«Ennis e personalità: il trionfo è nato così»
Bucchi: «Con Milicic, Napoli ha imparato a non sentirsi mai predestinata alla sconfitta»
Diciotto anni fa era il Napoli di Greer “Lynncredible”, di Stefannson, di Rocca. Era la Carpisa che conquistò la Coppa Italia contro la Virtus Roma del leggendario Bodiroga. In panchina c’era Piero Bucchi, coach dallo sguardo serio il cui cuore venne toccato dalla gioia dei tifosi e di un’intera città. Domenica la “pazzia” si è ripetuta a Torino grazie ad una straordinaria GeVi, capace di piegare la corazzata Milano. «Quest’ultimo trionfo parte da lontano - commenta Bucchi -. È un piacere che Napoli sia tornata stabilmente nel basket che conta grazie ad un gruppo di imprenditori seri. In passato ci sono state varie persone che hanno fatto un po’ finta di occuparsi della pallacanestro a Napoli. Invece Grassi e i suoi soci hanno garantito prima la promozione e poi la permanenza in A. Questo successo, oltre ai grandissimi meriti di coach Milicic, è arrivato grazie a loro: hanno dato la possibilità al club di costruire davvero qualcosa».
Il tecnico croato Milicic, pratica un basket particolare che potrebbe sembrare un corri e tira e che invece non lo è. Adotta difese aggressive e adattate. Che ne pensa di lui?
«Al al di là degli aggiustamenti tattici, che sono sicuramente interessanti, lui ha dato grande importanza agli esterni: Pullen, Zubcic, Sokolowski, Ennis sono quattro specialisti che nella pallacanestro europea ne hanno viste di tutti i colori e che hanno un grande impatto sulle gare, oltre a possedere grande personalità. Pullen, che io ho allenato a Brindisi, ha segnato la tripla decisiva: bisogna avere le palle per fare una roba simile».
Cosa le piace di più di Milicic?
«Ha dato a Napoli una mentalità ben precisa: quella di non subire mai, di non sentirsi mai predestinati alla sconfitta. Domenica è stato determinante l’aver chiesto alle sue guardie di attaccare in “1c1”, così come era accaduto in semifinale contro Reggio Emilia. L’attacco sembra libero, in realtà si basa sulla personalità di quei quattro giocatori»
L’allenatore dà fiducia senza limiti a tutti: ha notato che Zubcic tira qualsiasi cosa gli passi per le mani?
«C’è qualcuno che può avere più “licenza di uccidere di altri”, come appunto Zubcic».
A noi il play Ennis sembra di un altro pianeta: concorda?
«Ha una grandissima padronanza delle emozioni: tiene sempre sotto controllo la situazione sia emotiva sia tecnica. Capisce quando deve affondare lui e quando invece dare spazio ai compagni. Non a caso è stato il miglior assist man della Coppa. Gran parte del successo della squadra è passata dalle sue mani. E’ un uomo di importanza chiave per la GeVi».
Il suo Napoli del 2006 batté in finale la Virtus Roma. C’è una similitudine tra i due successi napoletani?
«Il basket è molto cambiato negli ultimi diciotto anni. Quello che accomuna le due vittorie è il fatto che nessuna delle due formazioni partiva con i favori del pronostico. E nelle gare secche sicuramente aiuta»
Come spiega, al di là dei meriti della GeVi, la sconfitta della favoritissima Milano?
«Quando hai una pressione come quella che c’era sull’Olimpia, e l’avversario gioca in maniera così aggressiva, diventa tutto più difficile. Ecco, Brescia e Milano hanno sentito il peso di dover vincere. Il loro problema non è stata tanto la presunzione, quanto la voglia di chiudere la gara in fretta: è qualcosa di psicologico che afferra la squadra. E a quel punto gli avversari possono infierire».
«Il play sa tenere sotto controllo le situazioni tecniche ed emotive»