Corriere dello Sport

Plotnytsky­i «Ho scelto di vincere per Perugia»

L’ucraino anticipa per noi la sfida con la Mint di stasera alle 20.30 «Da avversario i tifosi mi hanno stregato, per questo sono venuto qui sognando tanti trofei. Soprattutt­o lo scudetto»

- Di Roberto Barbacci

Una finale non è mai una partita come le altre. Anche se Perugia è forse la squadra che più di ogni altra c’ha fatto l’abitudine: quella che scatta stasera con Monza (ore 20,30, sold out al PalaBarton) è la quarta stagionale, sebbene la prima (nonché l’unica) da disputare in una serie al meglio delle 5 gare. Quelle che sono servite alla Mint per buttare fuori dalla corsa scudetto i campioni in carica di Trento, confeziona­ndo una rimonta destinata a restare impressa nei libri di storia.

Ma la montagna Perugia agli occhi di Monza potrebbe rivelarsi davvero ancora più impervia. Perché dalla parte opposta della rete troverà posto un ragazzo che in Italia è arrivato proprio per merito della società brianzola, da cui cinque anni fa è salpato alla volta dell’Umbria. Dove Oleh Plotnytsky­i è ormai di casa, pronto a vivere da protagonis­ta quella che considera la sua prima “vera” finale scudetto.

Plotnytsky­i, lei di finali ne ha già giocate due, nel 2021 e nel 2022, entrambe perse contro Civitanova. Questa èdiversa dalle altre?

«Sì, perché la sento un po’ più mia, nel senso che troverò molto più spazio rispetto alle due precedenti. All’epoca non ero titolare, adesso gioco di più e avverto la responsabi­lità e anche la pressione. Certamente anche più tensione rispetto al solito, una finale non si giocatutti i giorni».

Quanto l’ha sorpresa trovare come avversaria, Monza, anziché Trento?

«Onestament­e non avevo una squadra o un’altra da preferire, e tantomeno mi ero fatto un’idea su chi avremmo potuto affrontare. Ho sempre pensato soltanto al nostro percorso: contava che arrivassim­o noi in finale, contro chiunque andava bene. Anche se Monza è cresciuta tanto nel corso della stagione e la serie con Trento ha dimostrato quanto possa rivelarsi pericolosa».

Cosa c’è da temere della Mint?

«Hanno una soluzione con tre schiacciat­ori molto particolar­e. Non giocano con uno stile “classico” e da quando hanno cambiato assetto hanno ottenuto risultati davvero notevoli. Noi abbiamo il vantaggio di averci giocato contro già nella finale di Coppa Italia e sappiamo cosa aspettarci. Monza è una squadra che resta sempre attaccata alle partite, per questo mi aspetto una serie durissima e molto complicata. Del resto è una finale scudetto, è normale che sia così».

Plotnytsky­i nei play-off sta viaggiando forte al servizio (14 ace, come Ben Tara) e pure in ricezione, magari lasciando qualche pallone in più in attacco ai compagni. Come si trova in questa nuova dimensione?

«Io attacco i palloni che mi consegna Giannelli, e devo dire che in questo fondamenta­le Simone è bravissimo a metterci tutti nelle condizioni di rendere al massimo delle nostre possibilit­à. L’importante però è rendersi utili in ogni fondamenta­le: se funziona la ricezione, tutto diventa più facile, specie in fase break. Nelle ultime due partite della serie con Milano, non appena abbiamo alzato il livello in difesa la differenza s’è vista. Contro Monza potrebbe accadere qualcosa di simile».

Quest’anno Perugia è alla quarta finale su quattro competizio­ni affrontate. Quanto sono grandi i meriti di Lorenzetti?

«Io Angelo lo chiamo “papà”, perché ogni volta che mi fermo a parlare con lui mi rendo conto di avere tanto da imparare e tanto da ascoltare. Il suo merito più grande è quello di riuscire a tenere tutti sotto pressione, cosa che ci consente di essere più attenti e concentrat­i anche in allenament­o. Ma soprattutt­o ci motiva a dare sempre qualcosa in più».

Il legame con la città è indissolub­ile: ha rinnovato a febbraio per altre due stagioni, ma cosa puòsignifi­carevincer­eunoscudet­to?

«Questa finale la sento più mia Coach Lorenzetti? Lo chiamo papà»

«Quando cinque anni fa decisi di venire a Perugia lo feci anche pensando ai tifosi, che da avversario mi avevano molto impression­ato per il loro calore. L’ho vissuto sulla mia pelle in questi anni e non mi vedo da nessun’altra parte. Credo però di aver ripagato la fiducia che mi è stata data. Sono arrivato sognando di vincere tanti trofei e lo scudetto manca alla collezione...».

«Monza o un’altra è uguale. Giannelli mi dà i palloni e io attacco»

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