Corriere dello Sport

Dettori l’eterno divino

Lo scorso weekend in California ha vinto sei corse di fila. Eppure aveva annunciato che smetteva...

- Di Dario Torromeo

Il mitico fantino ora vive negli Usa A 53 anni zio Frankie fa ancora il fenomeno e firma l’ennesima prodezza

Sabato mattina si è svegliato presto. E ha pensato a quello che lo aspettava. «Ho 53 anni, non riesco neppure a ricordare se abbia mai corso undici volte nella stessa giornata».

All’ora di pranzo ha vinto la prima.

A metà pomeriggio ne aveva vinte sei di fila.

Lui si chiama Dettori, Lanfranco Dettori. Molti lo chiamano Frankie, negli Stati Uniti qualcuno lo chiama Zio. A fine 2022 ha annunciato il ritiro.

«Il 2023 sarà il mio ultimo anno».

Poi ha pensato che Lester Piggott era andato avanti sino a 58 primavere e si è detto perché no? Ha limitato la sfera del ritiro all’Europa, lasciandos­i comunque uno spiraglio aperto.

«Se mi offrissero di montare un favorito all’Arc de Triomphe, magari potrei ripensarci».

Lo scorso fine settimana all’ippodromo di Santa Anita, in California, la leggenda è tornata a fare visita ai comuni mortali. Cinquantam­ila persone lo hanno applaudito, riservando­gli un’accoglienz­a degna di una rockstar. Urletti compresi. Piazzare sei consecutiv­i colpi vincenti è impresa rara.

Non tutti avevano creduto a quell’annuncio di ritiro.

«Finalmente posso fare le vacanze con mia moglie e tutti i miei cinque figli».

Dopo essere andato oltre le 3500 vittorie ne aveva diritto.

Ma l’adrenalina della corsa, la gioia dopo il trionfo, le vigilie a pensare a cosa sarebbe potuto accadere sono emozioni che ti entrano sottopelle. Passa il tempo, pensi di poterne fare a meno, ma capisci quasi subito che ormai fanno parte di te. Non ce la fai a staccarti.

Nella boxe anche i fuoriclass­e si raccontano la stessa bugia.

Un altro match e smetto.

E invece sono sempre lì a rincorrere il futuro, mai sazi di vittorie. Non è (solo) per soldi che lo fanno. È che non riescono proprio a immaginars­i un altro modo di vivere.

Frankie Dettori aveva raccontato di essere stato fulminato da un’immagine vista in television­e. In una partita di Champions League aveva notato Cristiano Ronaldo seduto in panchina e si era fatto la domanda delle mille pistole.

Accade a lui? Accade a tutti?

Era stato in quel momento che aveva pensato che sarebbe stato meglio chiudere con il sorriso sul volto, piuttosto che con la tristezza nel cuore.

Anche perché lui, sulle vittorie accompagna­te da un sorriso e un salto giù dal cavallo a fine corsa, ha costruito una carriera.

Tra i grandi fantini sono stati pochi quelli che lo hanno anticipato o seguito non solo sulla difficile strada del vincente seriale, ma anche su quella del personaggi­o. Protagonis­ti capaci di prendersi l’intera scena. Forse il solo Willie Carson si era mosso sulla stessa lunghezza d’onda. Il mitico Lester Piggott comunicava poco, Pat Eddery parlava quasi niente, Ryan Moore al massimo arriva a regalarti una smorfia che sembrava un sorriso.

Lui ha creato un personaggi­o, il Personaggi­o.

La gente lo ferma per strada, chiede autografi, lo prega di fare un selfie.

Ha vinto sei Arc de Triomphe, rappresent­ano il picco della carriera, ha guadagnato tantissimo. Ho letto su un giornale la rispettabi­le cifra di 150 milioni di sterline.

Ha nella bacheca dei successi un primato che incute rispetto e strugge l’anima.

La data è incisa nell’oro. 28 settembre 1996, Champions Day ad Ascot.

Sette vittorie su sette corse. “Con quell’impresa mi hai pagato il mutuo”.

Così gli ha urlato uno scommettit­ore, quando lo ha incrociato qualche giorno dopo.

Deve essere stata la stessa sensazione provata dall’anonimo castigator­e di bookmaker che sabato scorso ha puntato una sterlina sulle sei corse, dalla seconda alla settima, vinte da Dettori.

Ha guadagnato 110.880 sterline.

E sì, perché tutti e sei i cavalli montati da Frankie partivano sfavoriti. Ball Don’t Lie pagava 3.30 Recinto Rompere 9.10 Roberta’s Love 10.80 Kathynmari­ssa 7.50 Nothing Like You 8.20 Royal Charter 5.40

Come in ogni sceneggiat­ura di livello, l’interruzio­ne della striscia magica è avvenuta per un’inezia (un’incollatur­a in gergo ippico) e per merito di un fantino che Dettori conosce bene, un connaziona­le. Il sardo Antonio Fresu ha spezzato la linea magica e riportato il 53enne fantino milanese, una star mondiale, sul pianeta Terra.

Da metà aprile 2023 Frankie Dettori vive in California, si allena non lontano da casa, fa meno fatica di prima a entrare nei limiti di peso (57 kg, ma ha gareggiato anche a 53 kg) e continua a vincere.

Arco di Trionfo alla guida di un cavallo favorito è il sogno finale. Piedi nelle staffe, frustino pronto all’uso e via al galoppo lungo la pista che gli ha regalato memorabili sensazioni. Gli piacerebbe anche essere protagonis­ta del prossimo Kentucky Derby (4 maggio), lottare viaggiando a 60 chilometri all’ora cavalcando il suo compagno di avventura, sfidando ragazzi più giovani di 25 anni. E magari tagliare per primo il traguardo. E sì, perché questa è una delle rare perle che manca nella bacheca di casa.

Gli sarebbe piaciuto vivere la gioia di una sfida fianco a fianco con Rocco, il figlio. L’unico della famiglia che aveva la passione per le corse. Avrebbe voluto godersi quel momento proprio come ha fatto papà Gianfranco con lui molto tempo fa. Ma Rocco ha cambiato strada, è troppo alto per interpreta­re il ruolo del fantino.

A smettere, al momento, sembra proprio che Lanfranco Dettori non ci pensi.

«Lascerò quando non mi divertirò più. Dovete avere pazienza».

Frankie, quando l’ha detta, ha sorriso.

Come ha fatto sabato scorso ogni volta che con un salto e un’acrobazia è saltato giù dal cavallo. Sei volte di seguito.

Lui è Dettori, Frankie Dettori.

Il ragazzo che sorride. Ha solo 53 anni.

In molti erano rimasti delusi dal ritiro e invece è sempre qui

Sogna ancora il Kentucky Derby Di nuovo in Europa soltanto per l’Arc

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GETTY Lanfranco Dettori detto Frankie 53 anni

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