MOTTA: IL FUTURO PUÒ A
«Nemmeno i miei calciatori chiedono che cosa farò e si limitano a parlare della gara che verrà, lo stesso fanno i tifosi. Pronti ad un ulteriore salto tecnico»
Le big d’Europa fanno pressing sul tecnico del Bologna Ma l’allenatore gela tutti e parla solo di questo gran finale
Per conoscere il futuro di Thiago Motta bisogna aspettare ancora. I giocatori non lo incalzano, non chiedono: «No e non lo hanno mai fatto. Pensano alla prossima partita come faccio io, perché dovremo fare la miglior partita della stagione». La gente di Bologna vorrebbe sapere, ma davanti a lui tutto si attenua. Non è facile. Chi ferma Motta per strada resta nella concretezza del presente, come vuole lui: «Mi fanno i complimenti, dicono bravo, continuiamo così, dobbiamo continuare con questo impegno fino alla fine. Dobbiamo regalare al nostro pubblico sempre questa gioia». Niente lo turba, niente lo sconvolge. Domani il Bologna può conquistare la certezza aritmetica di un posto in Europa. Eppure Motta resta trincerato nel suo presente: «L'unica cosa che conta è la prossima partita e come affronteremo la gara. Dobbiamo continuare con questo impegno fino alla fine e regalare al nostro pubblico questa gioia». L’Udinese al Dall’Ara non è però una sfida come le altre. «Dobbiamo tenere le orecchie dritte, ma il nostro obiettivo è offrire il miglior calcio ai nostri tifosi».
PIÙ CHIUSI.
Camminando per Bologna vedrete cosa sta succedendo: le vetrine dei negozi si sono colorate di rossoblù, la gente parla di trasferte, di coppe e di campioni. Il successo contro la Roma ha dato maggiori certezze. Motta si è rivisto la partita, gli errori e le cose buone. Per scoprire che sì, «possiamo ancora migliorare: dobbiamo alzare il livello tecnico della scelta collettiva. Possiamo migliorare». Infatti i bookmakers hanno cominciato a scommettere che nel giro di tre anni un tricolore potrebbe essere partorito sotto le due torri. Chissà. Vale tutto nel fantastico mondo del futbòl. Per fortuna che c’è Motta, pragmatico e concreto. «L’ambizione l’abbiamo sempre avuta, l’impegno non è mai mancato - dice il tecnico italo-brasiliano -, contro l’Udinese troveremo una squadra chiusa che fa blocco, noi dovremo capire come giocare».
CAPIRE. Nel giro di un anno, un anno e mezzo, una cosa è cambiata per davvero: la capacità di comprendere il gioco. Il calcio è sport tattico e di fine ragionamento. Motta ha portato il Bologna a comprendere perché attaccare e perché non farcontenti
lo, quando difendere e quando no. «Ci sono squadre che lasciano spazio dietro e dobbiamo essere capaci di attaccare veloce, fare meno passaggi e fare gol. La situazione cambia e dobbiamo capire quando fare una cosa o l’altra». Il riferimento non è casuale: il gol alla Roma già ribattezzato quello dei 36 tocchi deve essere il contraltare di un altro stile di gioco, quello con l’aculeo, veloce e velenoso. «Più maturi? I ragazzi capiscono i momenti», aggiunge ancora Thiago. La cosa davvero magica è che lo capiscono tutti. Anche se Motta predilige rose più corte, «qualità e non quantità: penso sia la cosa migliore. Abbiamo un gruppo di giocatori che partecipano poco, e questo non mi piace. Vorrei sempre una rosa ridotta e di grande qualità».
DUTTILI. Duttilità, così si affronta il calcio moderno. Chi è in grado di fare più ruoli con Motta ha più possibilità. Chi si specializza no. Orsolini, per esempio, deve cercare di ampliare il suo rendimento su entrambe le fasce. Non ce l’ha con lui, Motta parla in generale: «Se un giocatore vuole diventare più forte deve saper giocare a destra e a sinistra. Io ho giocato con Messi. Se lo mettevi difensore centrale non si tirava indietro. Per questo è il miglior giocatore al mondo. Michael Jordan nelle ultime azioni della partita si prendeva delle responsabilità in difesa, c'è una stagione in cui è stato pure miglior difensore. Se lo ha fatto lui… Per diventare il più forte devi essere completo». Come il Bologna.
«Duttili, possiamo segnare dopo un lungo fraseggio o in velocità»