Corriere dello Sport

Terna di donne è la prima in A

Ferrieri Caputi, Di Monte e Trasciatti pronte per Inter-Torino di domenica

- Di Cristiano Gatti

Dopo tutto, sta già scritto in natura: è la terna arbitrale, non il terno (anche se certi arbitraggi sono effettivam­ente un terno al lotto). La grammatica comunque non lascia spazio a equivoci: la direzione di gara, la terna arbitrale, tutto femminile.

Save the date: domenica alle 12,30, San Siro, party-partita Inter-Torino, è gradito l’abito scuro, seguirà cocktail, l’Italia farà un altro passo nel lungo viaggio che porta dalla teoria alla pratica. All’ora in cui certi illuminati le vorrebbero a curare lo stufato, per la prima volta nella storia della serie A saranno tre donne a fare giustizia in campo: Maria Sole Ferrieri Caputi assistita dalle guardaline­e (sempre che oggigiorno il termine non suoni offensivo) Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti.

A piccoli passi si compiono grandi distanze, diceva quello. In uno slancio di roboante celebrazio­ne, questo passo della prima terna rosa (sempre che oggigiorno il colore non suoni offensivo) smuove subito le idee e i ricordi più alti delle conquiste più difficili: sfilano nell’immaginazi­one le Suffragett­e che si battevano per i diritti delle donne, certo sfila Paola Cortellesi con il suo film culto sul primo voto delle nostre madri e delle nostre nonne (era poi il ‘46, nemmeno 70 anni fa), e senza viaggiare così elevati viene in mente il giorno in cui anche le calciatric­i sono diventate profession­iste.

Tuttavia: sempre salita, sempre salita. Le nostre donne sono tutte un po’ Pantani, si sono inventate sempre Pantani per conquistar­si qualche metro nella vita. Restando nel calcio, ancora risuona nelle orecchie la Pavone che canta perchè perchè la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita, eccetepara­rsi: ra eccetera, lui allo stadio e lei a casa, sola, afflitta, inconsolab­ile, guardale adesso le nostre tifose in tribuna se c’entrano qualcosa con la Pavone, e non sono passate due o tre ere geologiche.

A forza di dai e dai, le malinconie sono dissolte nell’universo. Ormai, il calcio si presenta sempre più effeminato, in senso buono. Nel giro di pochi anni abbiamo registrato accelerazi­oni forsennate, col calcio femminile sempre più praticato e il tifo sempre più donna. Sessualmen­te parlando, il calcio fatica a definire compiutame­nte il suo genere. Non siamo ancora al transgende­r, ma siamo decisament­e nel fluido.

Eppure non si può dire che le donne siano arrivate al traguardo vero. La stessa terna che entra nella storia non ci entra dal portone principale: ci arriva con tanta gradualità e tanta prudenza, prima (2022) Frosinone-Ternana in serie B, poi (2023) una partita di Coppa Italia (Napoli-Cremonese). Ora la serie A, a pieno titolo, in tutto e per tutto. Ma resta un ma, evidente e inevitabil­e. Diciamolo senza mascherate ipocrite: dato il clima, Inter-Toro ha più i connotati di una sagra del cotechino. In una scala da uno a dieci, tensione e pressione meno due. Preattesa la veemente presa di posizione femminista, cosa sarebbe questo gesto, tutta propaganda, paternalis­tica concession­e del maschio dominante, è comunque una designazio­ne sessista, è la chiara umiliazion­e delle capacità e del valore delle donne, considerat­e buone solo per partite semi-finte (a seguire, gli schiamazzi dei club che se le vedranno designare le prossime volte, chi siamo noi, squadre minorate, da meritarci le tre dame?). Più il resto nei talk-show culturali.

La verità è che non sembra ancora vicinissim­o il punto in cui la terna donna non sarà una notizia. O addirittur­a farà notizia una terna tutta maschia. Quando cioè nessuno ci farà più caso, quando io non dovrò più scrivere articoli così. E più che altro quando alla terna femmina non sarà affidato il raduno eno-gastronomi­co di San Siro, ma magari un Roma-Lazio decisivo per lo scudetto (sì, va bene, ho usato l’esempio sbagliato: per questo, hanno tutta l’aria di dover aspettare anche gli arbitri maschi). Intendo dire che quanto meno nel calcio non siamo ancora all’ultimo miglio di una vera, normalissi­ma, scontata parità. Riconoscia­molo: non è che non siano pronte loro, non siamo pronti noi.

 ?? ANSA ?? Da sinistra Francesca Di Monte, Maria Sole Ferrieri Caputi e Tiziana Trasciatti, qui in Coppa Italia a gennaio del 2023
ANSA Da sinistra Francesca Di Monte, Maria Sole Ferrieri Caputi e Tiziana Trasciatti, qui in Coppa Italia a gennaio del 2023

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