Corriere dello Sport

Mancini non stop la multa e il Milan

Il difensore se la cava: 5 mila euro da pagare dopo la festa a fine derby E oggi torna a lavorare col gruppo Il giudice sportivo ha deciso di prendere in mano il caso e ha inflitto al centrale la sanzione “standard”

- di Jacopo Aliprandi e Giorgio Marota

Alle 11 di ieri mattina Gianluca Mancini sarà trasalito al pensiero che il giudice sportivo aveva deciso di prendere in carico il suo caso. Gerardo Mastrandre­a ha stabilito che stavolta avrebbe fatto da sé, «in base alla competenza generale a decidere» visto che la bandiera biancocele­ste con un ratto è stata sventolata dal difensore della Roma a ridosso del fischio finale, sotto la Sud. Fatti di campo, dunque, pure se il derby era già finito. Il rischio di una stangata era dietro l’angolo e il patteggiam­ento, ipotesi probabile se la giurisdizi­one fosse rimasta alla procura federale, a quel punto non sarebbe stato più possibile. Quando decide il giudice, infatti, l’incolpato può solamente fare ricorso in Corte Sportiva e non difendersi preventiva­mente. Mentre Mancini, avendo ricevuto due giorni fa il fascicolo d’indagine da Chiné, preparava già una memoria con i propri legali e valutava l’ipotesi di farsi interrogar­e.

5 MILA EURO.

Ma la squalifica, che molti si aspettavan­o alla luce del primo comunicato del giudice, non c’è stata. E la seconda sentenza di Mastrandre­a è stata tutto sommato soft: 5 mila euro di multa, gli stessi che Acerbi prese - ma patteggian­do - per il dito medio durante Roma-Inter. Perché, si chiedono molti, è stata necessaria questa prova di forza se poi, trovando un accordo con la procura federale, si sarebbe giunti alla stessa conseguenz­a della multa? Due le possibili risposte: la prima ha a che fare con la celerità (il patteggiam­ento avrebbe richiesto molto più tempo), la seconda con una questione più delicata e politica in una fase già critica per gli equilibri tra Figc e Serie A. Non avendo il giudice la possibilit­à di condurre indagini, gli atti sono così passati pacificame­nte da Roma (Chiné) a Milano (Mastrandre­a).

PRONTO PER IL MILAN.

Un sospiro di sollievo per Mancini quindi che potrà concentrar­si adesso esclusivam­ente sul campo. Quindi sulla preparazio­ne alla sfida contro il Milan di domani. Ieri il centrale ha svolto un lavoro personaliz­zato per recuperare da qualche dolorino, questa mattina invece lavorerà con la squadra per la rifinitura prima della partenza per Milano (questa sera alle 19.15 la conferenza di De Rossi con Dybala). Mancini aveva bisogno di due giorni di stop per riposare e recuperare le forze: lo sforzo nel derby, giocato non al meglio, è stato enorme e ha dovuto giocare nuovamente stringendo i denti. Come spesso gli capita per non lasciare la sua posizione di leader del reparto difensivo. Del resto è stato un uomo chiave per Mourinho, lo è anche adesso per De Rossi. L’highlander della Roma, sempre pronto al massimo per non lasciare la squadra in difficoltà. E non è un caso che abbia regalato la maglia del derby al suo ospetopata personale che in questi mesi lo ha rimesso in sesto (insieme allo staff gialloross­o) in più di un’occasione, anche quando sembrava ormai prossimo al forfait. I problemi di pubalgia così come alcuni fastidi muscolari invece non lo hanno mai fermato. E lui ha giocato la bellezza di 39 partite su 44 complessiv­e: 3.300 minuti complessiv­i in stagione, mica male. Chiusure, anticipi, marcature e gol, ma di quelli segnati. Cinque totali, e non sono pochi per un difensore centrale. In Serie A ne ha segnati quattro, davanti a lui con uno in più ci sono solo Theo Hernandez e Dimarco che di mestiere fanno gli esterni. Un valore in più ai gol del Mancio, un valore in più alla sua stagione.

Ha segnato 4 gol in A: tra i difensori meglio di lui solo Theo e Dimarco

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Gianluca Mancini, 27 anni ANSA
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