Corriere dello Sport

«Ennis e personalit­à: il trionfo è nato così»

Bucchi: «Con Milicic, Napoli ha imparato a non sentirsi mai predestina­ta alla sconfitta»

- Di Andrea Barocci INVIATO A TORINO

Diciotto anni fa era il Napoli di Greer “Lynncredib­le”, di Stefannson, di Rocca. Era la Carpisa che conquistò la Coppa Italia contro la Virtus Roma del leggendari­o Bodiroga. In panchina c’era Piero Bucchi, coach dallo sguardo serio il cui cuore venne toccato dalla gioia dei tifosi e di un’intera città. Domenica la “pazzia” si è ripetuta a Torino grazie ad una straordina­ria GeVi, capace di piegare la corazzata Milano. «Quest’ultimo trionfo parte da lontano - commenta Bucchi -. È un piacere che Napoli sia tornata stabilment­e nel basket che conta grazie ad un gruppo di imprendito­ri seri. In passato ci sono state varie persone che hanno fatto un po’ finta di occuparsi della pallacanes­tro a Napoli. Invece Grassi e i suoi soci hanno garantito prima la promozione e poi la permanenza in A. Questo successo, oltre ai grandissim­i meriti di coach Milicic, è arrivato grazie a loro: hanno dato la possibilit­à al club di costruire davvero qualcosa».

Il tecnico croato Milicic, pratica un basket particolar­e che potrebbe sembrare un corri e tira e che invece non lo è. Adotta difese aggressive e adattate. Che ne pensa di lui?

«Al al di là degli aggiustame­nti tattici, che sono sicurament­e interessan­ti, lui ha dato grande importanza agli esterni: Pullen, Zubcic, Sokolowski, Ennis sono quattro specialist­i che nella pallacanes­tro europea ne hanno viste di tutti i colori e che hanno un grande impatto sulle gare, oltre a possedere grande personalit­à. Pullen, che io ho allenato a Brindisi, ha segnato la tripla decisiva: bisogna avere le palle per fare una roba simile».

Cosa le piace di più di Milicic?

«Ha dato a Napoli una mentalità ben precisa: quella di non subire mai, di non sentirsi mai predestina­ti alla sconfitta. Domenica è stato determinan­te l’aver chiesto alle sue guardie di attaccare in “1c1”, così come era accaduto in semifinale contro Reggio Emilia. L’attacco sembra libero, in realtà si basa sulla personalit­à di quei quattro giocatori»

L’allenatore dà fiducia senza limiti a tutti: ha notato che Zubcic tira qualsiasi cosa gli passi per le mani?

«C’è qualcuno che può avere più “licenza di uccidere di altri”, come appunto Zubcic».

A noi il play Ennis sembra di un altro pianeta: concorda?

«Ha una grandissim­a padronanza delle emozioni: tiene sempre sotto controllo la situazione sia emotiva sia tecnica. Capisce quando deve affondare lui e quando invece dare spazio ai compagni. Non a caso è stato il miglior assist man della Coppa. Gran parte del successo della squadra è passata dalle sue mani. E’ un uomo di importanza chiave per la GeVi».

Il suo Napoli del 2006 batté in finale la Virtus Roma. C’è una similitudi­ne tra i due successi napoletani?

«Il basket è molto cambiato negli ultimi diciotto anni. Quello che accomuna le due vittorie è il fatto che nessuna delle due formazioni partiva con i favori del pronostico. E nelle gare secche sicurament­e aiuta»

Come spiega, al di là dei meriti della GeVi, la sconfitta della favoritiss­ima Milano?

«Quando hai una pressione come quella che c’era sull’Olimpia, e l’avversario gioca in maniera così aggressiva, diventa tutto più difficile. Ecco, Brescia e Milano hanno sentito il peso di dover vincere. Il loro problema non è stata tanto la presunzion­e, quanto la voglia di chiudere la gara in fretta: è qualcosa di psicologic­o che afferra la squadra. E a quel punto gli avversari possono infierire».

«Il play sa tenere sotto controllo le situazioni tecniche ed emotive»

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CIAMILLO Il play Tyler Ennis, 29 anni. Nella foto piccola Piero Bucchi (65)

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