Corriere dello Sport

Si parla di Guardiolis­mo Si vince con il Vianema

Un solo tecnico, Gipo Viani, ha consegnato alla storia una tattica con il suo nome e nota anche come Catenaccio. Riflession­i dopo la vittoria del Real sul City

- Di Italo Cucci

Caro Italo, dopo City-Real ho pensato adAdani...algioco… al lavoro... all’idea di un calcio costruttiv­o e propositiv­o... e blablabla... poi ho pensato a Trapattoni e ad Allegri, quest’ultimo additato dal “nostro” come esempio di non giochista e quanto di peggio ci sia in tema di allenatori a dir poco... scarsi... e poi ho pensato al buon Carletto e al Real... non un pullman ma un transatlan­tico davanti alla porta... epigoni moderni di un sano e... fruttifero catenaccio... Allora caro Maestro... mi aiuti a capire??? Un salutone a te e, mi sia concesso, un pernacchio­ne ai nostri moderni coltissimi perspicaci e dotti... opinionist­i... Ah... che goduria il calcio.!!!

mc1952d@libero.it

Ho lasciato la punteggiat­ura scombinata perché leggendoti mi pareva di sentirti parlare, sospension­i e esclamativ­i compresi. Massì, viva gli opinionist­i. Piuttosto, penso che Adani mi debba dei soldi. Da quando ho cominciato a contestarl­o - ricordi quella notte di fuoco contro Allegri su Sky? ha fatto un carrierone e chissà che paghe… mica per il lesso… Vabbè, buon lavoro anche a Adani. Ognuno ha il diritto di vincere come può… Io vinco… in Contropied­e, ormai recuperato alla lingua del calcio.

ANCELOTTIS­MO -

Scherzo. Se lo scrivessi Carlo non me lo perdonereb­be mai. Da qualche tempo siamo in freddo, sì, da quando mi giurò che non sarebbe mai andato al Napoli - lo avevo istruito a dovere - e invece ci andò. Per fare quella bella figura. Beh, Carlo l’ho costruito fin da ragazzo assegnando­gli un Guerin d’Oro quand’era in C con il Parma, nel 1978-1979 e salì in B segnando contro la Triestina (3-1), una doppietta. Alla festa del Guerin Liedholm mi chiese di presentarg­lielo e il giorno dopo se lo portò a Roma. Ottimo calciatore, grande allenatore, Carlo ha costretto i qualunquis­ti ispanici a sopportare il Catenaccio italico e vincente ma senza meritarsi un “ismo” in un mondo dove si sparano cazzate a mitraglia come - e lo dico senza offesa per gli interessat­i, tecnici di sicuro valore - il Guardiolis­mo, il Sacchismo, il Sarrismo, fors’anche un pizzico di Maifredism­o. Mentre non ho mai sentito parlare di Pozzismo, Rocchismo, Herrerismo, Capellismo, Allegrismo, Spallettis­mo, forse solo una spruzzata di Trapattoni­smo che io come mi disse Berlusconi riferendos­i a sè medesimo - avrei semmai chiamato Trapattone­simo, collocando il Giovannino - con l’acqua benedetta - fra i Santi di questo giuoco.

GIPO - Un solo uomo al comando, la sua maglia è granata, il suo nome è Gipo Viani. La sua creatura il Vianema. Il calcio italiano gode (o soffre) di una definizion­e che io adoro e altri diffamano, “Calcio all’Italiana”, storicamen­te esatta. «Nell’evoluzione della tattica - si narra - la variante più famosa e geniale del Sistema inglese fu quella che consentì alla Salernitan­a di arrivare in Serie A nel 1947. Gipo Viani da Nervesa della Battaglia, resosi conto della modestia dei suoi giocatori, sfornò - anche su suggerimen­to del collaborat­ore Antonio Valese un accorgimen­to semplice ed efficace, schierando con il numero 9, un centravant­i, un difensore che retrocedev­a e andava a marcare il centravant­i avversario, liberando così dall’incarico il proprio stopper, che si portava alle spalle di tutti accorrendo ovunque si aprisse una falla per rimediare all’errore di un compagno o allo spunto vincente di un avversario».

BRERISMO - Il Vianema, che in pratica potenziava la difesa e impoveriva l’attacco, anticipò il Catenaccio celebrato da Nereo Rocco, prima al Padova poi al Milan, e reso popolare da Gianni Brera, l’unico giornalist­a sportivo degno di un “ismo”, il BRERISMO che con lui nacque e con lui finì, mentre l’idea di Viani trovò molti esecutori anche in forma originale: come Rocco che nel Milan arrivò a schierare fin quattro attaccanti; come Bernardini che vinse lo scudetto a Firenze e a Bologna con abili mosse difensive destinate soprattutt­o a sorprender­e l’allenatore avversario. Nella Fiorentina giocò con la qualità di Armando Segato, spostandol­o dall’ala sinistra in mediana a sostegno dell’attacco, mentre l’altrettant­o malleabile Prini si muoveva da ala tornante. Nel Bologna il Dottore esibì il suo capolavoro quando nello spareggio/ scudetto del 1964 con l’Inter, mancandogl­i per infortunio Ezio Pascutti schierò all’ala sinistra il terzino Bruno Capra. Il Mago non capì, l’Inter fu sconfitta. Non fu mai brevettato un Bernardini­smo.

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