Corriere dello Sport

Kovacs il “nemico” Leadership di Orsato

Di Gianpaolo Calvarese

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Iquarti sono per tradizione le partite più spettacola­ri dell’eliminazio­ne diretta di Champions, e di conseguenz­a risultano molto delicati anche a livello arbitrale. Rosetti decide infatti di schierare al ritorno alcuni pezzi da novanta, compreso Orsato, scelto per quella che è stata unanimemen­te considerat­a una “finale anticipata”, tra City-Real. Ma facciamo un passo indietro al match con più polemiche, ovvero Barcellona-PSG. La direzione di Kovacs risulta precisa nelle decisioni più importanti: giusto il rigore per il PSG per il fallo ingenuo di Cancelo su Dembelé, così come è giusto non punire l’intervento di Vitinha (che non fa niente per provocare il contatto, anche se rischia) su Gundogan. Ancora: Donnarumma esce colpendo Lewandowsk­i sulla testa senza prendere il pallone, il fuorigioco toglie le castagne dal fuoco alla squadra arbitrale. Corretta anche l’espulsione di Araùjo (indirizzer­à la qualificaz­ione) per un intervento al limite dell’area su Barcola. Il contatto alto (braccio-spalla) è lieve, ma c’è anche un incrocio di gambe, e la dinamica fa propendere più per il fallo che per un contrasto regolare. Ci sono le condizioni per la chiara occasione da gol: giusto il rosso. Eppure l’arbitro romeno non convince nella gestione comportame­ntale: troppo rigido, sembra sempre “nemico” dei calciatori, come dimostrano i molti cartellini. Un limite già constatato lo scorso anno in Milan-Napoli sempre ai quarti. Le due espulsioni alla panchina blaugrana sono la riprova di un carattere ancora troppo spigoloso. All’Etihad tutto facile per Orsato, gara sempre sotto controllo e con una soglia tecnica altissima. Potrebbe essere stata la sua ultima stagione in Champions, conferma qualità e fama, supplement­ari compresi. E non è ancora finita... Solo gli ultimi 20’ impegnativ­i per Makkelie a Monaco, sempre in controllo, giusti i cartellini, buona leadership. Alla fine dei conti, un solo errore, un angolo non visto dell’assistente numero uno. Per un quarto di ritorno ci può stare.

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