MANCA SOLO CHE SI DICA «BOLOGNA DA PARADISO» CHE BELLA CONSOLAZIONE!
Rossoblù verso la Champions e il bello è che i complimenti più sentiti e generosi vengono da osservatori neutrali che involontariamente incoraggiano il saccheggio, da Motta a Zirkzee…
Caro dottor Italo, scrivo davvero al 91’. Mi capita poche volte (l’ultima per Padova-Pescara 0-6 , Primavera 2012) di essere deliziato dallo spettacolo. Il Bologna, il suo Bologna, gioca il Miglior Calcio d’Italia. Dico poche cose. 1) Questo Roma-Bologna 1-3 mi ha riportato a Olanda-Brasile 2-0 del 3 luglio 1974. Al Brasile restavano Sua Maestà Rivelino, più Francisco Marinho, la pannocchia bionda. L’altra sera Zirkzee pareva Johan Crujiff. 2) Calafiori mi ha ricordato, glielo giuro, la purezza dell’Angelo Gaetano, e la stessa leggiadrìa nell’uscire a proporre l’azione. Freuler e Saelemekers giganti. 3) Thiago Motta, che ha costruito la fisarmonica di Gianni Morandi, non può andare via.
Abuso di certi lettori, in particolare di Coloro che Hanno Visto e Vissuto, perché li sento miei pari, perché danno giudizi veri - condivisibili o meno non come gli opinionisti interpreti specializzati del Sentito Dire o esploratori di google. Io rossoblù me ne frego del parere di tanti concittadini megafoni della Gioia: rispetto e condivido le cronache di Beneforti. E m’accontento. Sono le cronache che costruiscono le idee. Prima c’era anche il Civ ma di soggetti così non ne fanno mai due. E sono sempre orgoglioso di averlo portato io, a ”Stadio”, grazie a un Editore che conosceva già il bravo Gianfranco Civolani di Tuttosport e conosceva così bene il foglio torinese - ricreato negli anni Sessanta da Antonio Ghirelli - che decise di acquistarlo e portarlo in famiglia.
ORSOLINI.
Sono convinto che il Bologna sia Forte e Bello non solo perché lo vedo con i miei occhi e per primo - cito un caso ho dato un titolo di prima pagina a Zirkzee (bella forza); e perché ho osato chiedere la testa di Pippo Inzaghi, anni fa, quando non faceva giocare Orsolini, difeso da pochi - e poco anche da se* stesso - nel momento cruciale della carriera. Ma sono soprattutto incoraggiato dai commenti di giornalisti competenti che stanno spendendo parole sante sul Bologna. Così nacque - c’ero e leggevo - la bella Favola del Bologna da Paradiso. Grazie. E buon futuro.
FUTURO?
Scherzo. Il futuro del Bologna meriterebbe la definizione di Arpino: rossoblù tenebra. Non c’è giorno che non trovi Zirkzee, o Saelemaekers, Ferguson, adesso anche Calafiori col biglietto in mano per trasferirsi a Torino, Milano, Roma. E Motta? «È già juventino!», mi assicurano. E come devo reagire? Faccio il giornalista o il tifoso? Non mi agito, raggiunta la… maturità (sono un Trentanove, come si usa dire in quete, sto ambientino) dico che Saputo ha il diritto di ricavare dal Bologna non solo soddisfazioni da vetrina, ma anche qualche sorriso per il bilancio. Se arriva in Zona Champions avrà già ragionato con Giovanni Sartori: teniamo tutti o rinnoviamo la squadra? Penso che ci sarà un profondo rinnovamento a partire dalla panchina e sono convinto che Sartori farà la sua parte come al solito.
CHAMPIONS.
Come a Bergamo: me ne parlò entusiasta Edy Reja. D’altra parte, i giocatori che adesso piacciono a tutti quando sono arrivati a Bologna non li conosceva nessuno. Adesso, un passo alla volta: prima la Champions poi… E non esageriamo con eventuali festeggiamenti. Non siamo pizza e fichi, il Bologna dei sette scudetti è una grande del calcio europeo fin dagli anni Trenta e anche se non fa più tremare il mondo da decenni e del Paradiso ha mantenuto solo il profumo, arrivando quarto quinto o sesto non giustificherebbe orge di felicità.
NOSTALGIA.
Fra poco lo scudetto rossoblù farà sessant’anni, quello sì sono pronto a festeggiarlo. Con nostalgia di Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller, Pascutti - la filastrocca che non piacque all’Inter di Angelo Moratti - e di Bruno Capra, che mi tengo caro, vivene di papà Bernardini; nostalgia di una città che da cronista mi ha fatto conoscere i Vecchi Fusti Giuseppe Dozza e Renato Zangheri e scrittori come Pier Paolo Pasolini, giornalisti come Enzo Biagi, pittori come Giorgio Morandi, musicisti come Lucio Dalla e una compagnia cantante che continua a esibirsi con eredi straordinari.
STENDHAL. Bologna, una città tanto bella che ritrovo come fosse oggi in uno scritto di Stendhal: «Sovente, alle due di notte, rientrando nel mio alloggio, a Bologna, attraverso questi lunghi portici, l’anima esaltata da quei begli occhi che avevo appena visto, passando davanti a quei palazzi di cui, con le sue grandi ombre, la luna disegnava le masse, mi succedeva di fermarmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com’è bello!». Cosa faccio? Torno? Questa è la sindrome di Stendhal.
*PS - Non sprecate accenti, “se stesso” si scrive “se stesso”. E se Oriana la pensava diversamente è lo stesso.
Inter, vogliamo parlare di soldi?
Caro Italo, non ti porto via tanto spazio, vorrei solo suggerire all’affezionato lettore Ducci da Rimini di non pensare a Ibra, ma solo di godersi questo scudetto facilitato come le parole crociate della Settimana Enigmistica e soprattutto sperare che l’Inter magari col beneplacito di tutte le istituzioni riesca a trovare i soldi per iscriversi regolarmente (regolarmente) al prossimo campionato.
Gabriele Negrini,
libero.it