Corriere dello Sport

Walid Cheddira «I miei sogni Frosinone salvo e l’Europa con il Napoli»

Il centravant­i sta trascinand­o la squadra di DiFra ma a luglio tornerà al club di ADL

- INVIATI A FROSINONE

«Ho forzato il lavoro tra febbraio e marzo per essere al top ora Noi un gruppo vero»

«Ho vinto la sfida con Osi? Lui è uno tra i primi 5 al mondo e gliel’ho detto»

«Soulé al Maradona con me? Magari, ma Mati può stare in qualsiasi stadio»

Cinque gol nelle ultime sette gare per aiutare Di Francesco prima di iniziare l’avventura in azzurro: «Do tutto per chi crede in me»

I, n, s, h, a, l, l, a, h. Sono le nove lettere del numero 9. Il centravant­i che sogna con il cuore diviso in due: «Sì, prima la salvezza del Frosinone e poi magari una coppa europea con il Napoli. Sarebbe perfetto. Un sogno. Inshallah». Se Dio vuole: Walid Cheddira, che prima di cominciare a chiacchier­are prega seduto nella sua auto nel parcheggio dello stadio Stirpe, lo ripete continuame­nte con l’anima. Perché crede con l’anima e allo stesso modo interpreta il calcio: a Bologna, in pieno Ramadan, ha giocato come una furia senza bere e mangiare. E durante l’ultima sosta, invece, ha trascorso in palestra anche il sabato sera. «Faccio parte di una squadra e do tutto quello che posso». Ecco perché il ds Angelozzi lo ha scelto.

L’obiettivo è la salvezza con il Frosinone.

«Ovviamente. Un pensiero fisso: lo meritano il club e questi tifosi sempre al nostro fianco».

Prima di salutare e di trasferirs­i al Napoli, il club proprietar­io del suo cartellino. Punito con due gol domenica scorsa.

«Quando scendo in campo penso al presente, non al futuro».

Scusi se insistiamo: lei ha messo in seria difficoltà la qualificaz­ione alle coppe della sua prossima squadra...

«Ma io gioco per il Frosinone e aiuto il Frosinone: vogliamo salvarci. E poi si vedrà. Intanto faccio il massimo, per ogni evenienza».

Siamo allo sprint finale. Cosa vi fa dire: riusciremo a salvarci.

«Abbiamo alle spalle un anno intero di lavoro, sacrifici. Sarebbe stupido mollare proprio ora. La forza che ci viene da dentro nasce proprio da quanto abbiamo costruito. Per questo continuiam­o ad allenarci al massimo e a preparare le partite al meglio. Vogliamo l’obiettivo»

Tanti dicono: il Frosinone ha coraggio, gioca e lo fa con i giovani, per questo merita di salvarsi. Si può concordare con questa linea di pensiero?

«È la filosofia del nostro allenatore, Di Francesco è molto preparato. Il coraggio e l’imprevedib­ilità sono le nostre armi, poi noi in campo sappiamo di dover curare particolar­i irrinuncia­bili in un campionato di livello come la Serie A».

Un attaccante vive di gol: nelle prime25gio­rnatenehaf­attouno, 5 nelle ultime 7. È il capocannon­iere della Serie A in questa mini frazione. Cosa è cambiato?

«Secondo me l’esperienza. Ho conosciuto questa categoria confrontan­domi con compagni e avversari di alto livello. Sono diventato

più pronto e convinto. E poi c’è tutto un lavoro invisibile tra febbraio e marzo».

Di cosa parliamo? È vero che ha messo sessioni di allenament­o personaliz­zato di notte?

«Di notte non proprio. Sono andato in palestra alle dieci e mezzo di sera, questo sì...».

Beh, se non è notte... Il sabato, poi.

Walid ride. «Sì, è un programma stilato al dettaglio così da essere idratato nel modo giusto per il Ramadan. Ho mixato il prezioso lavoro fatto in squadra con il professor Neri con quello del mio trainer personale, Dario Conte».

Il calcio è gioia, ma può essere dolore, anche riflesso: il terremoto in Marocco, mentre lei era lì con la Nazionale, deve averla dilaniata.

«In quei momenti ti metti a pensare a quanto siamo piccoli rispetto alla natura e a Dio. Per questo lo ringrazio sempre per quello che ci dà. Ecco perché io credo for

Caso Acerbi-Juan Jesus: l’Italia - vista da lei - è un Paese razzista?Eancora:seilcampod­iventa zona franca per certi eccessi, è opportuno usare il calcio come cassadiris­onanzapers­ottoline

arli e scongiurar­li?

«L’Italia non è un Paese razzista e parlo per esperienza personale. In campo non so cosa possa capitare: siamo in foga, in adrenalina, e voglio pensare che nessuno insulti con l’istinto razzista. Ma che il calcio, con i suoi numeri, possa aiutare per stigmatizz­are certi episodi questo sì, assolutame­nte».

Visto che è anche lui in prestito e quindi non togliamo nulla al Frosinone... Soulé lo porterebbe al Maradona?

Wal ride ancora. «Magari... Ma sapete cosa? Uno come Mati può stare dentro qualsiasi stadio. Mezzi tecnici incredibli, impegno ai massimi livelli».

Un po’ la sua storia: parte da Loreto e arriva lontano. Fino alla doppietta di Napoli. Tris se consideria­mo la Coppa Italia.

«Grazie a Dio. È il coronament­o di un lavoro duro, di tanti sacrifici che poi ti regalano soddisfazi­oni temporanee. Ma ripeto: serve ancora altro per la salvezza. Ci penso sempre perché voglio dare il 110% a chi ha creduto in me. La mia carriera è stata sempre una montagna da scalare, non venendo da un settore giovanile importante. Do tutto a chi crede in me».

Il presidente Stirpe. Proprio come il presidente De Laurentiis: prima Bari, poi Napoli.

«Famiglie straordina­rie. E non dimentico Luigi De Laurentiis. È anche per loro che do l’anima al Frosinone e la darò al Napoli».

Farà il ritiro con gli azzurri.

«Sì, così dovrebbe essere. E poi vedremo cosa accadrà».

Dopo il 2-2 e i due gol al Maradona, due giorni da turista a Napoli. «Non è la prima volta, conosco bene la città: i miei agenti sono napoletani, Marco Sommella e Bruno Di Napoli, e mio fratello Momo gioca nel Portici in D».

È stato al murale di Diego ai Quartieri Spagnoli?

«Sì, certo. E ho mangiato la pizza nel locale di Ciro. Immobile».

Ha pure vinto la sfida con Osimhen: 2-1 per lei.

«Eh, cosa c’entra: lui è tra i cinque centravant­i più forti al mondo. Gliel’ho anche detto».

Victor vive a Posillipo: le piacerebbe?

«Perché no, magari ci penserò. Ma dipende da tanti fattori. Anche dalla distanza dal centro sportivo».

Come sono il pubblico di Frosinone e quello di Napoli?

«Super entrambi. Quello napoletano è più numeroso, ma si fanno sentire tutti. Anche i baresi. È bello essere il loro centravant­i».

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Sopra Cheddira e Osimhen a Napoli. A destra Walid prega dopo ogni gol MOSCA E LAPRESSE
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Walid Cheddira, 26 anni, è nato a Loreto: ha origini marocchine ed è nazionale del Marocco. In prestito al Frosinone, a fine stagione tornerà al Napoli
ANSA di Fabio Mandarini e Fabio Massimo Splendore Walid Cheddira, 26 anni, è nato a Loreto: ha origini marocchine ed è nazionale del Marocco. In prestito al Frosinone, a fine stagione tornerà al Napoli
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temente».

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