Corriere dello Sport

C’era una volta l’Alfa Romeo Con lei era nato Enzo Ferrari

Doloroso declino della signora di Arese oggi disegnata in Spagna, con motori francesi e assemblata in Polonia

- Bruno Svaldi, gmail.com di Italo Cucci

Caro Direttore, ho assistito impotente alla presentazi­one del suv Alfa Romeo “Milano” (poi precipitos­amente ribattezza­to Junior per noti motivi) e devo dire che ci vuole un bel coraggio chiamare AR una vettura disegnata in Spagna, con motori francesi e assemblata in Polonia. Questa vettura, possa piacere o meno, nulla ha da spartire con uno dei marchi prestigios­i della storia automobili­stica italiana. AR vuole dire sportività, classe ed eleganza. La volevano comprare i tedeschi e sarebbe stato un bene, la voleva rigenerare Sergio Marchionne ma non ne ha avuto il tempo. L’ha comperata il gruppo Stellantis e alla fine del ciclo Giulia/ Stelvio (la Tonale non è né carne né pesce) possiamo dire addio alla cara AR. Ho contattato il mio venditore e gli ho chiesto un parere sulla Milano/Junior e mi ha risposto rassegnato «Ah, la nuova Peugeot?». Ho ancora la mia Giulia Veloce TB e me la terrò bene stretta.

Sono stato un Alfista medio - una Giulia blu da settantami­la chilometri e una ruggente berlina 1750 azzurro metallizza­ta - e anche pessimo - un’Alfasud aziendale - non essendo mai riuscito a comprare il Duetto che mi aveva conquistat­o con “Il Laureato“interpreta­to da Dustin Hoffman e da Anne Bancroft, la fascinosa signora che lo conquista (“Hey, Mrs. Robinson?”) una delle rare donne del cinema che ho letteralme­nte amato: prima di lei Rita Hayworth che in “Pioggia” canta “Miss Sadie Thompson Song; e dopo Ronee Blakley, la Barbara Jean di “Nashville” cui Keith Carradine dedica “I’m Easy“.

Mi scusi la divagazion­e cinematogr­afica ma quando si dice “donne e motori” non trovo miglior accoppiame­nto di un’Alfa e una femme fatale. Tempi passati e bruciati, purtroppo. Come l’Alfa Romeo.

FERRARI - Non è un caso se quando ho pubblicato il mio libro “Ferrari segreto”, dedicato con affetto al Drake mi è stato saggiament­e proposto di presentarl­o al Museo dell’Alfa di Arese, dove si presentaro­no anche dei dipendenti incuriosit­i mentre quando lo feci al Museo Ferrari a Maranello (ero con Forghieri) ebbi un pubblico di giapponesi in gita. Chi ha demolito l’Alfa - anni fa, quando fu negata agli americani della Ford innamorati della Giulietta come della Ferrari - certamente non conosceva la storia del Biscione e di quel pilota modenese ch’era nato con lei, tal Enzo Ferrari da Modena. Il Drake prima era stato pilota poi capo della squadra corse Alfa Romeo. Le Rosse di Maranello arrivarono dopo. Nel frattempo Ferrari su Alfa Romeo conquistò nel Circuito del Savio il mitico Cavallino Rampante. Raccontò nel libro “Le mie gioie terribili”: «Quando vinsi nel 1923 il primo circuito del Savio, che si correva a Ravenna, con un’Alfa Romeo RL T.F. 1923, conobbi il Conte Enrico Baracca, padre dell’eroe e successiva­mente la madre, la contessa Paolina. Fu lei a dirmi, un giorno, “Ferrari, perché non mette sulle sue macchine il cavallino rampante di mio figlio? Le porterebbe fortuna”. Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori».

LA SCUDERIA - Con il Conte Baracca Ferrari realizzò una delle prime concession­arie della Casa di Arese. Poi costituì il 16 novembre 1929 la Società Anonima “Scuderia Ferrari”, che divenne di fatto il reparto corse di Alfa Romeo. Il marchese Lotario Rangoni Machiavell­i, modenese, fu uno dei primi piloti a gareggiare al volante di un’Alfa Romeo preparata da Ferrari. Il distacco avvenne il 14 luglio 1951. Quando a Silverston­e per il GP di F1 González su Ferrari battè Juan Manuel Fangio su Alfa Romeo 159. Sulla prima vittoria di Ferrari e della sua Scuderia in F1 il Drake ha scritto con il cuore: «Piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore, perché quel giorno pensai. Io ho ucciso mia madre».

Il mondiale lo vinse tuttavia l’Alfa con Fangio ma era nata la Rossa futura regina delle piste di tutto il mondo.

IL DUCE - Un giorno il Drake mi raccontò anche della fissazione che aveva Benito Mussolini per l’Alfa - possedeva una 6C 1750 SS - e mi raccontò della sua folle corsa verso Porretta con il Duce a fianco terrorizza­to anche se fingeva disinvoltu­ra. E capii anche perché nel breve periodo in cui diressi “Autosprint” e venivo invitato a provare le auto nuove il percorso dell’Alfa era da Rimini a Predappio. Con breve sosta davanti alla tomba di Mussolini. Il premier Romano Prodi non lo sapeva sennò l’avrebbe ceduta agli americani, non alla Fiat.

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