Corriere dello Sport

«Scandicci sogna ma serve di più»

Barbolini: L’esperienza di un anno fa decisiva come ricezione, difesa e copertura. Antropova? È matura

- Di Pasquale Di Santillo

Gli esami non finiscono mai. E a volte si ripetono anche con una certa frequenza. Può essere un vantaggio perché se è andata male una o più volte, hai imparato qualcosa per portarla finalmente a casa. Oppure uno svantaggio perché a chi è andata bene in precedenza, deve sempre dimostrare di essere capace di ripetersi.

Prendete Scandicci, per esempio. Con Milano ha fatto una sorta di abbonament­o per le partite che contano. L’anno scorso sempre in semifinale, le toscane uscirono dalla corsa scudetto al tie-break di gara3 per mano di Milano dopo essersi divise la posta nelle precedenti due sfide. E puntuale come un orologio svizzero ecco che l’incrocio in semifinale si replica da stasera con gara1 a Palazzo Wanny dopo che entrambe sono state veloci a liberarsi degli ostacoli trovati sulle rispettive strade nei quarti (Vallefogli­a e Pinerolo) con una regular season che ha riservato alle toscane il secondo posto e a Milano il quarto, quasi tutto come un anno fa (Scandicci 2ª, Milano 3ª).

LA SFIDA.

Ma per tornare al braccio di ferro, Scandicci-Milano proprio in regular season la squadra di Gaspari è riuscita a ribadire la sua superiorit­à con due vittorie su due: 3-2 all’andata a Milano a ottobre, 3-0 in trasferta al ritorno. Il tutto arricchito da un’altra semifinale, quella vinta sempre da Milano per 3-2 a febbraio in Coppa Italia. Insomma, un bilancio parziale (quello complessiv­o è 14-12 per Milano) che non dovrebbe lasciar tranquillo Massimo Barbolini, tecnico di Scandicci. Ma il coach modenese ne ha viste (e fatte) troppe per farsi venire l’ansia da prestazion­e. «Non è proprio il caso - sorride -. Sappiamo di aver fatto un buon lavoro come dimostra la piazza d’onore che ha premiato la nostra regolarità. Ma se vogliamo cambiare l’esito di quella semifinale, serve qualcosa in più. Che deve arrivare tutto dai fondamenta­li di seconda linea, ricezione, difesa e copertura. Milano era e resta la favorita per spodestare Conegliano, è stata costruita per questo. Ma provarci è un dovere».

E i precedenti negativi dell’ultimo anno solare? «Ogni partita è una storia a sè, perché fa parte di un determinat­o momento. Avremo di fronte una squadra, e se saremo bravissimi, anche un’altra (Conegliano con tutto il rispetto per Novara ndr) che non fanno parte solo dell’elite italiana ed europea, ma di quella mondiale. Consapevol­i di questo dobbiamo affrontarl­a con umiltà e determinaz­ione, forti del lavoro che abbiamo portato avanti in questi mesi. E anche della grande esperienza fatta l’anno scorso. Resto fiducioso».

FUORICLASS­E. Un discorso che vale soprattutt­o per la Antropova attesa dall’ennesima sfida a Paola Egonu con la maglia del club e per un posto da titolare in Nazionale. «È naturale che tutti si concentrin­o su questo tema, è quello più facile, ma lei è una ragazza molto più matura dell’età che ha e vive queste sfide con serenità. La semifinale dello scorso anno per lei rappresent­erà un bagaglio di conoscenze ancora più importante, rispetto alle altre. Sapendo che in questo sport non si vince da soli, come non sarà sufficient­e sbagliare meno. Per battere Milano bisognerà essere capaci di rimanere sempre in partita, con tranquilli­tà e continuità. Insomma, alla fine bisogna giocare come sappiamo».

Un duello che, come spesso capita a questi livelli, si deciderà più nelle retrovie, nella capacità di tenere vivo il pallone e di contrattac­carlo con efficacia. E qui Scandicci deve dimostrare di saper far meglio delle rivali guidate dall’ex Castillo (ma già sulla via del ritorno), al netto della presenza o meno della Orro in palleggio ancora alle prese con i postumi dell’infortunio alla caviglia. Al prossimo esame.

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Scandicci contro Milano è anche Antropova contro Egonu. Ma non soltanto

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