Corriere dello Sport

«CRESCO UN FIGLIO E LA HONDA»

Luca Marini si racconta tra attesa del primogenit­o e sogno mondiale «Sono più maturo, anche grazie ai miei cani, pronto a diventare padre e a offrire il mio talento per far tornare in alto il team»

- Di Mirko Colombi JEREZ DE LA FRONTERA

Nove mesi magici, durante i quali fioriscono curiosità, desiderio di scoperta e voglia di salutare la creatura tanto voluta e attesa. Un lasso temporale importante nelle corse, corrispond­ente a una stagione iridata, che stride col lento incedere della “vita normale”, pronta ad accogliere una nuova vita. Luca Marini è disteso come mai lo avevamo visto, malgrado il suo 2024 agonistico faccia tutto fuorché decollare. Il fratello di Valentino Rossi si gode la massima emozione umana: «Siamo al quarto mese di questa meraviglio­sa attesa, che io sto vivendo molto bene. Io e Marta volevamo condivider­e la gioia di essere genitori, eccoci. Io sto attraversa­ndo un momento personale positivo, felice e sereno. Io e mia moglie cercavamo un passo avanti a livello famigliare, perciò ci godiamo la quotidiani­tà sino alla nascita prevista in ottobre».

A 26 anni, come si vede papà?

«Bene! Sento di essere cresciuto parecchio negli ultimi anni, trovandomi sempre più a mio agio coi bambini, cosa contraria sino a poco tempo fa. Se prima prevaleva un certo impaccio, nel recente biennio ho avuto una sorta di evoluzione: i cani che abbiamo a casa io e Marta mi hanno aiutato alla crescita. Prendermi cura di loro è stato di aiuto e reale apertura nei confronti di cose nuove, divertenti e interessan­ti da fare. Inoltre, lei: Marta è mamma nel DNA, un dono che ha dentro».

In termini di figli, presto pareggerà i conti con suo fratello.

«Valentino è cambiato, ma non tanto, da quanto è venuta alla luce Giulietta. In alcuni piccoli particolar­i mio fratello è diverso e in meglio: si sta rivelando bravo ma è il Rossi di sempre».

Come suo fratello, lei ha ingaggiato una sfida impegnativ­a: passare da Ducati e Honda che

esperienza è?

«Fatico e definire il mio presente di carriera, probabilme­nte poiché talmente focalizzat­o sull’obiettivo, da non vedere ciò che sta fuori dal traguardo stesso. Metto a disposizio­ne di Honda il mio talento e l’esperienza maturata, con l’idea fissa di farla tornare in alto. Perché è in alto che Honda dovrebbe e deve stare».

Nessun pentimento o rimorso?

«No, macché. Sognavo di correre per un team ufficiale della MotoGP, ci ho sempre creduto, come credo nel progetto di risalita della RC213 V. Ho trovato un team Repsol HRC unito e attorno a me, infatti, mi trovo bene coi miei ragazzi. Facciamo gruppo e tutto procede alla grande. Risultati a parte».

Quando vede le Ducati nella parte alta della classifica, cosa prova?

«Dipende dalla situazione. Guidare una Ducati oggi e non ritrovarsi nei migliori cinque, è come patire sconfitta o poco meno. Come si fa a essere contenti fuori dalla top five con una Desmosedic­i?

La moto di Borgo Panigale resta il modello da battere, dato che fa riaffiorar­e in me due contrastan­ti emozioni».

Le può svelare?

«Una parte del mio ego vorrebbe tornare a lottare per le prime posizioni, mentre la consapevol­ezza mi ricorda che in Honda ho trovato gli strumenti che mi consentira­nno di giocarmi il titolo mondiale. Stiamo lavorando per arrivarci nel minor tempo possibile».

Dove arranca in particolar modo la RC213 V?

«Gli ingegneri avevano imboccato una strada di sviluppo storta. Dopo i test invernali è arrivata la via corretta. Trazione e accelerazi­one costituiva­no i problemi maggiori, caratteris­tiche adesso migliorate, sebbene ci sia da lavorare su altri punti fondamenta­li nella guida al limite. Vorrei la capacità storica della Honda di voltare lesta e stretta nelle curve. Inseriment­o e uscita rappresent­ato i punti forti della RC213, da non snaturare».

Punti che sfruttava appieno Marc Marquez, che viceversa ha lasciato Honda ufficiale per Ducati indipenden­te.

«Comprendo la scelta. Aveva bisogno di tornare a vincere o, perlomeno, di sentire la possibilit­à di vincere un altro mondiale nel giro di uno o due anni. Probabilme­nte Marc ha intravisto un limite temporale troppo largo in Honda, preferendo cambiare, andando sul sicuro. Diciamola così».

La MotoGP 2024 offre un livello ancor più alto. Le torna?

«Decisament­e. Ducati, Aprilia e KTM hanno compiuto un evidente balzo in alto rispetto alla stagione scorsa, i piloti anche. Lo si è notato già nella fase prestagion­ale: ognuno di noi è super preparato e motivato, l’asticella

«La nascita sarà a ottobre, la vittoria invece si costruirà gara dopo gara»

«Lavoriamo per arrivare al titolo Sto bene, sono felice e sereno»

è spinta sempre più su».

Pensa di più al prossimo nascituro o alla vittoria di un Gran Premio?

«La nascita arriverà di certo, entro ottobre. La vittoria, invece, la si ottiene tramite step corretti. L’obiettivo principale in Honda è tornare al successo, guardando gara dopo gara dove possiamo ambire. Salire la scala è fondamenta­le».

Altra esperienza inedita: lavorare coi giapponesi.

«Totalmente da scoprire. I giapponesi sono precisi, non lenti come qualcuno sostiene. Hanno fatto una moto nuova in poche settimane, quindi una certa velocità ce l’hanno».

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ANSA Luca Marini, 26 anni, fratello di Valentino Rossi, è passato da Ducati alla Honda
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@lucamarini­10 Il nostro amore è diventato vita PRESTO IN TRE

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