Polonara, Abass, Pajola trionfo del made in Italy
Bologna domani a Vitoria prova a prendersi il visto per i playoff Senza scordare Belinelli e Hackett la Virtus, che batte l’Efes e tiene vivo il sogno, è a trazione azzurra
Shane Larkin, ex Boston Celtics, era stato l'uomo simbolo dell'Efes due volte campione d'Europa in altrettante edizioni consecutive, dal 2020 al 2022. E a quasi 17 punti di media anche in questa stagione è stato anche il trascinatore della rimonta che sembrava aver fatto dei turchi, cinque vittorie in fila per chiudere la regular season, la favorita del playin e la possibile mina vagante nei playoff.
Will Clyburn nel 2018 era stato invece Mvp della Final Four vinta col Cska, in breve uno dei migliori giocatori della storia recente della più importante competizione europea. Aveva approcciato la gara contro la Virtus segnando tutti e 17 i punti della sua squadra nei primi 6 minuti di partita, con 5/5 da tre.
PAJOLA. Il primo lo ha annullato Alessandro Pajola da Ancona. L'elogio di una normale straordinarietà, il ragazzo arrivato sedicenne dalla Stamura con il sogno di vivere serate e sfide come quella vinta dalla Segafredo in Turchia due sere fa, e troppi pregiudizi di quelli che si riservano ai giocatori italiani. “Troppo poco attacco, troppo poco tiro, troppo poco margine”, si sentono molto meno di prima, quasi mai, davanti allo sfoggio della capacità di spostare gli equilibri ad alto livello del play marchigiano. Un incubo per Larkin, che sognerà a lungo la marcatura del non ancora 25enne, già oltre 400 partite in bianconero.
ABASS. Il secondo lo ha letteralmente spento Awudu Abass, nei dizionari se si cerca alla voce coraggio e forza di volontà come sinonimo appare il suo nome. Riemerso per l'ennesima volta dalle difficoltà, in questo caso due infortuni gravi e un'operazione al ginocchio che avrebbero potuto stendere chiunque e in particolare un giocatore fisico come lui, l'ex di Cantù, Milano e Brescia ha vinto la sua scommessa. Essere determinante a questo livello gli sta riuscendo spesso in stagione. La maturità e la forza messa in campo alla Sinan Erdem Arena restituiscono un giocatore che merita di riavere un posto in Nazionale. Il suo plus/minus (+10) a Istanbul, è stato secondo solo a quello di Iffe Lundberg.
POLONARA. Il suo impatto identico a quello di Achille Polonara, altra grande storia di coraggio e volontà raccontata in questi mesi. Uscito dall'operazione per un tumore, e poi anche dalla chemioterapia che non ne ha fermato il lavoro individuale, l'ala bianconera s'è ripresa tutto il tempo perso trovando una condizione travolgente col passare delle settimane e dei mesi. Subito in campo e tre stoppate, il segnale difensivo che ha consentito alla Segafredo di tenere a 64 punti il terzo attacco di Eurolega (media oltre gli 86) e di compiere un autentico capolavoro, che nessuno poteva pronosticare davvero alla vigilia.
BELINELLI. E' il made in Italy di Bologna, che da sempre con il corso firmato da Massimo Zanetti punta sulla valorizzazione dei giocatori di casa. Senza dimenticare che Marco Belinelli, il capitano in grado di vincere, unico giocatore italiano nella storia l'anello Nba, sta firmando a 38 anni una delle sue migliori stagioni di sempre. E ha infilato anche l'altra sera canestri decisivi.
HACKETT.
E Daniel Hackett, che resta l'anima di questa squadra, il costruttore e allo stesso tempo il muro sugli esterni, insieme o in alternativa con Pajola. E' con questa carica speciale, il valore aggiunto in tinta azzurra, che la Virtus oggi parte per Vitoria, dove domani cercherà l'ultima impresa col Baskonia, in palio il quarto di finale con i campioni in carica del Real Madrid. Per chi partiva a fari spenti, è quasi come aver vinto la coppa.