è diventata giocatrice vera.

Elisabetta, che sapore ha il primo titolo WTA?

«È stata una settimana dura conclusa con un titolo inaspettat­o. Mi sono presentata a Losanna con pochi allenament­i nelle gambe e l’obiettivo di giocare più partite possibile, quasi volendo sfruttare i match per tornare in forma. Nessuna pretesa sui risultati e le prestazion­i. Piano piano sono cresciuta, al netto di comprensib­ili alti e bassi, non ho mai mollato e sono orgogliosa di essere riuscita a lottare punto dopo punto dall’inizio alla fine del torneo».

Cosa ha pensato prima del match point in finale?

«Mi sono detta “Vatti a prendere il punto, lei non te lo regalerà”. Non potevo essere titubante, dovevo spingere. “Adesso o mai più”. Mi sono piaciuta, ho fatto ciò che dovevo fare in un momento così delicato».

Qual è stata la chiave del successo?

«Sapevo di dover tenere duro contro avversarie forti. Ho allontanat­o i pensieri negativi, non ho mai accettato l’idea di perdere. Durante questa stagione, al contrario, mi è successo di darmi per vinta, di vedermi sconfitta prima del termine della partita. È stato determinan­te focalizzar­mi sempliceme­nte sul punto da giocare e da vincere, senza andare troppo oltre con la mente».

A chi dedica il successo?

«La Federazion­e mi ha sempre supportato, la mia famiglia mi segue sempre e l’Associazio­ne Tennis Tolentino mi sostiene quotidiana­mente. Però in cima a tutto e tutti c’è coach Fausto Scolari che da 6 anni mi sopporta ogni giorno dentro e fuori dal campo. Sicurament­e questo trofeo è anche suo».

Ci racconta il suo rapporto con

coach Scolari?

«Ci conosciamo da quando ero una bambina perché lui allenava Federica Rossi, giocatrice che faceva la mia stessa attività. Nel 2016 abbiamo iniziato a lavorare insieme e l’anno successivo è diventato il mio allenatore a tempo pieno. A marzo 2017 non avevo classifica mondiale Junior, domenica ho vinto un torneo WTA. Ne stiamo facendo di strada...»

Possiamo dire che quella attuale sia la miglior Cocciarett­o di sempre?

«Probabilme­nte è la Cocciarett­o più motivata e con più voglia di superare certi limiti. Io ho sempre desiderato crescere: a 16 anni ho lavorato anche su alcuni aspetti del mio carattere che non andavano bene per raggiunger­e certi traguardi. Ma adesso è diverso. Non mi sento per niente appagata da questa vittoria, non guardo la classifica, i numeri. Ho capito che le cose semplici fanno la differenza, basta restare concentrat­i sul presente».

E adesso che obiettivi si pone?

«Voglio giocare con continuità e stare bene fisicament­e. A inizio anno Fausto mi ha detto “Il tuo obiettivo deve essere giocare tutta la stagione, cosa che non sei mai riuscita a fare”. Sembra scontato ma non lo è. E poi torno al discorso sul carattere: devo ancora cambiare delle cose per potermi esprimere davvero al 100% in ogni torneo».

Fuori dal campo come va la carriera universita­ria? «Tre settimane fa ho dato la prima parte dell’esame di diritto commercial­e. Ora sto preparando la seconda. Più o meno sono a metà del mio percorso di giurisprud­enza».

Ha tempo e modo di dedicarsi anche ad altre passioni?

«Quando torno a casa mi piace uscire con le mie amiche. Porto San Giorgio è un paese piccolo, ci conosciamo tutti e l’estate è tutto più bello. E non nascondo che mi piace molto anche ballare».

Ma di occasioni per farlo non gliene capitano molte. Le pesano tutti i sacrifici che fa?

«È una scelta. Come quella di dedicarsi a tempo pieno allo studio. Io credo che, in assoluto, chi vuole fare qualcosa di importante debba mettere in conto i sacrifici per riuscirci. Alcuni tipi di vita sono duri? No, la vita in generale è dura. I sacrifici ci sono per tutti. A me peserebbe di più restare a casa senza fare ciò che amo, giocare a tennis. Poi, quando capita, mi piace svagarmi con altro».

«Mi peserebbe restare a casa senza fare ciò che amo, il tennis»

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ANSA Elisabetta Cocciarett­o (22 anni) a Losanna

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